“Fuori i profitti dall’acqua!”

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È il grido unanime del Coordinamento campano per la gestione pubblica dell’acqua che asserisce: “L’acqua della Campania viene spartita nelle stanze del potere”.

 Prosegue alla Regione Campania, l’iter di approvazione del disegno di legge per la gestione dei servizi idrici e del ciclo integrato delle acque. Nonostante il grido lanciato dai Comitati per la ripubblicizzazione dell’acqua nello scorso luglio, il testo del disegno di legge è approdato, senza revisioni sostanziali, alla VII Commissione della Regione per la discussione e la successiva approvazione.

Il testo e, quindi, l’idea di gestione del servizio idrico che ha partorito la Regione Campania con l’Assessore Giovanni Romano, risponde ad un modello fortemente in contrasto con i principi democratici e di partecipazione a cui si sono ispirati i referendum in difesa dell’acqua bene comune, mettendo a rischio di fatto, l’unica vera risposta coerente con la volontà dei cittadini: l’Acqua Bene Comune Napoli, l’Ente di diritto pubblico in cui è stata trasformata l’ARIN S.p.a.

E’ un modello, quello che propone la Giunta campana, che svuota innanzitutto i Comuni delle loro funzioni fondamentali di amministrazione e tutela dei beni comuni e di presidi di prossimità democratici, che viola alla base il diritto fondamentale di accesso al minimo vitale di acqua per ogni individuo, struttura in senso verticistico, con forte accentramento di poteri nelle mani della Regione la gestione ed il controllo di un bene che, per sua definizione, è il bene che in assoluto richiede il più ampio coinvolgimento dei cittadini e delle comunità locali nelle decisioni più importanti.

E’ una legge che pone in capo alla Regione poteri assoluti sugli impianti di captazione ed adduzione delle nostre acque, accentrando la gestione di risorse strategiche nelle mani di pochi centri decisionali che potranno conferirle a società private. Ancora una volta la politica si pone in atteggiamento subordinato ai potentati economici della nostra Regione rispondendo con favore a soggetti privati, le cui fortune sono state costruite in modo a dir poco dubbio. E risponde disegnando una mappa della suddivisione dei nostri territori, ai fini della gestione del servizio idrico (e non solo), ampiamente sovrapponibile al dettato di spartizione ricevuto da questi soggetti, formata da tre grandi ambiti territoriali in cui confluiranno decine di Comuni.

Sentiamo tutta l’urgenza di informare di questo esproprio legalizzato tutti i cittadini della nostra Regione, invitandoli ad unirsi nel gridare ancora una volta, come nel giugno 2011: giù le mani dall’acqua della Campania e di tutti! E di partecipare e sostenere i Comitati civici in tutte le azioni possibili per cambiare la rotta di questo disegno di privatizzazione, proprio mentre, in questo difficile momento di crisi, la politica e le autority decidono per gli aumenti delle tariffe (anziché eliminare la remunerazione del capitale investito dalle nostre bollette, come sancito dal referendum) ed i gestori privati come la G.O.R.I. S.p.a. eseguono con arroganza i distacchi delle utenze.
Fuori l’acqua da ogni mercato! Fuori i profitti dall’acqua!