Il precedente storico con Don Tonino Bello, che disse: “Per annunciare la pace la chiesa non si lasci lusingare dai potenti, mandi all”aria la diplomazia se c”è da condannare violenza e ingiustizia:”. Di Don Aniello Tortora
Sarà Ancona ad ospitare il 31 dicembre 2010 la 43ª Marcia per la Pace sul tema “Libertà religiosa, via per la pace”. Questa città che ospita la 43ª Marcia per la pace ha un precedente storico: il 7 dicembre del 1992, da questo porto di Ancona, con circa 500 volontari, don Tonino Bello, allora Vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi, partiva alla volta della costa dalmata dalla quale iniziò una marcia a piedi che lo avrebbe condotto dentro la città di Sarajevo, da diversi mesi sotto assedio serbo a causa della guerra civile. “All’ora della partenza – scriverà don Tonino nei suoi diari – sul molo si diedero convegno per un saluto alcuni gruppi di amici e un’unica autorità: l’Arcivescovo di Ancona, Festorazzi”.
Don Tonino, era già visibilmente malato, tant’è che il male che minava la sua salute lo condusse alla fine della vita, il 20 aprile dell’anno successivo. Un giornalista della Rai gli domandò: “Ma lei che sta già male cosa va in cerca di altri guai a Sarajevo?”. E lui rispose: “Qui si stanno sperimentando gli eserciti del domani, i soldati di pace: io devo essere con loro”.
Il tema scelto dal Santo Padre, e approfonditi nel Messaggio per la Giornata del 1° gennaio 2011, sottolinea l’urgenza che a farsi carico di questo compito siano le grandi religioni che debbono essere capaci di trovare nella loro identità e nella loro missione il modo di relazionarsi ubbidendo al Signore Onnipotente che della pace è la vera sorgente. Le stesse religioni devono essere messe nella condizione di esercitare con libertà la loro missione, ma devono, altresì, essere capaci di un dialogo rispettoso tra loro. La religione non dovrebbe mai essere armata per una conquista, piuttosto deve presentarsi con la forza dell’Amore di Dio e della fraternità.
Erano questi i concetti-chiave della riflessione etica sulla pace di don Tonino Bello, profeta della pace. Egli nella sua vita fece suo il “sogno di Isaia”, che sognava una grande pace, un’unione armonica dell’uomo con la natura, un giusto equilibrio fra i sessi o fra i partecipanti al processo produttivo di un società.
Don Tonino, un “utopista illuminato con i piedi per terra” era ben consapevole delle difficoltà. Difatti soleva dire: “La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia. Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio. Non ha molto da spartire con la banale vita pacifica. Non elide i contrasti. Esige al rischio di ingenerosi ostracismi. Postula la radicale disponibilità a perdere la pace per poterla raggiungere”.
Parole, queste, vissute sulla propria pelle e di un’attualità esistenziale sconvolgente.
Compito di tutti è annunciare sempre il Vangelo della pace, ma particolarmente della chiesa, che “non si lasci lusingare dai potenti, dicendo mezze frasi soltanto. Ma mandi all’aria tutte le regole della diplomazia quando c’è da condannare l’ingiustizia, la violenza, le manipolazioni dell’uomo, la guerra, la produzione e il commercio delle armi, la violazione dei diritti umani, lo sterminio per fame di popoli interi”.
Don Tonino, profeticamente e con forza affermava: ”Pace non è la semplice distruzione delle armi. Ma non è neppure l’equa distribuzione dei pani a tutti i commensali della terra. Pace è mangiare il proprio pane a tavola insieme con i fratelli. Convivialità delle differenze, appunto”.
Pace, in altri termini, non significa dare qualcosa a qualcuno, ma soprattutto vivere la comunione, la condivisione, la solidarietà.
È questo quanto ci auguriamo all’inizio dell’anno nuovo.
(Fonte foto: Rete Internet)
ANNUNCIARE, DENUNCIARE, RINUNCIARE