INTERVISTA ALL’AD DI GORI RISORSE. TUTTO QUELLO CHE BISOGNA SAPERE SULL’ACQUA POTABILE

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Intervista a Giovanni Marati, amministratore delegato di Gori risorse idriche. Monitorati i livelli di arsenico e fluoro nell”acqua potabile. Bloccata un”opera importante per migliorare la qualità dell”acqua. Di Luigi Jovino

Siamo contenti che Mara De Donato e Giovanni Marati, rispettivamente capo ufficio stampa e amministratore delegato di Gori risorse idriche, consociata di Acea abbiano scelto proprio il Mediano per chiarire i problemi dell’acqua ai floruri e all’arsenico che stanno creando non poche preoccupazioni ai cittadini dell’area vesuviana.

Il dottor Giovanni Marati, in replica all’articolo pubblicato sul Mediano sul problema dell’inquinamento di floruri, infatti ha affermato che «Solo per particolari periodi dell’anno e in quantità del 7 per cento del volume totale è stata distribuita acqua potabile con livelli di floruri in deroga (superiore al valore limite di 1,5 milligrammi litro)». A certificare questa affermazione ci sono più di 6500 analisi, eseguite nel laboratorio scientifico della Gori spa che è tra i più attrezzati d’Italia. Le Asl competenti e la Gori spa, così come prescrive la legge, hanno distribuito materiale informativo nelle scuole e nei comuni per informare i cittadini sulle precauzioni da prendere.

I comuni sono intervenuti con manifesti pubblici solo nel 2007, quando il flusso idrico è stato interrotto, a causa del superamento dei valori previsti dalla deroga. Ai cittadini spetta il compito di giudicare quanto questa campagna di informazione sia stata efficace. Il riscontro è molto semplice. Ogni lettore può verificare su sè stesso. Basta chiedere se le persone sono informate sul fatto che elevati contenuti di floruri possono creare problemi ai denti. Quanti ragazzi, per esempio, sanno che sotto ai quindici anni è sconsigliato di bere acqua dal rubinetto, di non usare fluoro-profilassi, dentifrici, integratori e perfino chewingum al fluoro? Io, anche perché vivo lontano da Napoli, non so dare una risposta.

Ai cittadini, dunque, il compito di verificare. Per quanto riguarda l’arsenico il dottor Marati, che dimostra anche ottime capacità di comunicazione, afferma che «Il problema arsenico esiste solo in due pozzi su dieci presenti a Somma Vesuviana che sono stati immediatamente sigillati». L’utilizzo di acqua di pozzi per integrare il flusso idrico, dunque, verrebbe garantita solo in quelle situazioni in cui non ci sono grandi concentrazioni di arsenico e con opportune diluizioni esterne. Gli amministratori della Gori risorse idriche ribadiscono che non esiste un problema arsenico anche perché le analisi vengono eseguite tre volte alla settimana. Ad una domanda, però, nè la dottoressa De Donato né il dottor Marati possono rispondere perché la competenza è delle Asl:

“È stato fatto un controllo sui pozzi privati? Ci sono attività o laboratori artigianali di produzioni alimentari che utilizzano pozzi privati?”. L’arsenico infatti non precipita neanche a temperatura di ebollizione dell’acqua e non possono essere assolutamente usati pozzi inquinati per produrre alimenti. A Somma Vesuviana, specialmente in campagna, è molto diffuso l’utilizzo dei pozzi che prima erano presenti in ogni cortile. La gente sa che bevendo acqua dai pozzi si accumula arsenico che può provocare cancro alla vescica e ai polmoni? Infatti il problema vero è costituito dall’arsenico perché i floruri causano danni secondari e mai associabili a patologie gravi (danni ai denti e al sistema scheletrico).

Una battaglia però ci sentiamo di condividere con Gori risorse idriche.
L’area vesuviana è sostanzialmente servita da tre apporti idrici. Somma Sant’Anastasia e Ottaviano prendono acqua dal Serino, il cui contenuto minimo di sali assicura il gusto eccezionale di prodotti come il pane e il caffè. La zona del Basso Vesuviano (Pomigliano, Cisterna, Casalnuovo), invece, riceve acqua proveniente dal Biferno e nei periodi critici anche dal Sarno (che approvvigiona la zona di Scafati e paesi limitrofi). La città di Nola, invece, si giova dell’apporto dell’acquedotto della Campania occidentale che preleva direttamente dalle falde di Cassino.

«Con il Sistema Alto – assicura il dottor Marati – porteremo l’acqua del Campania occidentale ad integrare il flusso idrico nella zona vesuviana e non avremo mai più problemi di deroghe». Questo progetto della Regione Campania non può essere completato perché dalle Ferrovie dello Stato, settore Alta velocità non viene concesso il permesso di costruire 7 chilometri di allacci. Infatti la settimana prossima è stata convocata una riunione in Prefettura a Napoli proprio per sbloccare questa incredibile situazione.

È giusto chiedersi come possa la burocrazia con un semplice cavillo, in una zona così ferita ecologicamente, bloccare un’opera che concede ai cittadini almeno il diritto all’utilizzo di un’acqua più sicura?

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