Mentre galleggiano le notizie relative ai presunti scandali sessuali del premier, il governo si impenna e vara un nuovo “Pacchetto sicurezza”, in cui si prevede l”arresto per prostitute e clienti. Di Simona Carandente
Non smettono di stupire le riforme varate dal Consiglio dei Ministri attraverso i cd. "pacchetti sicurezza", che di recente hanno inciso sulla vita sia di svariati istituti del codice di rito, che di quella di particolari categorie sociali. Tra questi, ad esempio, gli stranieri non muniti di regolare permesso di soggiorno, gravati da una politica tutt’altro che assistenzialistica e finalizzata, in buona parte, al rimpatrio presso i paesi di origine.
Tra le misure varate dal Consiglio, e suscettibili di far parte del nuovo complesso di disposizioni per la pubblica sicurezza, fanno scalpore quelle contro la prostituzione, esercitata esclusivamente nei luoghi pubblici, con possibilità di arresto fino a 15 giorni dei clienti stessi ed espulsione dal paese delle stesse "lucciole".
In un momento storico di particolare interesse per i numerosi scandali che lo vedono coinvolto, il premier ha annunciato in questi giorni il giro di vite sulla prostituzione, facendosi portavoce di quanto deciso poco innanzi nel Consiglio che, a tutti gli effetti, rappresenta.
Non può che far sorridere lo stridente contrasto tra il destino delle povere malcapitate dell’Est, della Nigeria, di tutte quelle prostitute di strada rese schiave a tutti gli effetti, a confronto con le ben più note "escort", identificate con una terminologia di stampo anglosassone che, nel caso di specie, suona quasi come una beffa. Il provvedimento difatti, com’è facilmente intuibile, non le menziona minimamente, implicitamente legittimandone l’attività a discapito delle colleghe meno fortunate, di sicuro meno avvenenti e, per ciò solo, meno meritevoli di una tutela legislativa.
Nelle parole del ministro Maroni, il secondo "pacchetto sicurezza" prevederà anche la possibilità di applicare la misura di prevenzione, nel caso di specie il foglio di espulsione, nei confronti di chi eserciterà la prostituzione in strada, sulla pubblica via. In quelle del ministro Carfagna, non si tratterebbe altro che di misure già approvate nel lontano 2008, in attesa che il Parlamento le vagliasse formalmente. Come a dire, non vi è alcun legame tra la riforma ed il momento politico attuale. Formalmente il provvedimento, che vieterebbe l’esercizio della prostituzione in tutti i luoghi pubblici, nasce per togliere linfa "alle organizzazioni criminali che lucrano sul corpo delle donne, giovanissime e straniere".
Per i trasgressori, siano essi clienti che esercenti, previsto l’arresto da 5 a 15 giorni e l’ammenda da 200 a tremila euro. Per le lucciole prevista anche la possibilità di giungere all’espulsione attraverso il foglio di via obbligatorio.
Peccato che tale ultima misura sia palesemente in contrasto con la Convenzione Europea, varata nel 1998 con la legge Turco-Napolitano, che prevedeva misure atte non solo per proteggere le vittime dello sfruttamento della prostituzione, ma addirittura ad invogliarle a denunciare all’autorità giudiziaria i propri sfruttatori. Parole che, ora come ora, suonano quasi come una beffa. (mail: simonacara@libero.it)
(Fonte foto: Rete Internet)