Scaduta la proroga di tre giorni concessa dall’Hotel Valleverde ai 52 rifugiati africani, ospitati da due anni grazie a ingenti risorse messe in campo dalla protezione civile prima e dal ministero degli interni poi.
“Abbiamo individuato degli alloggi in cui ospitarli e stamane tutti i sacerdoti di Pomigliano si riuniranno nella chiesa di Santa Maria del Suffragio. L’obiettivo è di accelerare i tempi per dare accoglienza. Ma il problema per il momento resta”.
Don Peppino Gambardella, parroco della chiesa madre di Pomigliano, la chiesa di San Felice in Pincis, sta lottando contro il tempo. È scaduta oggi la proroga della permanenza dei 52 rifugiati africani, ospitati da due anni e tenuti senza far niente nell’hotel Valleverde di Pomigliano. Alla riunione nella chiesa ubicata nel rione della ricostruzione, programmata stamattina per le 11, ha partecipato anche il direttore della Caritas diocesana, don Arcangelo Iovino. L’intento è di trovare case da prendere in affitto allo scopo di dare una sistemazione alternativa ai giovani africani scampati alle guerre civili panarabe e sub sahariane degli ultimi anni. Conflitti che hanno portato in Italia decine di migliaia di rifugiati, rimasti in 18 mila negli alberghi nostrani.
Hotel da cui, però, dovranno andare via per mancanza di fondi. Per questa accoglienza temporanea lo Stato ha speso oltre 500milioni di euro più una buonuscita di 500 euro per ciascun profugo e che ammonta a 9 milioni di euro complessivi. Il risultato è che il mezzo miliardo e più si è rivelato una manna per molti ma non certo per i rifugiati. Rifugiati ai quali il “bonus” d’uscita servirà peraltro a fare ben poco. Una vicenda emblematica dello spreco di danaro pubblico. Sono gli stessi volontari umanitari a sostenere che attraverso progetti mirati si sarebbe potuto spendere molto meno garantendo ai rifugiati molto di più. Almeno qualche prospettiva di una vita migliore, più sicura. Ora invece finiranno di colpo in mezzo alla strada, con qualche spicciolo e un permesso di soggiorno di un anno.