Fiat, i ribelli della Fiom assunti nella newco di Marchionne

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Ieri il Lingotto ha eseguito l’ordine della corte d’Appello di Roma. I primi 19 operai iscritti ai metalmeccanici della Cgil sono stati assunti nella newco Fabbrica Italia Pomigliano, dopo due anni di cassa integrazione.

La sensazione è che si sia aperto un fronte di guerra interno, stavolta con i ribelli della Fiom proprio tra le mura della newco Fabbrica Italia Pomigliano, nel cuore dello stabilimento targato Sergio Marchionne.

E che gli attivisti dei metalmeccanici Cgil vogliano usare come un cavallo di Troia la firma del contratto di assunzione e dei testi di tutti gli accordi, slegati dal contratto nazionale di lavoro, è cosa immediatamente palpabile ascoltando le dichiarazioni degli operai della sinistra sindacale che entrano in fabbrica e dei dirigenti Fiom che li accompagnano fino all’ingresso. Poco prima delle nove del mattino Ciro D’Alessio, 32 anni, giovane ex rsu della Fiom, cassintegrato dal 2009, mentre si appresta a varcare la soglia dello stabilimento automobilistico parla così: “Oggi viene fatta giustizia: non saremo soddisfatti fino a quando non rientreranno tutti i cassintegrati e non saranno ripristinati i nostri diritti”.

E a chi gli contesta il fatto che firmando il contratto di assunzione e i testi dell’accordo Panda qualcuno potrebbe eccepire che la Fiom accetta di fatto la nuova organizzazione del lavoro, D’Alessio replica: “Io non sono Maurizio Landini, io e gli altri 18 non siamo il segretario generale della Fiom: firmiamo solo un’assunzione”. Quando poi il giovane attivista, sciarpa palestinese al collo, fa ingresso nella direzione aziendale e gli viene sottoposta dalla delegazione Fiat tutta la documentazione da sottoscrivere, parte la telefonata ad Andrea Amendola, segretario generale della Fiom di Napoli, che fa su e giù per il piazzale antistante il varco 2. “Ti hanno detto che se firmi accetti il contratto Panda? Non è così, non ti preoccupare”, rassicura il dirigente dei metalmeccanici Cgil.

“Tanto io lo faccio lo stesso lo sciopero”, avverte poi, davanti a tutti, Amendola, dopo aver chiuso il cellulare. Ore 9 e 42: D’Alessio esce. Consegna al responsabile Fiom tutte le carte che ha firmato. Vengono analizzati sul posto il testo del contratto d’assunzione, l’accordo dell’auto e il conseguente contratto di secondo livello. Ci si accorge che il contratto di assunzione è un po’ diverso da quello sottoposto a tutti gli altri 2146 dipendenti della newco in attività. “In effetti è uguale – smentisce però Amendola – vengono ripetuti alcuni contenuti dell’accordo”. Concetti “rafforzativi”, li definiscono i militanti Fiom, frasi relative alla clausola di esigibilità, vincolo che consente a Fiat di sanzionare il sindacato che non rispetta i patti, e alla regolamentazione dello sciopero in caso di straordinario contrattuale.

“Solo messaggi politici, niente di più”, affermano Franco Percuoco, della struttura provinciale Fiom, e gli altri operai in procinto di entrare, Raffaele Manzo, Antonio Di Luca, Sebastiano D’Onofrio, Maurizio Rea, Mario Di Costanzo, Stefano Birotti. “La firma di questi documenti costituisce una seria contraddizione per la Fiom”, ammonisce però a distanza la Fiat, da Torino. Man mano che i 19 si avvicendano nella direzione (da sottolineare l’assenza del responsabile dello stabilimento campano, Sebastiano Garofalo) Amendola rintuzza: “La Fiat dice che i nostri accettano l’accordo ma questi sono lavoratori come tutti gli altri per cui contesteremo: continua la battaglia per i diritti e l’occupazione”.

Top secret sui tempi di richiesta della saletta sindacale, della bacheca e sulle nomine delle rsa Fiom. “Comunicheremo a tempo debito”, risponde il segretario. Alle 14 i 19 iscritti Fiom sono riassunti in Fip. Torneranno al lavoro il prossimo 10 dicembre, quando la newco riprenderà le produzioni, al termine dell’attuale periodo di cig.