Martedì mattina c’è stato in via Castelluccio il sopralluogo della commissione d’inchiesta parlamentare sui rifiuti, un’occasione persa per chi voleva realmente mettere la parola fine ad anni di chiacchiere e prosciutto sugli occhi. La mancata convocazione dei comitati ha provocato le loro rimostranze.
Lo spot è tratto e nessuno potrà più fermarlo, l’immagine dell’ennesimo uomo forte, figlio della provvidenza e vincente su tutti i campi è stata sancita ma ai posteri cosa resterà? Ai nostri figli, cosa lascerà tanta apologia del nulla? Le discariche a futura memoria.
Martedì mattina la “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlate” si è recata sulle Lave Novelle di Ercolano assieme ai tecnici, uno stuolo di uomini delle forze dell’ordine e con ben selezionati giornalisti al seguito. Fin qui niente di nuovo, già poco meno di un anno fa e negli stessi luoghi si recarono i consiglieri regionali di un’altra simile commissione, capeggiata dall’allora Presidente Antonio Amato. All’epoca i criteri furono, per quanto opinabili, ben diversi e molto più coretti di quelli assai selettivi attuati da chi ha organizzato la visita su queste discariche; chi vi partecipò poté infatti confrontarsi con le autorità e dire la sua e fornire anche informazioni a chi di dovere e all’occorrenza riceverne.
Lo scorso anno, la “III Commissione Consiliare Speciale per il controllo delle bonifiche ambientali e i siti di smaltimento rifiuti ed ecomafie, riutilizzo dei beni confiscati” detta delle ecomafie, contattò tutte le parti in causa interessate alla tutela ambientale e alla denuncia dell’inquinamento di quel territorio tra San Vito e San Sebastiano. Erano presenti la maggior parte delle testate locali, erano soprattutto presenti, a far sentire la loro voce, quei comitati che, con il loro impegno e con le loro denunce, avevano portato alla luce quelle problematiche altrimenti dimenticate.
Questa volta il contraltare è mancato, l’amministrazione ercolanese ha organizzato un’allegra scampagnata su via Castelluccio con tanto di bus, selfie sorridenti e inquadrature ben studiate, esperti onniscienti e rassicuranti e con quello spiegamento di forze che vorremmo vedere tutti i giorni in via Castelluccio e dintorni e non solo per registrare il solito spot. Pulendo le strade d’accesso a quel luogo e mostrando dall’alto quello che era più opportuno vedere da vicino si è ancora una volta dimostrato che la volontà delle autorità locali è quella di proporre solo una parte del problema; non che quella presente in quei luoghi visitati fosse poca cosa, vista anche la realtà di parco nazionale nella quale persiste, ma sarebbe valsa la pena, in presenza dei parlamentari, mostrare tutto, sarebbe stato opportuno mostrare ad esempio il tracciato che il percolato aveva creato in sette anni di incontrollata tracimazione e si sarebbe potuto mostrare quei fusti di cava Montone, punta di un iceberg mostruoso che mai nessuno tirerà fuori.
Magari, opportunamente guidati, gli onorevoli intervenuti si sarebbero chiesti come mai quelle telecamere in via Castelluccio, pur presenti da anni, non hanno mai funzionato e perché il presidio fisso dell’esercito in via Viola (presente per altro scopo) vedeva solo le targhe dei giornalisti e non quelle dei camion che andavano a scaricare anche in tempi recenti a cava Montone; forse si temeva che qualcuno avesse potuto svelare che tanto sfacelo non era solo il frutto delle ecomafie venute dal Nord ma anche dall’azione continua e deliberata di cittadini ercolanesi che, dal sacchetto d’immondizia al residuo industriale, arricchivano e purtroppo arricchiscono tutt’oggi di veleni le Lave Novelle.
È bene mettere in chiaro una cosa fondamentale in questo discorso, spesso farcito di ipocrisia e di non si sa fino a che punto, di reale o voluta ignoranza, il termine bonifica è fin troppo abusato nella logica del dissesto ambientale locale e mai come in questo contesto in quel di Ercolano. Per bonificare, ovvero per ripulire completamente una sola di quelle tristi realtà e senza devastarne altre, non basterebbe una finanziaria, perché stiamo parlando di decenni di sversamenti e scarichi incontrollati. Per la sola Ammendola & Formisano parliamo di almeno trent’anni di rifiuti mai classificati e se vi aggiungiamo il mancato controllo degli anni successivi la problematica si aggrava per cronologia e prodotto, così come vale anche per il resto delle zone limitrofe di cava Montone, via Filaro e l’ormai celeberrima via Castelluccio con i suoi ciclici e puntuali roghi tossici. Varrebbe la pena, davanti a questa realtà sottaciuta, fare meno proclami e cercare di affrontare il problema nella sua tragica realtà, senza far finta di esser scesi da Marte per scoprire realtà fintamente sconosciute.
Martedì mattina, parte dei comitati, tra quelli che erano riusciti a sapere la data dell’appuntamento istituzionale, attendevano presso via Viola quell’arrivo dei deputati che mai c’è stato. Questa è la riconoscenza dello stato verso chi si mette in gioco, in prima persona, per la salvaguardia di tutti. La nostra impressione, e non solo la nostra, è stata quella che non si volessero interlocutori scomodi tra i piedi, di quelli che avrebbero potuto guastare l’ennesima festa sulla monnezza.
Com. Stampa Gruppo “Salute Ambiente Vesuvio Ercolano”