Da tempo ci si chiedeva della reale funzionalità e delle precise mansioni delle sezioni comunali di Protezione Civile e, alla luce del suo riordino locale e da quanto si sta osservando in paese ci si chiede il perché ci si ostini ancora in un uso privatistico o quanto meno inidoneo di questa preziosa risorsa.
Allo scadere dell’anno solare sono state ultimate le pratiche per e la messa in atto del PEC (Piano di Emergenza Comunale) del comune di San Sebastiano al Vesuvio. Sono stati avviati i primi contatti per la creazione del COC, ovvero il Centro Operativo Comunale, quello che dovrà monitorare costantemente il territorio sansebastianese e fungere da connessione tra la sede regionale della Protezione Civile, la prefettura e il Sindaco. I nominativi per il Centro Operativo sono stati già forniti al comandante dei Vigili Urbani, responsabile della PC, ma davanti a tanto impegno e professionalità si continuano a vedere le tutine giallo fosforescente vagare in ogni dove e per ogni come del paese.
Ufficialmente la Protezione Civile a San Sebastiano al Vesuvio è rappresentata da un’associazione denominata “Save me”. Questa associazione, fondata nel 1989, stipulava convenzioni annuali col comune di San Sebastiano ma veniamo a sapere dal presidente uscente che con la mancata stipula delle convenzioni negli ultimi tre anni, questa, in pratica, non esiste più. Qualcosa di simile pare l’abbia confermato pure il comandante dei Vigili Urbani a chi ha redatto il PEC; ma cosa vuol dire che non esiste più? Vuol dire che senza soldi non si cantano messe e quindi non si può pagare l’assicurazioni per i componenti dell’associazione e tanto meno per il fuoristrada utile per gli spostamenti e per le altre attività di competenza. Praticamente l’associazione di protezione civile Save me, non può operare sul territorio comunale per la mancata convenzione e pur appartenendo ad una rete regionale non può intervenire per la carenza assicurativa e questo sempre se non si vuol fare finta di nulla, come spesso si fa, e lasciare che tutto segua il suo percorso finché non ci scappa l’incidente.
Orbene, ci vien da chiedere a chi di competenza: chi sono allora quelle persone che vagano con tuta e stemma della PC per il paese? A che titolo lo fanno? Sia ben chiaro, chiunque è libero di partecipare alla vita civica e prestare gratuitamente la sua opera volontaria e questo fermo restando permangano le idonee condizioni di sicurezza per se stessi e gli altri ma a questo punto, per quanto detto sopra e per quanto scritto in seguito, che lo si faccia senza divisa, e a proprio nome. Contrariamente si potrebbe pensare in un uso privato di un servizio pubblico o in apparenza tale, per scopi propagandistici o comunque inidonei alle precise funzioni di previsione, prevenzione e soccorso.
A scanso di equivoci e per evitare di poter sembrare qualunquisti alleghiamo gli estremi di legge che regolamentano il servizio di protezione civile.
L’art. 3, comma 1, della legge n. 225 del 1992 e successive modificazioni recita quanto segue: “Sono attività di protezione civile quelle volte alla previsione e alla prevenzione dei rischi, al soccorso delle popolazioni sinistrate e ad ogni altra attività necessaria e indifferibile, diretta al contrasto e al superamento dell’emergenza e alla mitigazione del rischio, connessa agli eventi di cui all’articolo 2” di suddetta Legge. L’articolo di 2 difatti afferma: “Ai fini dell’attività di protezione civile gli eventi si distinguono in: a) eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria; b) eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che per loro natura ed estensione comportano l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria; c) calamità naturali o connesse con l’attività dell’uomo che in ragione della loro intensità ed estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo.”
La stessa Legge, all’articolo 18, comma 1, chiarisce anche i termini stessi del volontariato con testuali parole: “Il Servizio nazionale della protezione civile assicura la più ampia partecipazione dei cittadini, delle organizzazioni di volontariato di protezione civile all’attività di previsione, prevenzione e soccorso, in vista o in occasione di calamità naturali, catastrofi o eventi di cui alla presente legge.
Va quindi da sé che la regolazione del traffico, la scorta ai cortei e alle processioni, il servizio d’ordine durante manifestazioni sportive e culturali e tutti quegli impieghi non normativi della PC corrispondono ad un uso scorretto della stessa.
(Fonte foto : rete Internet)