Gerardo Giannone, operaio ed esponente di Italia Viva, è il promotore di una raccolta di firme per chiedere il ritorno del contratto nazionale metalmeccanico
Un referendum dei lavoratori nella fabbrica automobilistica “Stellantis” di Pomigliano per tornare al contratto nazionale di lavoro. Obiettivo concreto: avere più soldi in busta paga. E’ la proposta lanciata attraverso una petizione on line da Gerardo Giannone, 48 anni, da 22 operaio dell’impianto di Pomigliano e dal 2019 componente dell’assemblea nazionale di Italia Viva, nonché scrittore per diletto. Nel 2010 l’operaio ed esponente politico fu tra i promotori dell’uscita da Confindustria e dalla contrattazione collettiva nazionale di quello che all’epoca si chiamava “gruppo Fiat”. Dodici anni fa il contratto nazionale fu quindi sostituito dal contratto specifico aziendale, che prevedeva una maggiore flessibilità dell’organizzazione del lavoro e una minore conflittualità sindacale.
“Ma i tempi sono cambiati – spiega Giannone – non abbiamo più un gruppo a guida italiana. Adesso c’è una guida francese che pensa e agisce in modo completamente diverso da come siamo abituati per cui è tempo che un settore così strategico per l’Italia torni sotto il cappello di Confindustria, che i sindacati tornino insieme e che si adeguino gli stipendi dei lavoratori Stellantis a quelli di tutti gli altri colleghi del settore metalmeccanico italiano”. Secondo quanto Giannone riferisce “restando nell’attuale regime contrattuale, gli operai di Stellantis continueranno a percepire un salario inferiore di circa mille euro a quello erogato ai colleghi che dipendono dalle altre aziende metalmeccaniche italiane rimaste all’interno di Confindustria e quindi nel contratto nazionale”. Da qui l’appello della tuta blu, rivolto a tutti i 4500 addetti di Pomigliano e a tutti i sindacati: “firmate la petizione, fatela vostra e dateci la libertà di scegliere”.



