Riflessioni su Alex Schwazer
Sembra un copione già visto, e non è piacevole. La notizia è il doping, ma la vicenda è un’altra: la disperazione di un ragazzo fragile, che non è riuscito a reggere lo stress di un modello performante, e in un delirio di onnipotenza ha fatto una sciocchezza non da poco. Alex, nato a Vipiteno nel 1984, del Gruppo Sportivo Carabinieri, era arrivato al top dopo le Olimpiadi di Pechino, quando vinse la Medaglia d’Oro nei 50 km di marcia. Una medaglia che avrebbe dovuto bissare a Londra. Una vita dorata, pubblicità, soldi, notorietà gli avevano imposto uno stile di vita in cui una piccola defiance diventava un’ignominia.
Allora, ha fatto una scelta indifendibile: si è procurato l’EPO, la famigerata eritropoietina, un ormone glicoproteico. E’ una proteina che in natura viene prodotta all’interno dai reni e dal fegato; in medicina viene usata nel trattamento dei pazienti oncologici per contrastare la carenza di globuli rossi, stimolando il midollo osseo a produrne in maggior numero. Nello sport, viene usata fraudolentemente per aumentare velocemente l’ematocrito, risultato che si potrebbe ottenere solo in tempi lunghi e con allenamenti prolungati in altura. Alex, il ragazzo serio negli allenamenti, costante, al top della forma, non si è sentito abbastanza pronto, non abbastanza al top, e in solitudine si è dopato.
Tutto quello che aveva conquistato nella sua giovane vita, in modo pulito e a costo di tanti sacrifici, gli aveva creato una gabbia intorno, che nè suo padre, nè il suo allenatore, nè la sua compagna sono riusciti a penetrare . E tutto è crollato in un attimo. Scelta indifendibile, certo, dovuta alla sua fragilità. Alex ha sbagliato, ma non gettiamogli la croce addosso, stiamogli vicino. Ha sbagliato come atleta e per questo va punito duramente ma non dimentichiamo che Alex è anche un ragazzo che ha dimostrato di essere debole e per questo non va abbandonato! Non facciamo che diventi un altro “caso”Pantani.
(Fonte Foto:Rete Internet)