LOGICHE DELINQUENZIALI E DI STAMPO CAMORRISTICO

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    La “questione napoletana” e l”appello di Pisani. Napoli è in cerca di futuro e più che mai bisogna credere nel cambiamento, se si vuole continuare a sperare. Di Simona Carandente

    Nei giorni scorsi, buona parte della carta stampata nazionale e locale riportava a caratteri cubitali un’ intervista al capo della squadra mobile Vittorio Pisani, dai toni accesi e talvolta addirittura sorprendenti, circa l’attuale situazione della criminalità a Napoli e dell’inarrestabile proliferare di logiche delinquenziali e di stampo camorristico.
    Quello che traspare immediatamente dalle parole di Pisani è un messaggio negativo, pessimistico, dove la città di Napoli è dipinta a tinte losche, dove le stesse forze dell’ordine sono incapaci di operare, in un territorio che appare scarsamente ricettivo rispetto ad ogni stimolo esterno, in un crescendo di azioni negative dall’esito certamente infausto.

    Sia come esponente della città cd. "perbene", che in qualità di avvocato penalista, mi trovo a dover dissentire con buona parte delle affermazioni del capo della Questura, che a mio modesto parere rischiano di sortire l’effetto inverso, ovvero sviluppare oltremodo il senso di rifiuto nei confronti della città di Napoli, risaltandone ancora una volta il marcio e lasciando un messaggio che, allo stato, è di impotenza delle stesse istituzioni nei confronti del "male".

    Si afferma che la Napoli cattiva, quella della malavita organizzata, delle rapine e degli scippi, cresca e prenda il sopravvento su quella perbene per un dato demografico, che vuole le famiglie delinquenziali prolificare alla velocità della luce, diffondendo il morbo criminale a macchia d’olio senza che nessuno, men che mai un qualsivoglia governante illuminato, possa fare granchè.
    Tuttavia, se si pensa alle enormi falle di questa città, alla mancanza di lavoro che porta al Nord, e spesso anche all’estero, migliaia di ragazzi con altissimi livelli di istruzione, alla totale inefficienza del settore pubblico, delle infrastrutture e dei trasporti, è facile immaginare che chi rimane qui, salvo pochi fortunati, lo fa perché non può cominciare una vita altrove e preferisce soccombere, spesso delinquere, pur di portare a casa la cosiddetta pagnotta.

    Per un giovane (e un meno giovane), a Napoli, è molto più facile spacciare stupefacente che lavorare onestamente, anche svolgendo il più umile dei lavori, svolto peraltro a nero, per pochi euro, con nessuna garanzia e con tantissimi rischi.

    Abbandoniamo, per una volta, le frasi fatte ed il qualunquismo, evitando antiche ed inutili distinzioni tra buoni e cattivi: se lo Stato c’è, ed è presente, a Napoli come altrove, che ben venga un rinnovato senso civico che ne preveda, tra l’altro, una presenza più massiccia sui territori in difficoltà; ben venga una rinnovata attenzione alla problematiche dei giovani napoletani, che li invogli a rimanere qui e a non fuggire verso presunti paradisi; ben venga una maggiore sensibilità verso i bisogni primari delle masse, da non considerare come il "marcio" della società ma come il punto di partenza di un reale, e profondo rinnovamento.

    Senza la speranza di cambiamento, difatti, è difficile che qualcosa possa realmente cambiare. (mail: simonacara@libero.it)
    (Fonte foto: Rete Internet)

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