IL Referendum del 17 Aprile

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Una riflessione sulla posizione ecclesiastica in merito al referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile, e sulle tante polemiche che esso suscita tra politici e non.

Il 17 Aprile saremo chiamati, come cittadini, ad esprimerci sul Referendum. Anche se, leggendo ogni giorno i giornali, la confusione suona altissima. C’è chi dice che il referendum è inutile, a prescindere dal risultato. Qualche altro dice, invece, che dobbiamo andare a votare, per dare una svolta epocale al problema ambientale. In giro vedo anche tanta ignoranza in materia (come sempre) e le Istituzioni sono latitanti per quanto riguarda la retta  informazione della gente. Io penso, tra l’altro, che il dato “politico” di questo Referendum sia molto importante, anche per la “tenuta” del Governo Renzi,  soprattutto dopo quanto accaduto in questi giorni per la “questione Basilicata”. Non tocca, ovviamente, alla Chiesa entrare nelle soluzioni tecniche o partitiche, ma è sacrosanto diritto-dovere della Chiesa illuminare le coscienze, al di là delle opzioni politiche. La Chiesa, è bene ribadirlo, non può e non deve avere nessun partito. Il “suo” partito è solo il perseguimento del “Bene Comune”, che è “di tutti e di ciascuno”. ”Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili deve essere sostituita progressivamente e senza indugio…”. Basterebbero queste parole della Laudato si’ per comprendere la “posizione” della Chiesa. La difesa di ‘nostra matre Terra’ è tutt’uno con la condanna dell’economia che ‘uccide’ della Evangelii gaudium.  Il pensiero della Chiesa – è bene ribadirlo –  travalica la battaglia referendaria. Anzi, è proprio la sua gittata a renderlo indigesto agli ambienti politici ed economici che hanno legato allo sfruttamento degli idrocarburi la strategia energetica nazionale. E, del resto, la complessità del tema consiglia però di non leggere le posizioni della Chiesa su questo argomento come una pedissequa applicazione della Laudato si’ all’appuntamento referendario. Ed è in questa ottica che bisogna  leggere gli interventi di alcuni vescovi, in comunanza con il messaggio di Francesco, e riprendendo chiaramente le indicazioni della “Laudato sì”.  La scorsa settimana l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace Vincenzo Bertolone ha espresso al presidente della Commissione regionale antimafia “timori e ansie per la possibilità che la costa, sin qui gelosamente preservata a fini turistici e per la crescita del settore ittico, possa divenire un orizzonte di piattaforme”. Questa sensibilità è particolarmente forte nelle diocesi adriatiche, interessate da diversi progetti di ricerca degli idrocarburi. In quei territori la crisi ha assestato colpi durissimi e ciò malgrado quelle diocesi affermano la volontà di “proteggere la nostra casa comune” anche a costo di sacrifici occupazionali e scrivendo pagine di magistero ambientale, che ci proiettano oltre il voto con cui, tra poco, gli italiani dovranno decidere se vietare o meno il rinnovo delle concessioni per l’estrazione di petrolio o gas entro le 12 miglia dai litorali costieri. Ultimamente mi sembra molto significativa una riflessione di Mons. Galantino, Segretario Generale della Cei, il quale così  si è espresso: “ L’attenzione all’aspetto sociale ha portato i vescovi a concordare circa l’importanza che la questione del referendum sia dibattuta nelle comunità per favorirne una soluzione appropriata alla luce dell’Enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco… Non c’è un sì o un no da parte dei vescovi al referendum… il tema è interessante e occorre porvi molta attenzione. Gli slogan non funzionano. Bisogna piuttosto coinvolgere la gente a interessarsi alla questione… Il punto, quindi, non è dichiararsi pro o contro alle trivelle, ma l’invito a creare spazi di incontro, di confronto… Quindi parlarne, non fermarsi al sì o al no, perché manca un sufficiente coinvolgimento delle persone… Manca piuttosto l’approccio culturale, il ragionare sulle cose”. Accogliendo l’insegnamento del Papa, a me pare proprio che la responsabilità verso l’ambiente e le generazioni presenti e future  richiede coraggio e lungimiranza da parte di tutti. Occorre puntare a nuovi stili di vita, educando all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente, stimolando a quella che Francesco chiama la “conversione ecologica” di ciascuno, unica condizione di gioia e di pace durature per tutti.