Napoli? E’ una samba molto allegra e forte, parola di Fabrizio Bosso

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Il trombettista italiano ha duettato con il chitarrista brasiliano Marcio Rangel ad Ercolano. Ecco l’intervista.

Napoli? È una samba molto allegra e forte, parola di Fabrizio Bosso. Il trombettista italiano ha duettato, venerdì 21 settembre, ad Ercolano a villa Aprile, sede del Miglio d’Oro Park Hotel, insieme al chitarrista Brasiliano, Marcio Rangel, nell’ambito della rassegna “Miglio Jazz fest” . Il duo ha interpretato in chiave creativa e innovativa classici della bossanova, ma anche brani originali.

Fabrizio lei ha avuto numerose esperienze musicali all’estero, Marcio lei è brasiliano, che differenza c’è e quali sono i pregi o i difetti di suonare in Italia?
«Credo che ovunque sia un po’ così- ha spiegato Rangel, anche in Brasile ci sono difficoltà. L’Italia è un Paese che ha una grande cultura, come in Brasile, la musica non manca, c’è sempre».
«In Italia mancano le strutture – ha aggiunto Bosso – soprattutto d’inverno, in estate ci sono tante rassegne importanti, anche se non troppo grandi, funzionano bene. D’inverno il musicista si trova a suonare nei club, che sono belli, ci si diverte, ma i budget sono molto più bassi. Quindi, quello che manca dal resto d’Europa sono le stagioni teatrali».

Fabrizio lei ha lavorato con molti musicisti stranieri e italiani, come George Russell, Mike Gibbs, Kenny Wheeler, Dave Liebman, Carla Bley e Steve Coleman, Mario Biondi, Sergio Cammariere, ma anche con cantanti come Claudio Baglioni, e Fabio Concato, solo per citarne alcuni. Come si accordano le sue note con la musica leggera?
«Spero si accordino bene e se continuano a chiamarmi forse qualcosa di buono esce. A me piace tutta la musica, semplicemente penso ci sia musica di qualità e quella non di qualità, quindi se vengo chiamato e non mi si chiede di snaturare il mio linguaggio, non disdegno mai una collaborazione con cantautori e con altri tipi di musica. Io ascolto di tutto, non mi ritengo affatto un purista del jazz».

Bosso è reduce da una collaborazione con la London Synphony Orchestra, con la quale ha inciso «Enchantment», omaggio a Nino Rota. Qual è invece il rapporto tra jazz e musica classica?
«Sicuramente c’è uno stretto legame, d’altronde già nelle Fughe di Bach sentivamo le prime improvvisazioni, Mozart a cinque o sei anni improvvisava a corte. Sono stati gli addetti ai lavori a tenere questi due mondi distanti, in realtà ci sono tante cose in comune».
«La musica è una – ha commentato il chitarrista brasiliano – ed è nata in Africa. Il Brasile è africano, l’Italia è africana, perché è l’Homo sapiens che è venuto in Europa. Se guardi la storia, la musica è una».

Marcio lei suona la chitarra con una tecnica simile a quella di Jimi Hendrix?
«Sono mancino come lui, ma lui invertiva le corde. Io prendo la chitarra, la giro e la suono al contrario. Non c’è un metodo per questa tecnica, nessuno ha mai insegnato. Pochi suonano così. Il suono che viene fuori è completamente diverso, cambia tutto. È un altro modo di vedere la musica».

Come è nato il duo Bosso-Rangel?
«È nato da un concerto che abbiamo fatto in trio – ha spiegato il trombettista – Marcio suonava già con il contrabbassista toscano Lello Pareti, che mi ha chiamato per fare un concerto assieme a Genova. Da lì ci siamo piaciuti e abbiamo cominciato a collaborare».
«Abbiamo visto che c’era affinità musicale, indipendentemente da chi suoni, è importante l’affinità di spirito – ha aggiunto Rangel – . Se c’è unione musicale, la musica fluisce, è questo che importa quando gli artisti si trovano: bisogna trovare la sinergia per comunicare la libertà della musica».

Quali sono i prossimi progetti?
«Concerti – ha detto Bosso – Ho diversi impegni all’estero, in Cile, a Toronto, in Russia. A metà novembre uscirà un disco con Luciano Biondini. Poi continueremo a fare concerti con Marcio e c’è l’idea di registrare».

So che vi siete confrontati con il traffico napoletano. Cosa pensate di Napoli?
«Io sono abituato – ha concluso Bosso – suono spesso in Campania, a Napoli, a Salerno. Anche Roma è molto trafficata , ma Napoli è più divertente».
«È bella e diversa. Un milanese qui impazzisce, io sono brasiliano. Qui le leggi sono quelle del momento, ognuno crea la sua legge».

Il prossimo appuntamento con il jazz e i vini vesuviani (Fuoco Muorto, Casa Barone, Sorrentino vini eTerre di Sylva Mala) è per venerdì 28 settembre. Dopo i Cuban Stories e il duo Bosso Rangel, l’ultimo appuntamento della rassegna “Miglio Jazz fest” – diretta da Michele Solipano e organizzata dalle associazioni culturali Napoli Jazz Club e Incroci Sonori, in collaborazione con Giovanna Oliviero della Idraincoming – è affidato alle note di Giovanni Imparato Cuban 5tet. Il percussionista partenopeo presenterà il suo ultimo lavoro discografico “Bomba Cuba”, un’esplosione di ritmo tra salsa, rumba, timba e guaracha, dall’inconfondibile sound afrocubano. L’ingresso è previsto per le 19. 30, quando il concerto, come tutti gli altri, sarà anticipato da un aperitivo enogastronomico e dalla degustazione di vini.
(Foto di Guido Tardetti)