Il vescovo di Nola, Depalma, e i sacerdoti Gambardella e Tortora: ” umanità sacrificata sull’altare del profitto”
Ieri la Fiat e i sindacati firmatari dell’accordo Panda hanno raggiunto un accordo finalizzato a tenere aperta la fabbrica della Panda anche nel giorno del santo patrono di Pomigliano e del vicino comune di Cimitile, San Felice, la cui ricorrenza cade il 14 gennaio. Una decisione del genere non era mai stata presa per la fabbrica automobilistica, rimasta sempre chiusa nel giorno del patrono. Ma la Chiesa si oppone al provvedimento aziendale. In un comunicato il vescovo di Nola, Beniamino Depalma, scrive di ” comprendere i motivi della Fiat ” e specifica di ” non avere l’intenzione di iniziare una battaglia ideologica “. Depalma però sottolinea ” l’importanza del giorno festivo non solo dal punto di vista religioso ma umano e culturale”. Per questo il prelato, insieme a don Aniello Tortora, parroco della chiesa del Rosario, a Pomigliano, e responsabile della pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Nola, citando la parole di San Giovanni Paolo II, aggiunge che ” il lavoro è per l’uomo, non l’uomo per il lavoro “. Don Peppino Gambardella, il ” prete operaio”, parroco della Chiesa madre di Pomigliano, la chiesa di San Felice in Pincis, ha poi aggiunto che ” la decisione liberista della Fiat è incomprensibile perché la fabbrica ha ancora 2mila cassintegrati “. ” Sacrificano sull’altare del profitto – conclude il sacerdote – i diritti dei lavoratori, delle loro famiglie insieme all’identità culturale di un’intera comunità “. La Chiesa spera che l’azienda guidata da Sergio Marchionne revochi la decisione. Ma FCA ha spiegato che ” questa fase produttiva favorevole, grazie agli ordini Panda in aumento, va colta celermente grazie alla duttilità dell’organizzazione del lavoro offerta dallo stabilimento di Pomigliano, medaglia d’oro del gruppo automobilistico “.