L’AMORE AL TEMPO DI FACEBOOK

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Con i social network l”approccio all”amore è cambiato. Due sono le nuove figure: i fidanzati virtuali e i parloni informatici. Questi ultimi, preda della solitudine.
Di Luigi Jovino

Come cambia l”amore nell”epoca dei social network? Di risposte ce ne sono tante, considerato il gran parlare che se ne fa nei circoli affollati di sociologi e di scienziati della comunicazione. Sicuramente due nuove figure si elevano soprattutto: i fidanzati virtuali e i “parloni” informatici. Per sgomberare il campo da probabili equivoci occorre dire subito che i parloni informatici rappresentano il corrispettivo (in formato letterale) dei guardoni, incubo temutissimo dalle coppiette in “camporella”.

Il termine non deve sembrare dispregiativo e con una certa dose di fantasia si può anche pensare ad un tentativo di evoluzione del linguaggio. I parloni informatici attaccano in tutte le direzioni, dimenando avverbi, citazioni dotte e locuzioni forti. Vogliono impressionare e segnano con la mano pesante perchè sanno di avere a sostegno niente altro che la grammatica e qualche costruzione sintattica. In questo nuovo tentativo di approccio mancano i profumi, gli sguardi sinceri, i leggeri tentennamenti delle dita e le vedute in originale. I giovani, invece, sono più essenziali ed hanno creato un gergo fatto di numeri, troncamenti, segni, simboli e parole. Per indicare una misura del sentimento raddoppiano a dismisura le lettere del tvb e sembrano di aver risolto il problema.

Il linguaggio è universale e codificato. Massificato. I giovani hanno eliminato l”esclusività delle storie di amore. Vivono l”amore con gli altri. Si beano della globalizzazione. Hanno ridotto all”osso un sentimento e non sembrano farsene un grande problema. A differenza dei parloni, loro segano le parole. Quando hanno detto “amò” sentono di avere l”universo in tasca. Se sono vicini, poi, si abbracciano e si scambiano effusioni. Nel gioco al massacro hanno partita facile i professionisti della parola. Quelli che ci lavorano. Alla lunga, però, l”azzardo viene scoperto. In molti restano con un palmo di naso. C”è anche però chi cerca di difendersi dai nuovi attacchi di seduzione.

Furoreggia su Facebook un link con la scritta “Non sono interessato a relazioni d”amore” che molte persone inseriscono sulla propria bacheca a scanso di equivoci. In questo modo si cerca di selezionare gli utenti, tenendo lontano i pappagalli informatici. I social network rappresentano una conquista della civiltà moderna ed hanno grandi meriti per quanto riguarda la circolazione delle informazioni, specialmente nei paesi, come il nostro, in cui vige una dittatura gestita ad arte dal potere mediatico. I social network insomma non si discutono e andrebbero gestiti e studiati a scuola per le implicazioni positive che ne potrebbero derivare.

Tra i teen agers l”indice di gradimento è altissimo. Facebook è al secondo posto dopo la mamma e prima degli amichetti del cuore. Offrono grandi suggestioni. Sono vetrine in cui ci si può specchiare. Programmazione in rete personalizzata in cui ognuno può inventarsi una telenovela e vedersi rappresentato. Offrono alla gente la possibilità di esprimere il meglio o il peggio di sè. Basta che se ne faccia utile professione. Anche le persone che utilizzano il link con la freccia, però, non si fanno scrupolo di mettere le foto più belle, magari con leggeri ritocchi. C”è sempre qualcuno da colpire, e a cui va indirizzato un messaggio. Semplice, essenziale, ma comunque un messaggio. Non sono pochi neanche quelli che utilizzano nomi di fantasia, caricando foto dal web in un perverso gioco di scambio di identità.

Chi ha detto che la mancanza dell”autostima poteva essere considerata il male del secolo non ha pensato ai rimedi che può offrire Facebook. In qualche modo lenisce e cura le ferite e presenta il profilo di un”umanità varia. Gli infedeli cronici, per esempio, si tengono ben lontani dal mondo dei social network. Praticano il verbo del “nessuno deve sapere” e se vanno su Facebook o su Twitter lo fanno giusto per giocare, sperando di rafforzare il concetto contrario di quello che realmente sanno di essere. Su Facebook insomma circolano gli infedeli iniziati, infedeli timidi e personaggi che neanche immaginano di poter essere infedeli. Le tentazioni sono tante. Una frase, una parola, una faccina con il sorriso, due punti, apri parentesi e trattino breve. I segni hanno preso il posto dei sospiri e dei languidi sguardi d”amore.

La parola ha preso il sopravvento con l”aiuto della grafica. E molti tentativi di approccio colpiscono al cuore. Nel vorticoso mondo del virtuale anche le sensazioni però sono codificate in algoritmi e dipendono essenzialmente dai trasformatori di corrente o da una carica di batteria. In questo senso molto è cambiato sull”approccio all”amore. In tempo di guerra furoreggiava “Il segretario galante”, un libro indispensabile per gli innamorati semianalfabeti che riprendevano frasi appositamente costruite per impressionare e concupire le persone amate. Ho letto una lettera inviata dal fronte da un soldato alla sua fidanzata che più o meno cominciava così “Inviolata fanciulla, ti giunga il mio pensiero che sorvola da trincea in trincea”.

Nessuno si sognerebbe oggi di iniziare una frase con la locuzione “Inviolata fanciulla”. Si correrebbe il rischio di ricevere una sonora pernacchia oppure di offendere la persona amata per il semplice fatto di aver sottolineato un valore che può essere indesiderato. Per essere sicuri di non sbagliare i parloni informatici allora si affidano ai classici. Basta copiare una poesia, meglio ancora se si mette la foto di un tramonto o di un quadro impressionista ed il gioco è fatto. In amore la parola ha grandissima importanza. Nel suo libro “La chimica dell”amore” Piero Angela riporta decine di studi e di ricerche, concluse da prestigiose università di tutto il mondo in cui si dimostra l”effetto biochimico stimolante delle parole nell”atto sessuale.

Tra l”altro l”esperienza personale di ognuno di noi fornisce interessanti conferme. Per questione di cellule e di meccanismi neurotrasmettitori le femmine sembrano più influenzabili dalle parole. Capita, perciò, che dopo estenuanti chattate su Facebook o su Twitter le femmine, ma anche gli uomini, si sentano soddisfatte come se avessero consumato un lungo amplesso informatico. Alla lunga però il gioco non rende. Le parole restano parole. La solitudine la fa da padrone. E sale lento un senso di angoscia. L”amore ai tempi di Facebook è fatto soprattutto di questo: di solitudine, di rimorsi e di aspirazioni fallite. A volte sembra di essere in un ricovero per reduci che hanno abdicato, scegliendo solo il lato rappresentativo dell”amore.

Grande assente è l”autoironia che esprime al meglio la qualità di una persona. Più tranquilli, invece, sono i fidanzati informatici che si ritrovano ad ore stabilite per scambiarsi teneri messaggini. Al posto delle panchine uno schermo ai cristalli di quarzo ed una nuda tastiera. Segnano la rivincita sui parloni informatici, ma restano poca cosa. Roba da pubblicità progresso.

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