Nel capoluogo tutti si lamentano dei rifiuti accatastati lungo le strade, ma nessuno mette in pratica azioni minime per affrontare il problema. Si discuta della proposta ZENC. Di Amato Lamberti
La situazione dei rifiuti a Napoli, ma anche in molte altre città della provincia, è diventata paradossale. I cumuli di rifiuti continuano ad accumularsi per le strade anche se i militari ne portano via camion e camion; si moltiplicano i roghi notturni e contemporaneamente gli interventi dei Vigili del fuoco; la gente protesta ma continua imperterrita a sversare per la strada rifiuti che potrebbero benissimo essere conservati sui balconi, come cartoni, lattine, bottiglie di plastica; i commercianti organizzano manifestazioni di protesta perché le vendite sono crollate ma continuano incrollabili a buttare per la strada cartoni e plastica che con un poco di organizzazione potrebbero raccogliere e avviare almeno a depositi temporanei.
Anche gli albergatori, che sono la categoria forse più penalizzata dall’emergenza rifiuti, non riescono ad organizzare una raccolta differenziata dei loro rifiuti, anche solo per dare il segno di quello che si potrebbe fare per ridurre il problema. Una sorta di fatalistica rassegnazione sembra regnare sovrana. Viene alla mente l’espressione di Eduardo De Filippo: adda passà a nuttata.
La reazione delle istituzioni è affidata ad ordinanze sindacali che richiamano alla mente le "grida" manzoniane di spagnolesca memoria. Precise nella forma e durissime nei toni, incontestabili nei contenuti, ma senza nessuna capacità di farsi rispettare.
Il 24 novembre viene emanata una ordinanza con la quale si delibera di dare mandato ai competenti servizi dell’amministrazione:
– di prevedere nelle strutture commerciali della grande distribuzione l’installazione di attrezzature per la riduzione volumetrica degli imballaggi di cartone;
– di mettere al bando i sacchetti di plastica non-biodegradabile;
– di realizzare presso le strutture commerciali della grande distribuzione attrezzature per la vendita di prodotti alla spina sia alimentari che per l’igiene personale e della casa;
– di introdurre presso gli esercizi pubblici e i commercianti al dettaglio il sistema del vuoto a rendere per le confezioni in vetro;
– di introdurre il divieto di vendita di stoviglie (piatti, bicchieri, posate) monouso in plastica non biodegradabile;
– di introdurre l’utilizzazione di imballaggi in plastica biodegradabile o riutilizzabile.
Non si spiega come si intendono raggiungere questi risultati, ampiamente condivisibili; non si prevedono sostegni o facilitazioni economiche; non si dice neppure chi raccoglierà i cartoni compressi e dove gli stessi verrebbero portati. E intanto le strade continuano ad essere sommerse da cumuli di rifiuti.
Il 25 novembre, cioè il giorno dopo, forse a causa della genericità dell’ordinanza del giorno prima, che in pratica è solo un elenco di buone intenzioni, viene emanata una nuova ordinanza, regolarmente affissa in tutta la città, con la quale si ordina:
– agli esercenti di attività commerciali all’ingrosso e al dettaglio di conservare gli imballaggi di cartone ripiegati e legati presso i rispettivi esercizi e depositarli all’esterno solo nei giorni di raccolta e negli orari previsti;
– ai negozianti di vendere solo prodotti vegetali defoliati;
– ai titolari di cantieri edili di utilizzare specifici contenitori per i materiali di risulta;
– ai titolari di esercizi pubblici di utilizzare bottiglie di vetro a rendere;
– a tutti i negozi di dotarsi di contenitori per il conferimento differenziato dei rifiuti;
– a tutti i cittadini di continuare (ma quando hanno cominciato?) a differenziare i rifiuti e a conferirli negli appositi contenitori (quali e dove sono?);
– a tutti, cittadini e commercianti, di conferire la frazione indifferenziata dei rifiuti negli appositi cassonetti, dalle 19 alle 22.
Anche in questo caso non si dice chi controllerà l’osservanza dell’ordinanza, quali sono le sanzioni previste e da chi verrebbero comminate.
Nella pratica, basta frequentare la città per rendersene conto, tutto funziona come prima, anzi peggio di prima perché la corsa agli acquisti natalizi ha fatto aumentare gli imballaggi che si accumulano per la strada invece di essere raccolti e impacchettati dai commercianti come dai cittadini. Questo per quanto riguarda la raccolta. Per quanto riguarda lo smaltimento non si va oltre la dialettica discariche e inceneritori.
Nessun suggerimento alternativo viene preso in considerazione, da qualunque parte provenga. Nemmeno la proposta, che ho lanciato a partire dal 1997 e ho riproposto con una costanza degna di maggiore fortuna praticamente ogni volta che se ne è presentata l’occasione, di organizzare un confronto tra tutte le tecnologie disponibili sul mercato per poter scegliere quella meno inquinante, più utile, più economica, è stata mai presa in considerazione.
Gli interessi in gioco sono troppo forti e anche politici e amministratori ragionano solo in termini di affari da fare e da far fare. Io sono un sognatore e continuo a pensare che compito della politica è risolvere i problemi della collettività nell’ottica della sostenibilità della salute individuale, del territorio, dell’ambiente, del pianeta. Comunque credo che una soluzione esista e vorrei potermi confrontare con altri, anche stakeholder (portatori di interessi). La mia proposta è ZENC (Zero emission, No Combustion).
(Fonte foto: Rete Internet)