La Festa delle Lucerne va ampliata ed utilizzata come volano di sviluppo.
Discussioni, accuse e qualche caduta di stile. La Festa delle lucerne si trascina il solito carico di polemiche roventi, sebbene sia opinione comune che l’evento sia perfettamente riuscito. Ognuno accusa l’altro. Con ragione o senza ragione. Molte cose non hanno funzionato e quasi tutti chiedono interventi concreti per risolvere i problemi endemici del Casamale. Pochi, però, si azzardano a dare soluzioni. E’ semplice criticare, un poco più difficile è denunciare ed addirittura può essere complicato mettere in campo concetti, idee e progetti.
Io non sono convinto che la Festa sia perfettamente riuscita a meno che con questo termine non si voglia sottolineare il grande afflusso di persone. Un detto napoletano recita “A’ mmuina è bona a guerra” e per certi aspetti la Festa del 3, 4 e 5 agosto di confusione ne ha convogliata veramente tanta. Alcuni aspetti della manifestazione, però, andrebbero discussi ed analizzati anche perché contengono in se stessi le risposte che molti si aspettano per la rinascita del Casamale. Una cosa è certa: la Festa delle lucerne così non va. Questa manifestazione oramai va avanti da sola, ma corre come un toro infuriato e spesso batte la testa contro ostacoli insormontabili.
L’ampliamento dell’evento scenografico potrebbe rappresentare una soluzione per risolvere molti problemi strutturali e logistici e dare respiro al Casamale. Con i giovani del comitato abbiamo parlato della possibilità di costruire attorno all’impianto storico della Festa una “Città delle luci”, animata ed illuminata dalle culture gemelle. Non sarebbe così difficile coinvolgere la comunità cinese presente in Italia, proponendo di realizzare installazioni delle famose lanterne a piazza Trivio, oppure inviare una richiesta alle ambasciate israeliane e finlandesi, offrendo la possibilità di esprimersi nei quartieri vicini al Casamale con le loro iniziative simili a quelle del Casamale.
La Feste delle lucerne appartiene a Somma Vesuviana e ci sono ragioni storiche affinché sia ampliata ed allargata. L’inserimento della manifestazione in un circuito internazionale porterebbe grandi vantaggi economici e strutturali dagli esiti incalcolabili. In questo modo, inoltre, si decongestionerebbe il Casamale e si coinvolgerebbero altri imprenditori e forze produttive della città, togliendo spazi a venditori abusivi o a quelli improvvisati. Questa potrebbe essere una prima risposta ed una prospettiva da offrire al Casamale che non può rinascere se non con il turismo, con la cultura, con l’agricoltura e con l’enogastronomia.
Nell’ambito della Festa delle lucerne è stato presentato il progetto affascinante della “Lucerna incantata” da Mary Pappalardo, una delle menti più fulgide e creative del luogo. La scultrice del Casamale ha intenzione insieme all’Arci di avviare un Museo aperto con installazioni in pietra da posizionare per strada e sui muri del Casmale, ricchi di storia e di cultura. Anche in questo caso si potrebbe pensare ad istituire una Biennale di scultura su pietra lavica che costerebbe pochissimo e permetterebbe ad artisti di tutto il mondo di conoscere e lavorare per il Casamale. Molto interessante è stata anche l’iniziativa sulla Greeneconomy, sostenuta dal Parco, da Legambiente, da associazioni, cooperative e da imprenditori agricoli locali, che si sono dichiarati impegnati a valorizzare i prodotti tipici del territorio e l’enogastronomia.
Questi, secondo me, sono gli aspetti su cui lavorare, collaborando attivamente con le forze dell’ordine e con i carabinieri, presidio di legalità territoriale. Per diritto di cronaca occorre citare anche l’ennesimo, patetico e per alcuni versi commovente tentativo messo su nella Festa delle lucerne dall’ingegner Rianna e da Biagio Esposito. Sono 30 anni che ci provano ed anche questa volta il gruppo politico culturale ha tentato di costruire una dialettica alternativa a quella ufficiale della Festa, proponendo un manifesto astruso, una raccolta di foto, una mostra d’arte e poco altro. Alla fine anche questa iniziativa ha trovato una posizione ed una ragione di essere, proprio come i venditori di “spogne”, di fritti e panzarotti . Tutti hanno venduto e si sono espressi. La storia dirà con quale dignità.