La morte tragica di un uomo tranquillo e il dramma di una città che si scopre impotente

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Un allarme preciso: teniamo gli occhi aperti. La recrudescenza degli atti vili in questa regione ci ricorda quale realtà sottovalutiamo. Mariano Bottari muore, con lui la capacità di estirpare chi distrugge questo territorio.

Carissimo Signor Mariano, degli sciacalli le hanno rubato i sogni. Immagino lei avesse ancora dei sogni, quelli più dolci, quelli che più danno un senso all’esistenza umana: lei sognava il bene per i sui figli, immaginava una meritata serenità per i prossimi anni. Dopo anni di lavoro, dopo anni di impegno, dopo anni spesi a custodire il meglio da questa vita che spesso non consente sconti, come un uccello tessitore, che ha intrecciato anno dopo anno un nido in cui sentire il calore di un meritato riposo. Gli sciacalli hanno distrutto il nido. Senza badare minimamente a quanta storia c’è dietro ogni ramoscello che ha utilizzato per il suo rifugio.

Le è stata proibita la tenerezza di proteggere ancora sua moglie, le è stata negata la possibilità di non far pesare nessuna debolezza alla sua Signora. Non ha potuto godere dell’infinita dolcezza, quella che probabilmente solo alla sua età si può apprezzare, curando la donna con cui ha condiviso tante emozioni per tanti anni. Quella dolcezza le è stata proibita. Lei camminava per strada, in una società in cui siamo convinti erroneamente di essere liberi, un passo lento, il pantalone pulito che da lì a poco si sarebbe macchiato di sangue, lei passeggiava, tornando al suo nido edificato con i tralci della dignità, magari immaginando tra un pensiero e l’altro di portare un pezzo di pane a tavola, con l’umiltà di chi ha imparato, grazie al lavoro, quanto vale un pezzo di pane. Quando si ascolta una notizia del genere, si pensa “sarebbe potuto accadere a me”, quando lo pensiamo però, dovremmo forse spendere qualche minuto in più su quella riflessione, a quel punto pretenderemmo con più vigore la libertà negata. A lei è accaduto davvero, non è stata una scena di un film, e adesso?

Resterà silenzio, resterà dolore, ad ora di pranzo non è arrivato nessun pezzo di pane, su quella tavola solo i gomiti di chi si stringe i capelli con le mani, non riuscendo a comprendere quanto può essere inumana l’attività delle bestie. Mostri vigliacchi, che usano quel pezzo di pane per appagare l’ingordigia dell’animo vile di chi non potrebbe mai comprendere nessun tipo di valore. Portici è nuovamente uno spazio fuori controllo, in cui si sta combattendo per il dominio sul territorio e per la gestione degli interessi locali da parte di coloro che, con arroganza, ritengono di avere il diritto di decidere sulla vita e sulla morte delle persone, sulla vita e sulla morte di intere comunità. Le hanno rubato i sogni Signor Mariano, teniamo gli occhi aperti, poichè la storia del crimine organizzato ci insegna che episodi di questo tipo sono campanelli d’allarme che sottintendono un rischio ben preciso: quello di un possibile “spazio disponibile” per chi intende possedere il controllo della città.

Politica, forze dell’ordine e comunità civile non diano per scontato i comportamenti illegali e rischiosi presenti ultimamente nella zona. La camorra, altro non è che la volontà di ottenere in modo predatorio i benefici ricavabili dai commerci di un luogo. Questa volontà si ciba, avidamente, dell’apparente tranquillità di chi è convinto che Portici è priva di collusioni e decamorrizzata, con questi presupposti si sfocia poi in atti di incontrollata e impietosa prepotenza. Non è una questione di appartenenza ad uno o all’altro clan, la questione è che abbassando la guardia tutti quei gruppi devianti si ritengono più liberi di proliferare e di agire indisturbati compiendo atti scellerati. E’ possibile che la paura ci faccia distogliere l’attenzione dal caso, ed è su questo che punta l’intero sistema del crimine organizzato. Che siano bande di teppisti o che siano personaggi criminalmente organizzati, porticesi o non porticesi, a questo punto poco importa, la necessità di detenere il controllo fa gola in un territorio che per decenni ha subito la coercizione della famiglia Vollaro.

L’attuale sopraffazione, perpetuata sul territorio da questa famiglia, non intimidisce le possibili faide di nuove generazioni che intendono gestire i tanti conflitti tra chi ambisce ad ottenere il comando illegale dell’economica camorrista.

Caro Signor Mariano, lei voleva semplicemente tornare a casa, tra i suoi sogni c’era di sicuro una realtà migliore, quella agognata da sempre, quella che potrebbe essere possibile se solo si definisse con certezza che chi agisce nell’odio più insensato deve pagare davvero. Non per vendetta, non per crudeltà, ma per giustizia. Se può, Signor Mariano, dia un’ultima carezza a sua moglie, cancellando la pena dagli occhi spenti di una donna che non potrà capire mai. Se può, le bisbigli nell’orecchio le parole giuste per proseguire, le parole giuste per comprendere l’incomprensibile, le parole giuste per restituirle quel minimo di fiducia in una vita che inspiegabilmente ha dovuto confrontarsi con sciacalli, con chi utilizza questa esistenza sfamandosi con indifferenza e vergogna.

Ci perdoni Signor Mariano siamo stati noi quelli incapaci di proteggere lei, nessuno potrà dirle “stia tranquillo, è solo inciampato”, non potremo mai raccontare che qualcuno le ha dato una mano ad alzarsi da terra, le ha sistemato gli occhiali, e le ha detto “posso accompagnarla a casa?”, guardando il suo sorriso e i suoi occhi grati. Nessuno, perchè lei, a casa, non ci potrà tornare mai più.

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