Pubblichiamo e riceviamo un lettera dell’assessore alle politiche sociali sul caso di Salvatore Losco, l’uomo che ieri ha accoltellato il sindaco Piccolo.
In qualità di assessore alle politiche sociali di Somma Vesuviana, ritengo opportuno intervenire in merito alla drammatica vicenda che ha coinvolto il nostro sindaco.
Ho conosciuto Salvatore Losco dopo pochi mesi dall’inizio del mio incarico. Insieme agli assistenti sociali, ho approfondito subito la questione e ci siamo attivati per cercare una soluzione. In primis abbiamo convocato i familiari di Salvatore Losco i quali, dopo averci raccontato una storia familiare inenarrabile, ci hanno subito comunicato che nessuno di loro voleva sapere più nulla dell’uomo. Da quel momento, abbiamo cercato tutte le soluzioni possibili per sostenerlo e per trovargli una sistemazione dignitosa.
Insieme anche a qualche cittadino di Somma, e con l’aiuto del sindaco, mi sono immediatamente attivato e ho fatto in modo che, di fronte alle prima notte di freddo e neve, il sig. Losco e un’altra persona dormissero in casa di alcuni amici del Casamale, che ancora oggi ringrazio. Il giorno successivo, per i due senza tetto, fu trovata una soluzione senza dubbio positiva. Mentre, però, uno dei due cittadini senza dimora si stabilì nella casa d’accoglienza, così non fu per il sig. Losco il quale, inopinatamente e senza un apparente fondato motivo, decise di tornare e dormire nella sua automobile.
Non paghi, ma motivati a risolvere quell’incresciosa situazione esistenziale, bussammo ad altre porte e anche gli amici della Caritas si misero a disposizione. La casa d’accoglienza individuata era dotata di ampi spazi e un grande giardino, in modo da ospitare anche il cane del sig. Losco. Non solo. Il signore in questione sarebbe rimasto in quei luoghi giorno e notte e avrebbe potuto anche collaborare con il Centro. Problema risolto? Per niente! Tant’è che il sig. Losco preferì tornare a vivere nella sua auto.
Più volte il sig. Losco ci ha chiesto un alloggio comunale per lui e per una compagna, di origine ucraina, madre di due ragazzi, e più volte gli abbiamo spiegato che l’Ente in questo momento non ha disponibilità di tal genere e che, ad ogni buon conto, l’Amministrazione avrebbe provveduto ad un avviso pubblico, come previsto dalla legge, senza accordare preferenze ad alcuno.
Alcuni imprenditori locali, inoltre, avuta conoscenza della precaria esistenza del sig. Losco, gli hanno offerto alcune opportunità lavorative; per ben due volte, però, il signor Losco ha opposto rifiuto e rinuncia. Mai ci siamo tirati indietro quando c’è stato bisogno di dare una mano a casi difficili come quello appena narrato; anche se spesso abbiamo fatto fatica a capire i rifiuti e le ostinazioni a non voler collaborare. Tuttavia, la passione e l’impegno per la nostra comunità fanno passare in second’ordine le delusioni umane che pure registriamo nel quotidiano contatto con le problematiche che una grossa realtà cittadina come Somma Vesuviana è capace di esprimere
Questo vigliacco attacco al nostro sindaco, però, non ha giustificazioni di sorta. Siamo di fronte ad un’aggressione gratuita, all’espressione di una violenza senza alcun fondamento. Quell’arma che ha attentato alla vita di una persona, ancorché sindaco della città, è stata mossa da una mano che simbolicamente ha voluto colpire tutte le persone per bene e impegnate della nostra comunità. Quell’odio cieco, immotivato, ha voluto colpire proprio chi ha cercato di trovare soluzioni e favorire una qualche forma di integrazione nel tessuto sociale e lavorativo. Quello che è accaduto è ingiusto e, soprattutto, è inaccettabile che chi si trova in condizioni esistenziali difficili possa avere la pretesa di rivendicare più diritti degli altri.
A Pasquale Piccolo, sindaco di Somma Vesuviana, esprimiamo tutta la nostra stima e la piena solidarietà.