Ad un anno dal rogo del Polo museale, l’accordo per la ricostruzione.
Trovato l’accordo, in ritardo di tre giorni- almeno quello tecnico – per ricostruire la Città della Scienza. È quanto si è appreso dopo la riunione che si è svolta a Roma presso il Dipartimento dello Sviluppo e della Coesione.
Ora lo schema dovrà ora essere approvato nelle giunte di Regione Campania, Comune e Provincia di Napoli, per poi essere una volta per tutte firmato. Quindi ora tocca alla politica. Sulle polemiche dei giorni scorsi Luigi de Magistris, primo cittadino di Napoli, non ha mancato di sottolineare: «Ero pronto a firmare e poi qualcuno si è sfilato. Adesso siamo a un passo da una svolta storica per la città ». Insomma, è ormai risaputo che il Sindaco di Napoli guarda il bicchiere sempre mezzo pieno. Si tratta di un accordo che dovrà passare per le bonifiche dell’intera area Coroglio Bagnoli, nella speranza che per salvare l’intera zona, stavolta, venga davvero imboccata la dirittura finale.
Nel frattempo, a un anno dal rogo, le indagini della procura di Napoli seguono un’unica pista, quella cosiddetta "interna". Sotto esame da parte degli inquirenti c’è la polizza assicurativa che proprio l’ente aveva sottoscritto contro gli incendi. L’ipotesi di un movente legato alla criminalità organizzata mossa dagli appalti milionari che ruotano attorno al ricostruzione e bonifica dell’area dell’ex Italsider a Bagnoli è sfumata presto. Fondamentale è l’analisi intorno ai tempi del rogo: l’allarme scattò la notte del 3 marzo alle 21,40, e dopo 6 minuti i vigili del fuoco erano già sul posto ma, nonostante non ci fosse vento, il fronte delle fiamme era già esteso per cento metri.
Tra sistema antincendio in azione e pareti ignifughe, il rogo avrebbero dovuto essere circoscritto, ma così non è stato. Furono trovate anche tracce di benzina e sei proabili punti di inneschi. In 40 minuti andarono in fumo oltre 120 mila metri quadri di struttura. Alcuni hanno paragonato il rogo di Città della Scienza alla violenza che devastò il Teatro Petruzzelli di Bari. Ed ovviamente, lo slogan eletto a compendio dell’episodio è "Napoli ostaggio della camorra". E il sentimento che pervade un pò tutti è lo stesso che rilascia la vista di una Napoli "milionaria", squisitamente "eduardiana": è il momento di iniziare la ricostruzione. Il passato non deve cancellarsi, ma scolpirsi nella mente e nel cuore di tutti, diventare monito per l’avvenire.
Perchè la guerra non è finita: i nemici interni sono ancora troppi. Si può forse pensare che grazie agli sforzi, agli innumerevoli progressi compiuti, alla presenza di tanta brava gente… ‘a nuttata è passata… Ma sulla città non splende ancora la luce piena del giorno. Cosa fare allora? La risposta è da sempre e sarà sempre la stessa: ognuno faccia il suo. Come "contribuire"? Si sa, la bocca resta aperta quando ogni volta è fatta una domanda del genere. Sarà forse che le risposte sono tante e tutte troppo scomode. Ma volendo scegliere la più "comoda", ecco la mia preferita: non fare di Napoli un capro espiatorio, un paravento. Una scusa. Siamo noi, le nostre scelte, le nostre istituzioni: è importante esserne consapevoli. Perchè ovunque si bruciano le città, si finisce per bruciare anche gli uomini.
(Fonte fto: Rete internet)