Si è celebrata lunedì 3 dicembre la giornata dedicata alla sensibilizzazione internazionale sulle problematiche dell’handicap. Ma può, una sola giornata, fare in modo che il tema della disabilità venga finalmente affrontato con le giuste proporzioni?
Il giorno 3 dicembre si è celebrata la Giornata Internazionale dei diritti delle persone con disabilità. Istituita dall’Assemblea generale dell’ONU nel 1993 a livello europeo, e a partire dal 2008 a livello internazionale, questo appuntamento ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui concetti di dignità, diritti e benessere delle persone disabili. Così, in Italia e nel resto d’Europa, era possibile partecipare ad attività e incontri che avevano come punto centrale la persona disabile.
Nata come strumento per combattere le discriminazioni e le violazioni dei diritti umani nei confronti di tutte le persone con disabilità, la convenzione si offre quale strumento di tutela lì dove le politiche a favore delle diverse abilità sono ancora un miraggio. L’Assemblea delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità nel dicembre 2006. Composta da 50 articoli, la carta dei diritti indica la strada che gli Stati del mondo devono percorrere per garantire l’uguaglianza e l’inclusione sociale di tutti i cittadini con disabilità. Il parlamento italiano, il 24 febbraio del 2009, ratificato anch’esso la Convenzione, facendola diventare immediatamente legge dello Stato.
L’articolo primo della convenzione cita testualmente: "Promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità". Tutto questo è indubbiamente importante, un fondamento che pone in essere una serie di concetti che nessuno più può ignorare. La convenzione dell’ONU non concede alibi. Non ci sono giustificazioni che tengano. Sviluppare una società che regga strutturalmente e civilmente le esigenze di chi vive una diversa abilità, è un dovere da rispettare e da seguire come fosse un vangelo. E’ questa l’interpretazione che se ne ricava dalla volontà dell’organizzazione delle nazioni unite.
Ma siamo davvero sicuri che, malgrado la presa di posizione dell’ONU, e questa giornata indicata come monito, i governi e le istituzioni siano concretamente disponibili ad impegnarsi nell’abbattimento delle barriere architettoniche e culturali? La risposta è purtroppo a portata di mano, ed è no! Le mancanze sono ancora abissali. I bisogni da servire si moltiplicano di volta in volta. Il disabile di oggi vede la sua condizione continuamente svilita. Gli interventi in campo di politiche sociali, poi, tendono sempre più ai tagli dei fondi. Scuola, lavoro, famiglia, dimensioni che un portatore di handicap è costretto ad affrontare da solo o con l’aiuto di pochi cari. Il sostegno delle sole associazioni di volontariato o di settore non basta quasi mai.
Allora a cosa serve una giornata internazionale dei diritti dei disabili quando nei restanti 359 giorni dell’anno essi vengono abbandonati e mai ascoltati. Può tutto questo concretizzarsi in un risveglio delle coscienze e in una maggior attenzione e operosità delle forze istituzionali? Mi auguro onestamente di sì. Intanto, ieri, 3 dicembre 2012, grazie all’impegno dell’ONU, l’Italia, malgrado la sua persistente distrazione, si è ricordata di essere abitata e sostenuta anche da noi cittadini disabili.
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