Lo scoppio avvenuto nella fabbrica abusiva di Ercolano sarebbe stato determinato dall’esplosione di circa 5-10 chili di polvere esplosiva.
I tre giovani ragazzi rimasti vittime del drammatico incidente, le due gemelle di 26 anni Sara e Aurora e Samuel di 18 anni, lavoravano a nero e venivano retribuiti con poche centinaia di euro a settimana, per un lavoro estremamente pericoloso, senza avere le licenze né le capacità che il caso richiede. Le gemelle avrebbero dovuto percepire 150 euro a testa, mentre il ragazzo 250 euro a settimana, con il compito di creare proprio i fuochi d’artificio. Quel giorno, poco prima dell’esplosione, pare che i ragazzi stessero lavorando a un potente botto chiamato “Rambo K33”, da vendere in vista delle festività natalizie.
Stando alle nuove dichiarazioni emerse da alcuni parenti, pare che anche la madre delle ragazze in precedenza, avesse lavorato per Punzo, indagato e attualmente in carcere preventivo, ma in attività non pericolose. La famiglia aveva da tempo rapporti con l’imprenditore: era già da qualche anno che le gemelle lavoravano per lui e pare che l’uomo avesse aiutato l’intera famiglia a trovare una casa fatiscente dopo aver ricevuto uno sfratto. Punzo accompagnava le due ragazze al lavoro con un furgone della sua ditta o con la sua auto, una Punto. La mattina dell’esplosione, fu proprio l’uomo ad accompagnare la madre delle due gemelle sul luogo rassicurandola sull’incolumità delle sue figlie, per poi dileguarsi subito dopo.
Nonostante ad esplodere siano stati circa 5-10 kg di polveri varie, nell’edificio ne sono stati trovati ben 350.