Guardia Sanframondi, tornano i “riti settennali di penitenza” in onore della Vergine Assunta dal 19 al 25 agosto

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Un momento particolarmente intenso e toccante si vive nella piccola cittadina situata nella valle Telesina, in provincia di Benevento, ogni sette anni. In ginocchio e con i sai bianchi, i battenti pregano, si flagellano e affondano i colpi nella loro carne al cospetto della statua dell’Assunta.

 

 

Cortei processionali si snodano per le strade del paese per un’intera settimana ed iniziano il lunedì seguente al giorno dell’Assunzione.

Nello svolgimento dei riti settennali, un ruolo fondamentale è riservato ai quattro rioni di Guardia: Rione Croce, Rione Portella, Rione Fontanella, Rione Piazza. Dalle loro chiese, dal 19 al 23 agosto, partono e si concludono le cosiddette processioni della Settimana di penitenza. A queste partecipano non solo i Guardiesi in massa, ma anche i numerosi forestieri da ogni parte d’Italia e dall’estero. Nelle processioni ogni rione impegna due distinte giornate: una per la Penitenza e l’altra per l’Eucarestia. Si inizia il lunedì per terminare il venerdì.

Processione penitenziale (foto A. Angri)

Tali processioni – spiega il dott. Antonio Angri, esperto in Conservazione dei beni culturali – vengono precedute da uno stendardo, ovvero una bandiera decorata con i temi e i simboli identificativi di ciascun rione, cui seguono le rappresentazioni sceniche, chiamate misteri o quadri viventi. Ogni mistero – formato da un gruppo più o meno numeroso di persone, appartenenti ad ogni età e sesso, interpreti di una scena mimicamente ben impostata – presenta dei simboli o allegorie, oppure raffigurazioni di personaggi, di episodi, di momenti, tratti dalle storie del Vecchio e Nuovo Testamento, di leggende e vita dei Santi. Bambini, giovani e adulti camminano processionalmente in posizioni più svariate per ore sotto il sole d’agosto, in atteggiamento assorto e rapito, accompagnati o seguiti da parenti e fedeli. Le processioni si contraddistinguono, inoltre, per la presenza di un coro rionale, unico momento sonoro che spezza il silenzio onirico del corteo, il quale intona le proprie canzoni celebrative e laudative dell’Assunta, appositamente predisposte. Sono donne, che sotto la guida di un direttore eseguono delle appropriate canzoncine in stile polivocale. Tutto questo fino a venerdì 23 agosto.

Sabato 24 agosto alle ore 11:00 si svolge una processione penitenziale del clero e delle associazioni cattoliche con arrivo al santuario, continua il dott. Antonio Angri.  Normalmente il corteo viene aperto da una nuda croce, portata nelle ultime edizioni settennali dal vescovo. Essa è seguita dai sacerdoti in abito talare e dai laici con i segni della penitenza. Arrivati al santuario, si procede al rito dell’apertura della lastra della nicchia, che custodisce la prodigiosa immagine dell’Assunta. Tre sono le chiavi adoperate. Dal 1736 una veste di seta ricamata in oro ricopre il gruppo scultoreo della Mamma col Figlio, ed un manto con numerose stelle d’oro è posato sul capo di Maria. Il restauro della statua fu eseguito nel 1611, alterando purtroppo l’immagine originaria.

I campanelli (foto A. Angri)

Il giorno conclusivo, domenica 25 agosto, quando si porta in processione l’Assunta, la partecipazione diventa collettiva: è il giorno per antonomasia della processione generale, annunciata dal tintinnio provocato dal suono di due campanelli, che con la loro tinnula voce, invitano ad onorare Maria [Lando G., Riti e misteri guardiesi, Stamperia G. Ricolo, Benevento 1982].  Al termine del suono dei campanelli si apre il corteo processionale con i vari misteri, fino all’ultimo del rione Croce con il suo San Girolamo penitente, patrono dei battenti.

Nel frattempo, entrano in scena i battenti e i flagellanti, che rimasti riuniti in silenzio e in preghiera davanti all’immagine dell’Assunta, esposta in chiesa, vengono incitati attraverso questa sonora esclamazione: «Con fede e coraggio, fratelli, in nome dell’Assunta, battetevi!». Ecco che tutti, all’unisono, incominciano a colpirsi il petto.

Penitente che si batte (foto Antonio Angri)

I penitenti sono uomini, e anche donne, in camice bianco e cappuccio ad occhiaia per restare anonimi, che si percuotono autoflagellandosi le spalle con la disciplina, un antico strumento di penitenza fatto di strisce metalliche unite da una catenella. Altri penitenti sono chiamati battenti a sangue, perché si battono incessantemente il petto, fino a farlo sanguinare, con la cosiddetta spugnetta: un pezzo di sughero circolare nel quale sono infilati trentatré spilli, numero che simboleggia gli anni di Cristo. I penitenti stringono in mano un crocifisso in cui è infissa una piccola immagine dell’Assunta, che essi guardano sempre lungo il percorso, perché chiedono al Signore, per intercessione di Maria Santissima il dono del pentimento e della conversione.

Uscita dal santuario (foto A. Angri)

Un colpo di mortaretto sparato dal castello medioevale annuncia finalmente l’uscita della Madonna dal santuario, ed in quel momento tutti i battenti si inginocchiano in segno rispetto, continuando a battersi.

Un momento particolarmente toccante – conclude Angri – è l’incontro con l’Assunta presso la Fontana del Popolo vicino la chiesa di San Sebastiano: i battenti sfilano davanti la statua in ginocchio e affondano i colpi, poi si alzano, fanno un segno di croce e continuano un breve percorso per dileguarsi nei vicoli del paese. La processione procede poi lentamente perché un susseguirsi di mani e spalle prendono in consegna l’immagine dell’Assunta, cantando e pregando in suo onore. Arrivati davanti la chiesa, la statua venerata è consegnata ai sacerdoti ed esposta notte e giorno, per le successive due settimane.

Momento della processione             (foto Antonio Angri)

Al termine delle veglie di suppliche e preghiere, la domenica pomeriggio, dopo la solenne celebrazione eucaristica e una breve processione in Piazza San Filippo, la venerata immagine dell’Assunta è riposta nella nicchia e si procede alla chiusura della lastra con le tre chiavi.