Due realtà, precari dell’insegnamento di sostegno e disabili, vittime di un sistema che distrugge, lentamente, il loro avvenire.
Torino, Milano, Roma, Palermo e soprattutto Napoli, sono città, queste, accomunate da uno stesso filo conduttore: la precarietà dei docenti di sostegno. Una realtà lavorativa e sociale che ci appare a dir poco drammatica. I tagli perpetrati del Governo, infatti, pesano quanto macigni sulla qualità dell’istruzione, dell’educazione e della didattica dei più deboli.
Riuscire ad avere un programma che si fondi sulla continuità didattica consentirebbe, sul un lungo periodo, l’ottimizzazione di progetti attivabili sul territorio. Per fare questo, però, è essenziale un modello progettuale di Piano Educativo che sia individuale e che vada nella direzione di progetti di vita che valorizzino le capacità degli allievi disabili al loro massimo grado. Non va trascurata, poi, l’utilità che può portare, in quanto a risultati, il restare attivi in un determinato contesto lavorativo, riuscendo, di fatti, ad occuparsi per lunghi periodi di attività che riguardano l’integrazione dei singoli allievi. Questo, e non va per niente sottovalutato, permetterebbe agli educatori di approfondire le proprie conoscenze strettamente legate ai vari aspetti che compongono la disabilità, ma in particolare, di svolgere la loro professione con maggiori competenze.
Ma la politica di questi ultimi anni, che ha modificato drasticamente le scelta di interventi, ha ridimensionato la percentuale dei docenti di sostegno che fino a poco tempo fa venivano assunti in maggioranza con contratti a tempo determinato. L’attuale riforma, fissa al 30% il tetto di ore dedicate al sostegno scolastico dei disabili, anche se, sulla scia delle recenti sentenze dei TAR, che hanno stabilito il diritto ad avere un adeguato sostegno specialmente davanti a condizioni di grave disabilità, tale percentuale è stata innalzata ad oltre il 45%.
Da un recente studio di settore, si apprende che il numero di studenti disabili per ogni insegnante di sostegno è insufficiente per una giusta e adeguata formazione culturale dello studente. Molti di questi alunni, infatti, a causa dei tagli al settore, cambiano, in uno stesso anno, più volte il proprio insegnante. Un panorama, questo qui, che malgrado le proteste, pare destinato ad un lento e inesorabile peggioramento. Il numero dei docenti destinati al sostegno, infatti, nei prossimi anni, ammonterà intorno alle 600 unità. Un cifra, che a conti fatti, è indiscutibilmente inutile davanti alle esigenza di migliaia di giovani disabili che devono frequentare le scuole.
(Fonte foto: Rete Internet)
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