Testimone longevo dell”ultimo mezzo secolo del nostro Paese, il fumetto sul “Re del terrore” viene celebrato al Palazzo delle Arti di Napoli con una mostra eslcusiva.
Il Palazzo delle Arti di Napoli ospiterà fino ai primi di maggio una mostra “da brividi”; protagonista assoluto il fumetto più amato d’Italia, Diabolik, approdato in città per celebrare “Cinquant’anni vissuti diabolicamente”. Il 1 novembre del 1962, il nostro Paese conosceva per la prima volta il ladro mascherato più famoso di tutti i tempi che, nelle pubblicazioni successive, sarebbe stato affiancato dalla conturbante Eva, compagna di vita e complice fredda e lucida dei crimini di cui i due sono protagonisti numero dopo numero. Il re e la regina del terrore mettono costantemente in atto ingegnosi metodi perché i loro piani criminali possano raggiungere l’esito sperato; e puntualmente ci riescono.
Privo di scrupoli, Diabolik sa essere meschino e crudele, freddo e calcolatore non sbaglia mai un colpo. La figura di Eva riesce ad ammorbidire, ma mai ad ammansire completamente, il carattere fermo del re del terrore che diventerà gradualmente più umano e sempre contraddistinto da una sua rigida, intaccabile e personalissima etica sul “lavoro” e nelle scelta della vita. Questo mix spiega il fascino noir del cattivo, il criminale che diventa eroe e per il quale l’attrazione è inevitabile – "Si prova una soddisfazione non del tutto pacifica (ma per questo più eccitante) nel parteggiare per il cattivo", per citare Umberto Eco- . Capostipite degli antieroi che popoleranno l’immaginario collettivo, Diabolik è diventato oggetto di culto plurigenerazionale.
La mostra napoletana, anticipata nel marzo scorso dalla tappa milanese, riconsegna l’universo di mezzo secolo dell’affascinante ladro in calzamaglia: cimeli, memorabilia, immagini e filmati d’epoca, poster, manifesti e locandine storiche per la sezione “Diabolik al muro”. I comics incarnano una parte integrante e significativa della cultura contemporanea. Anzi, nell’alveo dei linguaggi visivi nati sulla scia della mass culture, ne sono la manifestazione più emblematica. Il fumetto accompagna, infatti, lo sviluppo delle moderne società occidentali affermandosi come fenomeno di costume e come autonoma forma di espressione artistica, tanto che i protagonisti della Pop Art – movimento che della società di massa riflette i canoni e, soprattutto, i disvalori – si rapportano al fumetto spesso e volentieri.
È celebre il metodo di Roy Lichtenstein che parte dal prelievo di una qualsiasi vignetta, estrapolata dal marasma di strisce che imperversavano sulla carta stampata, dilatandone le dimensioni e riconsegnando al lettore-spettatore un inconsueto e macroscopico frammento di quelle immagini figlie del consumismo. Questo, il pop artist comincia a farlo a partire almeno dal sessantuno. L’anno dopo, come accennato, nasce a Milano, dalla penna di Angela e Luciana Giussani, l’inquietante sagoma nera del maestro del furto; in un formato tascabile, e questa è una novità importante. La nuova forma di letteratura gialla, di cui gli italiani del boom erano voraci consumatori, acquista una praticità fuori dal comune col fumetto delle sorelle Giussani.
D’altronde, la sua funzionalità esprimeva al meglio le esigenze di quei pendolari, delle migliaia di lavoratori disseminati in lungo e in largo per lo Stivale, spina dorsale e motore di quel progresso (e del consumismo) che aveva convertito l’ Italia alla modernità. Diabolik, in definitiva, è anche questo: un fedele compagno con cui consumare un ritaglio di tempo libero, che, con centinaia di edizioni pubblicate nell’ultimo mezzo secolo, rappresenta, a tutti gli effetti, uno spaccato di storia italiana.
(Fonte Foto:Rete Internet)


