Sono tornati, ma forse non se ne sono mai andati, i tempi i cui stolti e malfattori spacciano per favore quello che spetta per diritto. Ma non bisogna tacere, semmai resistere e reagire!
Caro Direttore,
la vicenda dei finti ciechi del Pallonetto è solo l”ultimo episodio di una infinita serie di illegalità, che contraddistinguono il nostro territorio. Io non so, fino a prova contraria, se il consigliere Pdl della I Municipalità della città di Napoli, Salvatore Alaio –presunto colpevole o presunto innocente?- abbia nessuna, alcune o tante responsabilità nel predetto evento. So, però, di certo –come lo sappiamo tutti, d”altra parte-, che il cancro della corruzione è radicato nel DNA della nostra società.
Qui, da noi, non si muove foglia se non si sono ben oleati gli ingranaggi! Quand”ero all”Università (sono riuscito a laurearmi, pensa un po”, con molta fatica ma senza comprarmi esami o vendendo la mia libertà ed indipendenza!), ero a conoscenza di un impiegato della segreteria della mia facoltà, che riusciva a far rilasciare certificati in tempo reale (i computer erano ancora da venire!): bastava mettergli tra le mani una banconota da lire diecimila, quella simile alla dimensione ed al colore di un mattoncino, tanto per intenderci, col volto di Michelangelo sul recto a destra.
Ma, oggi, per esempio, anche se si va all”Azienda Sanitaria avviene la stessa cosa. Dalla richiesta di una visita specialistica o all”emissione di una certificazione, dal rinnovo della patente o alla più stupida delle vaccinazioni, bisogna affidarsi a un traghettatore, a un san Cristoforo o a un gigante buono, che, in cambio dell”attenzione prestata (nella vulgata corrente si dice “favore”), arriva a lusingarsi per l”offerta di “un pacchetto di sigarette” o -ma ciò avveniva in tempi in cui ancora si allevavano gli animali da cortile- per lo spetillo ( che è una voce dialettale, che sta per “spiedo”) di carne di maiale.
Oggi, lo “spetillo” è inesistente come idea di carne da infilare allo spiedo, ma sopravvive come concetto di regalo, che si trasforma in una piccola dazione o, quando poi sarà il tempo, in un voto di scambio.
Caro Direttore, ti voglio raccontare un fatto risalente alla mia passata esperienza di amministratore locale (sì, confesso, ho fatto anche quello! Ho operato e, come spesso capita, ho sbagliato, come tutti quelli che fanno qualcosa e non ne parlano soltanto; sono riuscito a fare anche qualcosa di quasi apprezzabile ma sempre criticabile da chi ti avversa per partito preso; le uniche cose che non mi hanno mai nemmeno sfiorato sono state le vicende legate a parole come: indagine, peculato, processo, tangente, abuso di potere, interesse privato, corruzione, contiguità e così via!).
Per circa un mese, almeno una volta a settimana, mi incrociavo con un mio concittadino, che, disperato, si allontanava dall”ufficio tecnico, dove un impiegato, alla richiesta di una certificazione, gli prospettava l”emissione di sette giorni in sette giorni. Quando, spontaneamente, mi portai di persona a ritirare il certificato per il mio sfortunato concittadino, mi resi conto che era lì da tempo, bastava, forse, solo un”attenzione nei confronti dell”impiegato istruttore (per altro molto chiacchierato, come tutti i suoi colleghi). Ti dirò di più.
Quel dipendente comunale mi guardò con un”espressione simile a quella assunta (è un aneddoto che conosci di sicuro) dal luminare della medicina nei confronti del figlio, giovane ed inesperto medico, che, in un niente estrasse la lisca di pesce dalla mano del pescatore: “ed ora, come mangeremo più il pesce fresco?”.
Non mi soffermo, poi, sui concorsi truccati, sulle gare d”appalto taroccate e quant”altro. Risale a pochissime settimane fa la scoperta, presso la Direzione Scolastica Regionale della Campania, delle graduatorie per gli incarichi di insegnamento manomesse. Sarà stato per un impiegato corrotto, per l”abilità di un hacker, per una password sottratta, ma sempre di imbroglio si è trattato.
“Può capitare che un Paese, per eccesso di sicurezza, per cecità, per la scelta ripetuta e scellerata di offrirsi ai maghi delle emozioni che più promettono, possa rallentare, fermarsi, arretrare. È questo il rischio che corre l”Italia se rifiuta di vedere le cose come stanno. Se racconta a se stessa di avere solo una febbriciattola passeggera. Se non accetta di prendere atto che sta andando alla deriva. E che, senza una svolta, uno scatto d”orgoglio, una consapevolezza condivisa di alcune scelte da fare, rischia il naufragio”. (G. A. Stella e S. Rizzo, La deriva, Perchè l”Italia rischia il naufragio, Rizzoli, 2008).
Caro Direttore, è vero, tutto ciò che è a dimensione umana è emendabile. Però, è anche vero che è corruttibile. Spesso, poi, le appartenenze politiche e partitiche facilitano il sistema della corruzione. Perchè, tu dici? Perchè sotto la tutela del potere è più facile millantare e pretendere qualcosa in cambio. Purtroppo, oggi, il cosiddetto spoil system (la pratica con la quale le forze di governo distribuiscono ai propri affiliati ruoli di comando, cariche istituzionali, titolarità di uffici pubblici), che si basa sul principio che “ai vincitori va il bottino”, contrasta energicamente con il merit system (un sistema basato sul merito). Ma a chi lo vai a raccontare? Tanto, la necessità di salire, sempre e comunque, sul carro di chi vince incoraggia anche quell”altra aberrante pratica che va sotto il nome di “trasformismo”.
E così la frittata è fatta. Oscuri portaborse, una volta conquistati i galloni del comando, non mollano mai più la presa, anche dopo aver inquinato tutto il loro sistema di riferimento; molti mediocri raggiungono posizioni di vertice e contribuiscono ad affossare le istituzioni loro affidate; molti uomini di potere esibiscono con alterigia la loro appartenenza ed anche la loro ignoranza. Di quest”ultima ne sono una testimonianza ineccepibile le “domande impossibili” di Sabrina Nobile ai cosiddetti rappresentanti del popolo: “Darfur sono cose fatte in fretta; Guantanamo, mai sentito parlare; Mandela, non mi faccia dire cose che non si possono dire:è il presidente brasiliano! ”
Caro Direttore, dalle nostre parti girano un sacco di impostori: promettono, mediano, fingono di impegnarsi su cose legittime, chiedono ricompense o voti per i propri protetti o rampolli. Il guaio è che li conoscono tutti, ne parlano male, ma nessuno li evita. Così non cambia mai niente.
Che dire? “Ora che più forte sento/ stridere il freno, vi lascio/ davvero, amici. Addio./ Di questo sono certo: io/ son giunto alla disperazione/ calma, senza sgomento./ Scendo. Buon proseguimento”, (Giorgio Caproni, Congedo del viaggiatore cerimonioso, Poesie 1932-1986, Garzanti, 1986).
Io, invece, no, Direttore! Resto in carrozza sino all”ultima fermata. Anche se so che il viaggio sarà tormentato e, mi auguro, lungo. No, no, non sono un masochista. Sono solamente per l”affermazione dell” Uomo con la U maiuscola. Perciò mi batto, con tutte le forze di cui dispongo e fino all”ultimo dei giorni concessimi, contro i ladri di pensiero, i furbi di mestiere, le beghine di facciata.
(Fonte foto: Rete Internet)