Access city award 2013. Un concorso europeo che, in Italia, è davvero per pochi

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Mentre a Sant’Anastasia si asfalta selvaggiamente senza alcuna progettazione a lungo termine, l’Europa premia la città più accessibile dell’Unione.

Access city award 2013 è un riconoscimento che l’Unione europea consegna alle città più accessibili alle esigenze dei portatori di Handicap. Questo particolare premio, giunto alla sua terza edizione, premierà le città che si impegneranno ad accrescere l’anima di un’Europa senza barriere. A questo speciale concorso, chiusosi il 5 settembre scorso, potevano partecipare, con la loro candidatura, tutte le città con un numero pari o superiore a 50.000 abitanti.

Sull’argomento in questione, gli italiani sembrano molto consapevoli dei limiti strutturali e mentali presenti nella loro terra. Infatti, interrogati attraverso un sondaggio, il 67% degli intervistati ha dichiarato senza nessuna difficoltà che le città sono difficilmente agibili ai portatori di handicap. E tra le ragioni che ai loro occhi si evidenziano come concreta testimonianza della scarsa attenzione per i disabili, sono risultate: l’inefficienza dei servizi, i comportamenti scorretti degli automobilisti. La sosta selvaggia, poi, quella che occupa gli spazi riservati agli handicappati o ne ostruisce le rampe, è stata segnalata addirittura dal 44% dei contatti.

I mezzi pubblici, invece, argomento che abbiamo affrontato qualche settimana fa, vengono visti, da un italiano su tre, come trasporti progettati senza tener conto delle esigenze dei portatori di handicap. E per quanto riguarda l’aspetto puramente ricreativo di chi vive un disagio fisico, ci viene detto che tra i più negligenti, e mi dispiace doverlo appurare, risultano essere bar e ristoranti, che per nel 42% dei casi non facilitano l’accesso alle carrozzine.

Dalla lettura di questa disamina, uscendone alquanto demoralizzato dalle cifre, mi chiedo quante città, in Italia, dispongano dei requisiti necessari per aderire al bando di Access city award. Se pensiamo solamente che, posti come Torino, Verona, Brescia, Firenze, Milano, Bologna, Parma, visti da noi disabili meridionali come luoghi chimera dove potersi trasferire e vivere la propria indipendenza con maggior facilità, vengono definite dagli stessi lor abitanti come delle vere e proprie giungle architettoniche.

Allora non posso evitare di tornare alla nostra Sant’Anastasia, che seppur giustificata dal fatto di non avere i numeri per aderire al premio, non manca di certo per insensibilità e scarsa volontà nell’ammodernamento urbano. Basta osservare ciò che è accaduto qualche giorno fa, dove l’amministrazione comunale, con motivazioni piuttosto incomprensibili, ha deciso di asfaltare un importante tratto di strada. Una Via che, portando in se un alto tasso di ricettività turistica e culturale, meritava di certo un progetto ben più ambizioso o quantomeno un semplice rifacimento del manto recuperando i materiali esistenti. Facendo così, se ne sarebbe preservato il contesto storico. E scusate se è poco.

Ho citato questo esempio in particolare, ci tengo a precisarlo, non per un piacevole spirito polemico che mai fa male, ma per il semplice fatto che, questa occasione di “manutenzione ordinaria”, sarebbe potuta servire, finalmente, per l’abbattimento di quelle enormi barriere architettoniche che imperversano sulla lunga e fondamentale arteria che è via Arco. Insomma, l’ennesima occasione sprecata che testimonia l’impegno ed il cuore, di fronte ai problemi dell’integrazione, di chi ci governa.

A Sant’Anastasia, con precisa ciclicità, tutte le amministrazioni che negli anni si sono avvicendate, hanno avuto in comune la stessa incapacità di accedere e di sfruttare tutte le risorse regionali o europee che vengono stanziate per l’accessibilità cittadina. Ci pare chiaro, quindi, che gli italiani, malgrado siano i primi a non avere la sensibilità e la responsabilità civica di porsi con atteggiamenti rispettosi verso le esigenze dei disabili, abbiano risposto con percentuali così poco incoraggianti riferendosi alla difficile realtà dell’handicap.
(Fonte foto: Rete Internet)

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