Il nostro, e anche il vostro, caro amico prof Antonio De Simone, cittadino onorario di Somma, archeologo, “colpevole” dello scavo di Villa Augustea, quando viene pressato per fare da “guida” nell’illustrare la sua opera più conosciuta ama dire che lui è solo un ricercatore, non un promotore turistico. Ovviamente con il garbo e la delicatezza che lo hanno sempre distinto. E spesse volte invita ad affidarsi alle volontarie della Pro Loco Somma che ormai lo fanno da venti anni.
Non lo sa fare? Lo sa fare benissimo. E che è utile separare i ruoli. Che lo facesse il prof nessun merito in più gli porterebbe. Che lo facciano le volontarie invece è molto utile alla città. Significa che la comunità sta allevando un nucleo di cittadine che fra 50 anni, per esempio, sanno tutto dello scavo. E lo sanno anche spiegare ai figli, ai nipoti, agli amministratori, ad un assemblea. In pratica il prof preferisce che il racconto dello scavo lo faccia un raccontatore di storie. L’opera divulgativa dunque è più utile affidala a semplici membri della comunità. E questi membri sono già adesso facilmente riconosciuti e gratificati.
Invece dobbiamo rilevare che negli ultimi tempi si assiste a un fiorire di improvvisate “guide turistiche” che scorrazzano in città. E non sprovveduti figuri ma professionisti veri e propri. Purtroppo non del turismo ma provenienti da settori diversi. Ovviamente ignorando l’esempio del nostro caro amico archeologo. E’ un vero peccato perché in molti casi questi signori fanno molti danni anche alla loro immagine pubblica.
Il motivo principale è che tentano di passare per divulgatori “democratici” del sapere senza praticare l’umiltà della conoscenza. Superfluo aggiungere che c’è una branca della divulgazione popolare che si chiama storytelling (l’arte del raccontare storie) che consiglia precisi accorgimenti per far avvicinare il “popolo” all’arte e alla storia. Non è complicato ma bisogna pur prepararsi all’opera. Altrimenti si crea l’effetto contrario: la fuga dall’arte e dalla storia.
In più riscontriamo un altro peccato “mortale”. Il pressapochismo di alcuni “divulgatori” nascenti. Anche in questo caso professionisti. Con vere “bufale” spacciate per notizie storiche.
Esempi concreti: 1) l’uva catalanesca regalata dal Re Alfonso a Lucrezia d’Alagno. Non lo riporta nessun testo. Ma dove l’hanno letto? A tavola! Sulle etichette commerciali di qualche bottiglia di vino! Questa la sacra fonte!
2) Il Castello d’Alagno è stato costruito da Re Alfonso! (Da defunto?) Altra stupidaggine. Allora si dovrebbe chiamare Castello d’Aragona? Ma quale libro hanno letto?
Per finire con la bufala delle bufale: 3) la Regina Giovanna (quale su quattro?) viaggiava nelle gallerie di Somma (quali?) con la carrozza d’oro (sic!) a caccia di uomini da molestare! Terribile!
Ci fermiamo qui per carità di patria. Ma l’elenco è incompleto. Ci torneremo più in là.
Vogliamo fare “turismo culturale” (doppio sic!) ?