Nola: gli “ Amici del Marciapiede” e il Convito in onore di San Paolino.

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Nola, Festa dei gigli

Venerdì 12, davanti alla Chiesa dell’ Immacolata, l’annuale Convito dell’ Associazione. Il significativo menù di Biagio e di Umberto. Un gustoso “ confronto” tra San Paolino e la moglie raccontato da Gregorio di Tours.

Come tutti sanno, Paolino, convertitosi al Cristianesimo, dona ai poveri tutti i suoi beni materiali e in questo modo si libera anche dal peso delle passioni terrene e dalle occasioni di peccato. Un giorno – racconta Gregorio di Tours – si presenta da Paolino un povero cristo, e gli chiede qualcosa da mangiare. Paolino prega la moglie di provvedere, ma Terasia gli risponde che in dispensa è rimasto solo un pezzo di pane. “ Daglielo – insiste il sant’uomo – ai nostri bisogni provvederà il Signore.”

Ma la moglie non si lascia convincere: il pane resta nella sua dispensa. Poco dopo si presentano a casa di Paolino degli “spedizionieri” – diciamo così – i quali gli raccontano che avrebbero dovuto consegnargli, da parte di alcuni signori, un carico di vino e di provviste alimentari, ma la nave che trasportava quel tesoro era stata affondata dalla tempesta. “ L’uomo di Dio” – traduco letteralmente Gregorio – si rivolge alla moglie e le dice: “ Hai capito? Tu hai sottratto a quel povero il pezzo di pane, e perciò la nave è stata affondata dalla tempesta”. Lascio agli studiosi di Paolino il difficile compito di spiegarci il senso del racconto di Gregorio e l’ “ostinazione” di Terasia. Io mi limito a dire che è uno splendido modo di onorare San Paolino il Convito che gli “ Amici del Marciapiede” anche quest’anno hanno organizzato davanti alla Chiesa dell’Immacolata, in un luogo in cui, nel sec.XIX, durante il mercato settimanale si disponevano i banchi dei venditori di “ salumi” e di “salami”, provenienti in gran numero dal Vallo di Lauro.
La sera di venerdì 12 il menù, ideato e realizzato da Biagio Ferrara e da Umberto Carenza, ha rispettato l’orario, il luogo, il valore metaforico dell’amicizia e del marciapiede, il senso sacro e profano della parola “ convito”, il clima dell’allegria che si rasserenava e si addolciva sul ritmo delle canzoni classiche, cantate da Giovanna e da Mario, anzi “ evocate” ad accendere ricordi e nostalgie. E’ stata una emozione intensa assistere al dotto, direi “teologico” “ contrasto” tra Umberto e Biagio sulla quantità di origano da mettere nella zuppa di fagioli, indovinare – ma era cosa facile – che alla fine, grazie alla saggezza diplomatica di Antonio Casoria, avrebbero avuto ragione entrambi, e infine mangiarla, questa zuppa, e condividere il consenso generale, che la zuppa era perfetta nell’insieme e nei particolari, “odori” compresi: e intanto Giovanna cantava splendidamente “ Bèsame mucho”, e qualcuno si lasciava sorprendere – le illuminazioni della musica – dal ricordo del ruolo che la grande letteratura ispanoamericana e il cinema riservano ai fagioli.
Poi i rigatoni al pesto di zucchini con speck: chiamate il pesto e lo speck con nomi nostri, napoletani, ed ecco che il piatto torna ad essere un piatto della Campania Felice, un piatto da taverna di passo. Biagio, Umberto e Antonio li hanno trattati, i rigatoni, come la loro natura meritava: con saggia audacia. Erano i rigatoni della “ Falco “ di Saviano, fatti con prezioso grano canadese: e mentre gli “amici” incominciavano ad assaporarne, in un silenzio mistico, la nobile e gentile morbidezza, il caso ha voluto che Giovanna e Mario cantassero “ Diana”, l’immortale canzone che avviò la trionfale carriera del canadese Paul Anka. Il mondo è talvolta una trama di corrispondenze.
E infatti gli spaghetti alla puttanesca, piatto totemico dell’arte di Biagio e di Umberto, venerdì sera hanno avuto la fortuna di incontrarsi con i vini della cooperativa agricola “ Le otto terre”, che ha sede in Tufo, e che era presente al Convito con il suo stand. Felice è stato l’incontro con l’ aglianico “Campania” igt., che l’azienda lavora secondo tecniche naturali, nobilitate dalla tradizione. E’ un aglianico di identità netta eppure duttile, vigoroso, elegante, capace di interpretare i toni irruenti dei capperi, dell’oliva nera e del pomodoro e di trasformali in sensazioni di vitale freschezza.
Paolino, figlio di Bordeaux, luogo magico, sapeva che non era inferiore la magia delle terre campane. E’ giusto, perciò, che in Suo nome gli “ Amici del marciapiede” ci aiutino a scoprire tutti i tesori della nostra regione: ci sono più “segni” nel tralcio di una vite che nei libri di molti che si credono sapienti. Basta saperli leggere, quei segni.

(Fonte foto: Rete internet)