Napoli. Castel Capuano, la culla del diritto

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Dopo Castel dell’Ovo, Castel Capuano è il più antico maniero di Napoli. Fu costruito nel 1154 su commissione di Guglielmo I detto il Malo, figlio di Ruggiero il Normanno.

Castel Capuano è situato allo sbocco del decumano maggiore, l’attuale via dei Tribunali, verso Porta Capuana, che da accesso alla strada che conduceva all’antica Capua, era la fortezza che difendeva Napoli da attacchi esterni. Di secolo in secolo, ha avuto diverse destinazioni: Reggia, sede del Governo e dell’Amministrazione giudiziaria, funzione che in qualche modo è arrivata fino ai nostri giorni. Castel Capuano fu eretto su una necropoli urbana del V secolo a.C., originariamente greca, poi romana. Oltre ad essere certamente la più estesa, la necropoli di Castel Capuano è considerata uno dei siti archeologici più importanti della città.

Della parte più antica dell’edificio è sopravvissuta ai vari restauri e rimaneggiamenti solo una delle quattro torri, poste originariamente agli angoli del castello, prima che fossero erette le mura angioine. Fatto ampliare da Federico II, ad opera di Giovanni Pisano, il sovrano lo elesse a sua dimora, ma, dopo la venuta degli angioini, il castello fu soltanto saltuariamente residenza di principi di sangue reale. Ladislao il Magnanimo, figlio di Carlo d’Angiò, lo restaurò nuovamente e per un certo tempo vi dimorò; sua sorella Giovanna II vi si rifugiò durante lo scontro con Alfonso V d’Aragona, ma Castel Capuano rese all’assedio e la principessa riuscì a sfuggire alla cattura.
Legato pontificio, anche Francesco Petrarca vi abitò per qualche tempo; nel 1370, vi si tennero le fastose nozze di Carlo III di Durazzo.

All’interno, alcune sale sono state affrescate dal catalano Baço; altri ambienti vennero dipinti alla fine del XV sec. da Colantonio del Perrino. E’ dal 1536, quando don Pedro da Toledo ne fece sede del Tribunale della Vicaria, che Castel Capuano ha acquisito la sua connotazione di tempio del diritto. La sua aura austera ha sempre ispirato soggezione ai napoletani, facendo fiorire leggende, aneddoti e modi di dire. E’ proprio a Castel Capuano che, probabilmente, è nata la “credenza” di “ ‘o munaciello”: per effetto di una legge risalente, chiunque dimostrasse che la propria abitazione era occupata dagli “spiritielli”, non doveva il fitto al proprietario.

Castel Capuano ebbe anche funzione di carcere; al pian terreno venivano tenuti prigionieri i detenuti più poveri. Non avendo i mezzi, chiedevano l’elemosina ai passanti, porgendo dei sacchetti con canne di bambù. Una persona caritatevole, pare fosse un avvocato, prese un vecchio cappotto di un prigioniero, pagandogli, in cambio, il debito che aveva nei confronti della Giustizia. E pare che l’origine del Monte dei Pegni sia da ricercare proprio in questo episodio: nacque dall’ingegnosa idea di dare in pegno i beni di chi avesse bisogno di ricavare denaro dai propri averi.
Anche il modo di definire una persona chiacchierona e pettegola “ ‘o trummetta ‘a Vicaria” è legato a Castel Capuano: si riferisce al banditore che leggeva gli editti emanati dalla Gran Corte, fermandosi agli angoli delle strade della città, dove richiamava l’attenzione delle persone con squilli di tromba.

Nel ‘700, Castel Capuano venne occupato dal popolo durante i tumulti scoppiati a causa della congiura di Macchia e seriamente danneggiato. Nel 1752, con Carlo III di Borbone il castello ebbe una nuova fioritura: fu rimodernato e molti ambienti furono affrescati da Carlo Amalfi. Sul portale d’ingresso fu posta l’aquila imperiale ad ali spiegate e, a lato, una lapide celebrativa.
Nell‘800 il castello fu soggetto ad un ulteriore restauro; i balconi vennero eliminati e trasformati in finestre; furono effettuate nuove decorazioni interne ad opera del pittore Molinaro. Tra il 1856 e il 1858, il direttore del Corpo dei Ponti e Strade dell’Amministrazione borbonica, l’ingegnere Giovanni Riegler, elaborò un progetto di restauro che fu pubblicato, poi, nel 1861.

Il titolo del volume, "Castel Capuano palazzo di Giustizia: progetti di restauro e trasformazioni al tempo dell’Unità", è stato anche il titolo di una mostra a cura di Amalia Scielzo e Annalisa Porzio, che si tenuta fino al 31 marzo, realizzata con la collaborazione del Servizio Educativo della Soprintendenza per i Beni Architettonici e dell’Ufficio Scavi Napoli della Soprintendenza Archeologica e il sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli. L’esposizione comprendeva i grafici autografi di Riegler, dipinti, acquerelli, stampe e disegni; supporti didattici multimediali che “raccontavano” le trasformazioni avvenute nel corso dei secoli: dalla necropoli greco-romana che è "sotto il castello", al periodo angioino, aragonese e vicereale, fino ad oggi.

Patrimonio inestimabile, inoltre, è la ricca biblioteca di Castelcapuano, che consta di oltre 60.000 volumi dal ‘600 al ‘900, e comprende i primi testi a stampa, i libri messi all’indice per contenuti blasfemi e la storia degli autori, e testi storici che raccontano le più antiche vicende dell’Ordine Forense e dei suoi membri. Fanno parte della collezione anche gli elenchi degli avvocati; per qualche tempo non esisteva un ordine professionale, e, spesso, per dichiararsi avvocati, anche senza laurea, bastava la testimonianza di cinquanta persone, probabilmente loto stessi clienti.

Le varie iniziative che riguardano Castel Capuano fanno parte di un programma di attività avviato nei mesi scorsi dalle associazioni nell’ambito del progetto di restauro e riqualificazione di Castel Capuano promosso dalla Fondazione Castel Capuano, che vede l’adesione di oltre venti partecipanti fra soci fondatori e sostenitori, tra cui la Soprintendenza BAP-PSAE di Napoli e Provincia,il Consiglio superiore della Magistratura, la Procura Generale della Repubblica di Napoli, la Regione Campania, la Provincia, il Comune di Napoli, il consiglio dell’Ordine degli avvocati e commercialisti di Napoli, la Fondazione Banco di Napoli, l’Unione industriali, l’ Università “Federico II” e l’Ordine dei Giornalisti della Campania.

La Fondazione, attraverso un fondo, costituito con contributi provenienti da enti pubblici e privati, ha un duplice obiettivo: riqualificare il territorio e conservare Castel Capuano come polo giuridico, esaltando la sua storica vocazione. Floretta Rolleri, direttore generale per il complesso giudiziario di Napoli, è stata incaricata dal ministro della Giustizia Severino di guidare la Fondazione, che ha sede proprio nello storico complesso. La Fondazione è stata fortemente voluta dal “Comitato promotore del Castelcapuano”, istituito nel 2011, guidato da Antonio Buonajuto, presidente della Corte d’Appello di Napoli nonchè presidente del comitato scientifico della Fondazione, affiancato dall’avvocato Mario Ruberto, presidente del Centro Studi e Osservatorio per la giustizia “Castelcapuano”, attualmente segretario generale della Fondazione.
(Fonte foto: Rete Internet)