L’ENCICLICA DEL PAPA

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    Nell”enciclica il Papa insiste per dare un”anima ed un”etica all”economia, indicando i valori eterni e intramontabili della dignità della persona, della solidarietà e della sussidiarietà.
    Di don Aniello Tortora

    Finalmente è stata pubblicata (19 giugno 2009) la nuova enciclica sociale di Benedetto XVI.
    È da leggere con calma, da approfondire con intelligenza, da “digerire” con fede.
    Potremmo dire che il Papa ha in mente alcuni pensieri-chiave: re-inventare il mercato, ri-progettare il capitalismo, perseguire il bene comune, richiamare tutti ad un”etica della responsabilità e della giustizia sociale, la dignità dei lavoratori, il vero sviluppo economico.
    Sul tema del capitalismo il Papa afferma che “la crisi finanziaria è una grande opportunità per rivedere le regole del capitalismo, migliorandone finalità e strutture”.

    Sullo sviluppo il Papa dice che “lo sviluppo è impossibile senza giustizia sociale e uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano pienamente nelle loro coscienze l”appello al bene comune, rifuggendo corruzione, illegalità e sete di potere”.
    Sulla bioetica Benedetto XVI puntualizza il fatto che “la procreazione e la sessualità, l”aborto e l”eutanasia, le manipolazioni dell”identità umana e la selezione eugenetica sono problemi sociali di primaria importanza che, se seguiti secondo una logica di pura produzione, deturpano la sensibilità sociale, minano il senso della legge, corrodono la famiglia ed i deboli”.

    Il Papa nell”Enciclica affronta con forza anche il tema dell”ambiente. “L”ecologia ambientale – dice- deve liberarsi da alcune ipoteche ideologiche che consistono nel trascurare la superiore dignità della persona e nel considerare la natura solo materialisticamente prodotta dal caso o dalla necessità. Tentazioni ideologiche oggi presenti in molte versioni dell”ecologismo. I Paesi ricchi e i gruppi di potere pongano fine all”accaparramento delle risorse a danno dello sviluppo dei paesi poveri. La comunità internazionale deve perciò trovare le strade istituzionali per disciplinare lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili. Le società tecnologicamente avanzate devono diminuire il proprio fabbisogno energetico e far avanzare la ricerca di energie alternative”.

    Per quanto riguarda l”ONU e le ONG Benedetto XVI afferma che “gli organismi internazionali, come l”ONU, e le sue agenzie e molte ONG, dovrebbero interrogarsi sulla reale efficacia dei loro apparati burocratici e amministrativi, spesso troppo costosi e poco trasparenti. Chi è destinatario degli aiuti diventi funzionale a chi lo aiuta ed i poveri non servano più a tenere in vita determinate organizzazioni”.
    Affronta, poi, -il pontefice- il tema del profitto, sottolineando che esso “è utile se, in quanto mezzo, è orientato ad un fine che gli fornisca un senso tanto sul come produrlo quanto sul come utilizzarlo. L”esclusivo obiettivo del profitto, se mal prodotto e senza il bene comune come fine ultimo, rischia, invece di distruggere ricchezza e creare povertà”.

    Un ultimo pensiero, ma non certamente in ordine di importanza, il papa lo rivolge al mondo delle imprese e ai lavoratori. “Assicurare –dice– il lavoro a tutti gli uomini, specialmente a chi vive nel bisogno, perchè cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità, nascono nuove povertà. La corruzione è presente nei paesi ricchi e poveri. A volte, le grandi imprese transnazionali non rispettano i diritti dei lavoratori e gli aiuti internazionali sono stati spesso distolti dalle loro finalità, per irresponsabilità dei donatori e dei fruitori. Ma ci sono anche eccessive forme di protezione della conoscenza da parte dei Paesi ricchi, mediante un utilizzo troppo rigido del diritto di proprietà intellettuale, specialmente nel campo sanitario”.

    Sono, questi, solo alcuni tra gli argomenti del documento.
    A me pare, ad una prima superficiale lettura dell”enciclica, che il Papa insista per dare un”anima ed un”etica all”economia, indicando i valori eterni e intramontabili della dignità della persona, della solidarietà e della sussidiarietà, per costruire, insieme, una società più “equa e solidale”.