Donne con un identico destino  

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Scarpe rosse, simbolo della violenza sulle donne

 

Questa sera a Terzigno, in provincia di Napoli, si terrà una fiaccolata in memoria di Vincenza Avino, per ricordare lei e per avere memoria di ciò che, da troppo tempo, diciamo non deve accadere più.
E’ tempo di mettere fine alla violenza sulle donne.

La terribile comunicazione dell’omicidio di Vincenza Avino, squarcia la routine delle notizie la settimana scorsa. E’ un annuncio da pugno nello stomaco, da incredulità, una notizia che scatena mille quesiti, interrogativi, uno su tutti “perché?…”. Non c’è risposta che valga questa vita.

Sin da subito le voci che si diffondono sono quelle di omicidio commesso dall’ex compagno. Le parole che rimbombano nelle orecchie di chi ascolta, sono stalking, persecuzione, violenza, femminicidio. Tragica sequenza, terribile crescendo di atti che tante volte si ripetono, che troppe volte entrano a far parte della nostra quotidianità, delle nostre giornate.

Ancora una volta una donna, non ha potuto dire “no” fino in fondo. Il suo “no, non ti voglio più” ha avuto valore solo sino a quando lui, l’uomo che un tempo le era accanto e che ha condiviso con lei una parte della vita, ha deciso che basta, Enza doveva pagare quel suo NO! Ancora una volta, come tante altre.

Tristemente, leggendo la notizia così come riportata sui maggiori quotidiani nazionali, mi balzava agli occhi l’impersonalità con cui veniva raccontata. Si parlava de “la donna uccisa”, “la donna assassinata”, “omicidio Terzigno” indicando il nome della vittima solo all’interno dell’articolo e, sebbene io capisca l’importanza dell’oggettività, dell’imparzialità di chi rende la notizia, ho trovato che questa spersonalizzazione sia indice di abitudine nell’affrontare l’argomento, quell’abitudine che rende tutto più soft, meno grave, meno tragico e che finisce per accomunare, chi ne scrive e chi legge, in una sorta di limbo del non dolore, del non agire.
Errore imperdonabile che può costarci la mancanza di attenzione verso un problema che avvelena la nostra società.

Ciò che davvero non dovrebbe mai esserci quando affrontiamo l’argomento della violenza sulle donne, è quel senso di assuefazione misto a stanchezza, o alla sensazione di impotenza che divengono terreno fertile per la violenza stessa, humus per chi violenza vuol perpetrare.

Enza – noi la chiamiamo così, come facevano le persone amiche –  a differenza di molte donne, aveva denunciato più volte il suo persecutore; Enza aveva, con coraggio, affrontato il suo persecutore e gli si era opposta.

La legge era dalla sua parte, la giustizia non lo è stata del tutto.
Senza voler puntare il dito ritengo che chi è definito stalker e, quindi, persecutore, per la natura propria del reato che commette, è considerato dalla legge – art. 612 bis c.p. – un delinquente capace di  reiterare la condotta criminosa e, sebbene in attesa di processo, dovrebbe essere custodito in carcere perché, come si evince chiaramente dai tanti delitti commessi in simili circostanze, la misura cautelare  degli arresti domiciliari, così come l’obbligo restrittivo del divieto di avvicinamento, molto poco possono fare per salvare la vita a chi subisce violenza.

Non punto il dito contro nessuno e, in questo modo, lo punto contro noi tutti; noi che siamo le persone di cui è formata questa società.
Noi che in quanto genitori, dovremmo insegnare ai nostri figli il valore del rispetto per gli altri, delle scelte degli altri, della libertà degli altri ed in questo modo insegneremo loro anche il rispetto per se stessi.

Partecipare alla fiaccolata di questa sera potrebbe essere l’inizio di una presa di coscienza, un atto di consapevolezza del fatto che il cambiamento siamo noi a doverlo attuare, a doverlo compiere.

Partecipare alla fiaccolata per ricordare Enza, tenere in mano la luce della memoria, della speranza che è anche impegno, potrebbe farci avere maggiore coscienza di ciò che è giusto e di ciò che è orrore, l’orrore della violenza.

L’intero paese di Terzigno, a cominciare dal primo cittadino Francesco Ranieri, organizzando questa fiaccolata e proclamando il lutto cittadino, si è assunto la responsabilità di esaudire il desiderio della mamma di Vincenza che nei giorni del suo più grande dolore ha detto: “non sia inutile la morte di mia figlia, adesso dobbiamo fare qualcosa, uniti, per le altre donne. Non possono continuare a morire donne innocenti”.

Facciamo in modo che la violenza sulle donne diventi argomento di storia e non di attualità; impegniamoci affinché non ci siano più donne unite da questo tragico destino.
Facciamole camminare quelle scarpe rosse!

(Fonte foto: rete internet)