Con una serie di percorsi e attività didattiche dove imparare diventa piacere, il Madre adotta la politica di molti musei contemporanei attraverso una linea educativa capace di appassionare il pubblico di tutte le età.
Da luogo della memoria a espressione di un intero sistema socio-istituzionale, da Olimpo dell’arte a “spazio rifiutato” dalle avanguardie: la storia del museo ha certamente segnato in maniera decisiva l’universo artistico, spesso divenendo il motivo scatenante di un necessario rinnovamento della pittura. Contro la “casa dell’arte” si è scagliato il vortice rivoluzionario delle avanguardie , in un crescendo che, passando dal fenomeno Dada fino agli anni settanta del Novecento, ha esposto il museo ai riflettori di una critica e di un ripensamento decisivo del suo ruolo istituzionalizzante.
Le cose si sono complicate con l’imperversare della società dei consumi: la commercializzazione imperante non ha risparmiato il settore della cultura, costretto così ad adeguarsi alle rigide regole del mercato, e la spietata concorrenza ha spinto anche il museo a scendere a patti con la sua natura di promotore culturale; come ha scritto Franco Purini, architetto e saggista di fama internazionale: “Il museo preferisce oggi esibire prima di tutto se stesso, […] entra in qualche modo in competizione diretta con l’opera d’arte, facendosi opera d’arte esso stesso”.
Ristoranti, coffee shops, negozi di souvenir, aree ristoro proliferano per attirare lo spettatore-consumatore: un’ipertrofia di servizi accessori a discapito della cultura. Come uscire da una situazione iperconsumistica che ha completamente compromesso il volto del “luogo sacro alle muse”, troppo spesso trasformandolo (ancora una volta è il modello americano ha imprimersi su scala globale) nell’alter ego di lusso di un qualsiasi volgare centro commerciale? Una possibile risposta sembra essere quella di riavvicinarlo al visitatore, in un senso stimolante e intellettualmente appagante, s’intenda.
E in quanto spazio pubblico, il museo deve servire il pubblico, in una dimensione inclusiva e partecipativa; e allora gli esperimenti educativi di molti musei (soprattutto d’arte contemporanea, considerata la “materia” più ostica),vanno in questa direzione e si rivolgono all’utenza più variegata, puntando soprattutto sul mondo dei giovani. Esemplare il caso del Madre; il museo partenopeo ha pensato ad una serie di iniziative ludiche e creative insieme da destinare ai bambini e ai ragazzi delle scuole campane.
Bandendo ogni elitarismo residuo nell’istituzione, il museo propone un percorso didattico attraverso un approccio alternativo. Tra i possibili itinerari che si posso affrontare ci sono “Dimmi di che di..segno sei” in cui gli studenti delle scuole primarie sperimentano le varie tecniche sull’esempio degli artisti presenti nella collezione permanente, “Architetti”, progetto destinato ad un utenza scolastica di secondo grado in cui i partecipanti hanno la possibilità di improvvisarsi architetti costruendo, dipingendo ed arredando palazzi di diverse dimensioni, e “Sofonisba e le sue sorelle”, percorso rivolto anche a studenti universitari dove partendo dalla più celebre artista rinascimentale, Sofonisba Anguissola, si arriva alle più importanti artiste della scena contemporanea.
Il Madre sceglie, in questo modo, una linea educativa nuova e interessante: sostenere la necessità dell’esperienza diretta dell’arte, favorirne la conoscenza “pratica” affinché il mondo dei non addetti ai lavori si avvicini alla particolare sensibilità contemporanea, offrendo gli adeguati strumenti di supporto perché l’apprendimento possa diventare piacevole, rilassante, istruttivo e, perché no, divertente. Il processo di “democratizzazione” dell’arte dei giorni nostri, necessario in una società dove l’eccesso e l’egocentrismo sono padroni incontrastati, è così innescato. E tutti sono chiamati a parteciparvi.
(Fonte foto: Rete Internet)


