A NAPOLI IL FUTURO SINDACO DEVE RIQUALIFICARE PER ATTRARRE

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    Per evitare di correre solo dietro le emergenze, chi si candida a sindaco deve puntare sulla riqualificazione di alcune zone della città e farne attrattori di cultura e turismo.
    Di Amato Lamberti

    Napoli non è Mumbai, come dice Macry (Corriere del Mezzogiorno di domenica scorsa, ndr), anche perchè ha meno di un milione di abitanti e non presenta estese baraccopoli in cui vivono, ridotti allo stato di pura e semplice sopravvivenza, centinaia di migliaia di persone. Le uniche favelas sono quelle di ridotte dimensioni, sparse in piccoli agglomerati su tutto il territorio, in cui vive una popolazione di rom abbandonati a sè stessi e alle loro abitudini e tradizioni. I grandi, come Scampia, e piccoli, come Taverna del Ferro, agglomerati di edilizia economica e popolare, assomigliano alle banlieu francesi, prive come sono di servizi sociali, di luoghi d”aggregazione per i giovani, di strutture positive di socialità.

    Non è neppure Barcellona, sempre per riprendere l”esempio di Macry, perchè non riesce a coniugare le esigenze di una moderna socialità fatta di tempo libero, intrattenimento, loisir, consumo e divertimento, con lo straordinario accumulo di palazzi, monumenti, musei, siti archeologici, occasioni culturali, concentrato e affastellato nello spazio ridotto di un centro antico che è l”anima della città, oltre che il suo maggiore richiamo turistico. Le ramblas di Napoli potrebbero essere Piazza mercato, la zona degli Orefici, via Duomo, via Tribunali, San Biagio dei Librai, S.Gregorio Armeno, via Costantinopoli, piazza Bellini, piazza Dante, oltre naturalmente a via Toledo (foto) e via Chiaia.

    Ma a nessun amministratore viene in mente di elaborare un progetto che renda vivibile e produttiva, di economia e nuova socialità, l”anima di Napoli, vale a dire il suo Centro Antico. Il Forum Internazionale delle Culture poteva essere l”occasione per mettere in campo un progetto di riqualificazione mirata del “corpo di Napoli”, quello dove lo straniero, artista o viaggiatore che fosse, ha sempre ritrovato nei secoli l”essenza e l”anima della città. Il problema per Napoli non è assomigliare a qualunque altra città, fossero pure Barcellona, Lisbona, Parigi, Vienna, Praga. Napoli ha una sua identità talmente forte da sfidare il tempo, le trasformazioni urbane, i cambiamenti della popolazione, l”incuria degli amministratori, l”ottusità degli speculatori. Napoli è una città magica in tutti i sensi, altro che Praga, ed è questa magia a continuare ad attrarre intellettuali, visitatori, artisti e turisti.

    Ma non si può continuare ad intervenire senza un disegno complessivo in testa. A furia di “ripulire” si rischia di “cancellare” la magia dei luoghi e della città. Si prenda esempio, non per copiare, ma per elaborare idee e proposte, da quello che si è fatto nelle città che hanno voluto innanzitutto difendere la loro anima. A Lisbona il quartiere di Alfama, una sorta di Quartieri spagnoli, è stato restaurato eliminando solo le superfetazioni dell”ultimo secolo e gli si è ridato vita con i locali in cui si può vivere l”emozione del “fado”. A Praga, il quartiere “Stare Mesto” è stato difeso dall”assalto della speculazione edilizia vincolandolo totalmente ma favorendo l”insediamento di ristoranti, pub, laboratori artigiani, antiquari, botteghe e studi d”artista. Perchè a Napoli le uniche idee che si mettono in campo debbono privilegiare la speculazione e la distruzione dell”anima della città?

    La riqualificazione di alcune zone della città antica, come piazza Mercato, i Quartieri spagnoli, la Sanità, è un problema che va affrontato prima o poi se si vuole realmente far diventare attrattiva la città a livello di cultura e di turismo. Non potrebbe, questa riqualificazione, diventare il programma di chi vuole candidarsi alla guida della città? O Napoli è condannata ad una navigazione a vista che sa correre solo dietro le emergenze?
    (Fonte foto: Wikipedia)

    CITTÁ AL SETACCIO