Come previsto, per l’Italia, record negativo. Neanche una città tra le finaliste.
Ne avevo scritto qualche settimana fa. Adesso, che un po’ di tempo è trascorso, ritorniamo sull’argomento per portare un importante aggiornamento.
In collaborazione con il Forum europeo delle persone disabili, il premio Access city Award istituito dall’Unione Europea, è andato, quest’anno, alla città di Berlino. Dopo Salisburgo, quindi, città premiata l’anno scorso, Berlino ha saputo recepire e trasformare in concreto tutti i principi che l’Unione ha voluto inviare a tutti i paesi ad essa appartenenti. Si tratta, quindi, di un riconoscimento che non mira a premiare soltanto l’ottimo lavoro fatto dalla città tedesca, ma punta, soprattutto, ad incoraggiare gli altri paesi ad imitarne l’operato e la volontà, affinché l’accessibilità ai portatori di handicap non sia più una forma di disuguaglianza sociale.
Access city Award non è un contentino offerto a chi diffonde rampe, scivoli e agevolazioni architettoniche, ma cerca di influenzare la cultura, la civiltà e i comportamenti di una nazione rendendola fruibile anche a coloro che fino ad oggi si vedono esclusi da spazi e servizi.
Ma chiediamoci come mai Berlino abbia vinto. Cosa ha influenzato la giuria tanto da farle prendere questa decisione. Determinante è stata sicuramente l’impostazione globale della città, in cui l’accessibilità è parte integrante delle politiche locali. Sono stati presi in considerazione, poi, gli sforzi per trasformare una città, fino a qualche decennio fa divisa in due, in una realtà sempre più accessibile e priva di barriere. Gli investimenti fatti nel sistema dei trasporti cittadini, gli sforzi profusi per agevolare l’accesso delle persone con disabilità nell’ambito dei progetti di ricostruzione, hanno fatto di Berlino un vero esempio da seguire.
E l’Italia? Il nostro paese, in tutto questo, dove è finito? E’ presto detto: non ci siamo. Infatti, Access city Award, nello stilare la sua annuale classifica, non ha preso in considerazione nessuna città nostrana. E questo, purtroppo, non ci stupisce affatto. Del resto, come avevo anticipato nel precedente articolo, così come era stato confermato dall’Osservatorio Linear dei Servizi, l’Italia metropolitana ne esce come una vera e propria giungla d’asfalto. Scalini, passaggi stretti, pendenze eccessive, spazi ridotti. E’ fatta di questo, e tanto altro ancora, la realtà che il disabile è costretto ad affrontare quando tenta di muoversi in modo indipendente per la sua città.
Ma ciò che davvero manca all’Italia, soprattutto ai progettisti italiani, è una visione del concetto di accessibilità come volano per l’economia. Un’intuizione, questa, che va al di là di una particolare attenzione verso le necessità delle persone con disabilità. L’accessibilità, infatti, rappresenta un terreno ancora poco esplorato di opportunità commerciali. Lo ha ribadito, con le seguenti parole, il Vicepresidente e Commissaria UE per la giustizia Reding: "l’accessibilità è al centro della strategia europea sulla disabilità ed è per questo che stiamo preparando proposte per un Atto europeo per l’accessibilità che intendo presentare l’anno prossimo.”
Scriveteci al seguente indirizzo di posta elettronica: mobasta2012@gmail.com.


