L’ETERNA BATTAGLIA TRA LA GRAMMATICA E L’USO DELLE PAROLE

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    Il prof. Giovanni Ariola risponde ai lettori che gli sottopongono curiosità e dubbi circa l”uso delle lingua italiana. Dalle domande viene fuori il disagio per i troppi forestierismi.

    Salvatore M. da Nola scrive: “Vorrei sottolineare ancora una volta la cattiva abitudine di noi italiani di usare le parole straniere anche quando esistono parole della nostra lingua corrispondenti. Ieri ad una conferenza sul tema dell’intercultura l’oratore di turno ha esordito: «Vi mostrerò alcune slide che potranno più efficacemente ecc. ecc.» Perché non usare la parola italiana diapositiva?

    Risposta – Più volte i linguisti hanno consigliato di evitare i forestierismi (barbarismi) quando è possibile, ossia proprio quando si possono utilizzare termini italiani di significato uguale o affine. Nel caso di slide tuttavia vanno fatte alcune considerazioni. È pur vero che slide si traduce in italiano, tra l’altro, con diapositiva ma questa non indica propriamente un’immagine documentaria originata da un computer ma genericamente un’immagine fotografica proiettata con un apparecchio chiamato diaproiettore. È pertinente perciò l’uso del termine slide che attualmente, e non solo in Italia, si intende come una particolare schermata (o videata) di computer proiettata su un apposito telo.

    C’è da dire piuttosto che, nel trasporre e nell’innestare il termine dall’inglese nella lingua nostra, forse proprio condizionati dal lemma italiano diapositiva che è sostantivo femminile, gli si è arbitrariamente attribuito il genere femminile da neutro che era nella lingua originaria. Quindi the slide è diventato la slide. Errore o se si vuole un’anomalia. A fronte di esempi di diverso impiego per parole come the week – end = il week end. (= il fine settimana. Si considerino anche il fine mese, il fine corsa o finecorsa, il fine partita, ma … la fine stagione).

    In verità, correttamente i vari dizionari di lingua italiana qualificano grammaticalmente il lemma definendolo s.m. inv. = sostantivo maschile invariabile. Quindi propongono di dire e scrivere lo slide e quindi gli slide.
    Che fare? Chi vincerà alla fine, o chi ha già vinto, la grammatica o l’uso? Intanto, non so quale reazione avrebbero avuto gli ascoltatori, se l’oratore di cui sopra avesse detto: Vi mostrerò alcuni slide illustrativi ….

    Carlo L. da Dugenta scrive: “La nostra lingua avrebbe bisogno di una bella ripulita …dalle frasi fatte…Mi è capitato di udire persone che continuano ad usare espressioni come ‘a spron battuto’ quando di sproni ormai non se ne vedono più in giro, ‘a tamburo battente’…. figuriamoci!, ‘levata di scudi’ o ‘a spada tratta’, veramente da ridere!”

    Risposta – Sì, perdurano nella nostra lingua molte frasi fatte o modi di dire che all’origine erano traslati, per lo più metafore, efficaci che vivacizzavano il linguaggio. Tali frasi, spesso di sapore militaresco o persino guerresco, con il mutare delle situazioni storiche e culturali, sono in seguito collassate, ossia si sono svuotate della loro funzione trasfigurativa, perdendo la freschezza e la efficacia comparativa dell’inizio, e sono rimaste incistate nella lingua, conservando tuttavia la valenza semantica generale. A riprova della pervicace sopravvivenza di queste larve lessicali, propongo una esilarante conversazione tra due politici:

    A – Sono rimasto di stucco di fronte a tanta arroganza…
    B – E io di sasso a vedere quel pallone gonfiato spadroneggiare liberamente…
    A – Quella volta ho dovuto fare marcia indietro e mi sono ritirato in buon ordine ma ora basta, resisterò fino all’ultimo respiro…
    B – L’importante è non restarsene con le mani in mano
    A – E quando mai? Dimentichi che ho sudato sette camicie
    B – Per questo, anch’io mi sono fatto un cuore così…
    A – Purtroppo non ho cavato un ragno dal buco…il servilismo e la pecoraggine sono dure a morire…mi sono sgolato ma non sono riuscito a smuovere di un millimetro tutti quei battilocchi (nel dialetto napoletano = persone stupide e servili), quelle mazze di scopa che pendono dalle labbra del loro capo e sono pronti, allineati e coperti, ad applaudirlo qualsiasi cosa dica o faccia…

    B – E io? Mi sono arrampicato sugli specchi, e mi sono ritrovato con il sedere per terra, sembra di essere tornato a usi e costumi medievali…
    A – Ma io non mi faccio passare la mosca per il naso
    B – Non mi prenderanno per i fondelli
    A – Li tallonerò…
    B – Gli starò con il fiato sul collo
    A – Certo che la vita politica è diventato un campo minato
    B – Bisogna forse imparare l’arte di fare buon viso a cattivo gioco
    A – Tu sai che non ho peli sulla lingua
    B – Non ce la farai con quelle facce di bronzo

    A – Non fingerò…
    B – Non ti sto invitando a menare il can per l’aia né a fare il gioco delle tre carte ma ad essere cauto ad adottare una strategia efficace…quando si fiuta la sconfitta, meglio levare le tende
    A – Ho sempre combattuto a viso aperto mi piace l’arma bianca e ho sempre vinto…
    B – Non sedere sugli allori con questi ci vuole altro che l’arma bianca…
    A – Sono un osso duro
    B – Nun te fa’ masto (= non farti maestro). non cantare vittoria troppo presto…
    A – Deve aver paura chi ha scheletri nell’armadio
    B – Ti rivolteranno come un calzino, faranno le carte false e ce lo metteranno loro uno scheletro nel tuo armadio…

    A – Ma non getterò la spugna
    B – Non ti conviene fare il braccio di ferro…A fare il bastian contrario, ci lascerai le penne
    A – Chi vivrà, vedrà
    B – Buon pro ti faccia!

    Doveroso, anche se decisamente superfluo, precisare che ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.
    Ma qualcuno, alquanto malizioso, dice che spesso questa frase cautelativa risulta chiaramente una antifrasi.

    LINGUA IN LABORATORIO