Centrodestra, un anno dopo: ancora fermi a “Cirielli o Sangiuliano”
Un anno dopo, il centrodestra campano è ancora lì, immobile, come un disco rotto: Cirielli o Sangiuliano, Sangiuliano o Cirielli. Nel mezzo, la paura di una sconfitta che molti considerano ormai inevitabile. Pare che il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, quando ha dato la sua disponibilità, avesse già pronta l’“exit strategy”: perdere in Campania ma restare saldo a Roma, nel suo ruolo e nel suo scranno. Nessuno, però, sembra davvero entusiasta di sacrificarsi per una battaglia persa in partenza. Così, tra mugugni e veti, ecco che dal cilindro potrebbe rispuntare lui: Gennaro Sangiuliano, l’ex ministro della Cultura, oggi corrispondente Rai da Parigi, in versione samurai pronto a immolarsi per la causa. Una mossa della disperazione più che una strategia politica.
Eppure, nei corridoi di Forza Italia e Fratelli d’Italia si continua a recitare il copione di sempre, tra accuse, mezze verità e sospiri trattenuti. I due partiti, ormai più rivali che alleati, si rinfacciano scelte e numeri, mentre la Campania resta senza un candidato ufficiale. In teoria, Cirielli sarebbe ancora in pole, ma Forza Italia frena: «Se perde, deve restare a fare il capo dell’opposizione in Regione», è il diktat di via del Plebiscito. E lui, da Salerno, avrebbe chiesto garanzie per il futuro, magari un collegio sicuro alle politiche 2027 — o, dicono i bene informati, un posticino per il figlio.
Gli azzurri, nel frattempo, rilanciano: se il centrodestra vuole davvero provarci, serve un volto civico, uno “fuori dai partiti”. E così spunta un altro nome, quello del prefetto di Napoli Michele Di Bari, che piace ai moderati e fa meno paura di una sconfitta elettorale certa. «Con un candidato di centro possiamo battere i 5 Stelle», prova a galvanizzare le truppe l’eurodeputato Fulvio Martusciello, convinto che la vittoria in Calabria sia il segnale per tornare competitivi anche in Campania.
Il vicepremier Antonio Tajani, però, gioca di sponda: «Cirielli in Campania? Si vedrà. Non è una lottizzazione, è una questione di contenuti». Traduzione: la decisione è ancora lontana, e Forza Italia non ha intenzione di farsi schiacciare da FdI.
Da Fratelli d’Italia, invece, fanno sapere che “il pacchetto è chiuso” — peccato che l’annuncio ufficiale non arrivi mai. E mentre il tempo scorre, la roulette impazzita torna a girare sempre sullo stesso numero: Sangiuliano. Quello del caso Boccia, quello del passo indietro forzato, quello che ora, con il kimono metaforico addosso, guarda di nuovo a Napoli come a un duello d’onore. Ma in questa Campania, dove ogni mossa sa di resa, anche il samurai rischia di restare… senza battaglia.