Ancora momenti poco edificanti quelli vissuti nel corso dell’ultimo consiglio comunale, caratterizzato da tre sospensioni, abbandono dell’aula consiliare da parte della minoranza durante una votazione e ritiro della maggioranza che ha poi determinato lo scioglimento della seduta. Eppure la pubblica assise era iniziata di buon ora, alle 10:30 (in perfetto orario di convocazione, stavolta), con due momenti significativi di cordoglio e raccoglimento per le nuove vittime mariglianesi di Covid e quelle del terremoto dell’Irpinia, a 40 anni esatti dal maledetto 23 novembre 1980.
Il pomo della discordia è stato proprio il primo punto all’ordine del giorno (ne erano previsti altri due, mai discussi). Si trattava dell’istituzione delle commissioni consiliari permanenti, organismi costituiti in seno al consiglio comunale che svolgono una funzione consultiva e preparatoria degli atti a esso spettanti, nonché di controllo sull’attuazione delle linee programmatiche relative all’intero mandato di un’amministrazione. Una dimensione fondamentale per l’azione dei consiglieri, che però nel consiglieri di ieri si è trasformata nell’ennesimo campo di battaglia tra maggioranza e minoranza, in questo caso anche opposizione. “Eppure – ha affermato l’avvocato Franco Canzerlo, consigliere PD di maggioranza – avevo apprezzato moltissimo i propositi collaborativi della minoranza, nel corso del primo consiglio. Purtroppo alle parole non seguono i fatti”.
Appunto, i fatti: gli 8 consiglieri di minoranza avrebbero voluto che nelle commissioni venisse garantita la presenza rappresentativa di tutti i gruppi consigliari (che sono 9), proponendo quindi di aumentare il numero dei consiglieri presenti nelle commissioni, portandolo da 6 a 9, appunto. La proposta della maggioranza, invece, prevedeva proprio la presenza di 6 consiglieri: 4 di maggioranza e 2 di opposizione, in perfetta continuità con quanto accaduto nel corso della precedente amministrazione Carpino, di cui facevano parte alcuni consiglieri che oggi siedono tra i banchi della minoranza (come Vincenzo Esposito, Sebastiano Guerriero, Sebastiano Molaro e Assunta De Rosa). Anche su questo si è basata la replica del sindaco Jossa, contrario, come la sua maggioranza, all’aumento dei consiglieri nelle commissioni: “Quando eravate nella maggioranza le commissioni andavano bene così, ora che siete in minoranza volete che le cose cambino. Inoltre i costi aumenterebbero, a causa del gettone di presenza. Infine vi ricordo che, a causa dell’andamento demografico della nostra città, la tendenza suggerisce che a breve i consiglieri saranno sempre meno (ne avevamo parlato anche noi qui, ndr), di conseguenza sarebbe il caso di agire in maniera coerente anche per il resto”.
La maggioranza, nella persona del primo consigliere Vincenzo Esposito dei Popolari – che abbiamo sentito qui – ha replicato sottolineando che se si può fare il settimo assessore, allora si può ampliare anche il numero di consiglieri all’interno delle commissioni, e che comunque loro avrebbero rinunciato al gettone di presenza. Fatto sta che, nonostante una prima sospensione del consiglio, al fine di interloquire e trovare un punto di incontro, la maggioranza è stata irremovibile e ha proceduto alla votazione, alla quale però non ha preso parte la minoranza, che in maniera compatta ha deciso di abbandonare l’aula consiliare. A quel punto la maggioranza ha votato, in maniera ovviamente favorevole, comunicando anche i nomi dei consiglieri che faranno parte delle commissioni: 4 per ognuna delle 7 commissioni consiliari previste dallo statuto comunale.
Una cosa inammissibile per la minoranza, che già nel corso del consiglio aveva fatto riferimento all’articolo 38 del TUEL, testo unico degli enti locali (D.lgs. 18 agosto 2000, n. 267), che prevede che le commissioni consiliari debbano rispettare il criterio proporzionale dei gruppi presenti in consiglio. Tuttavia il legislatore non precisa come lo stesso debba essere declinato in concreto. Per questo motivo, come fatto anche dalla minoranza, è utile menzionare il parere n.771 reso dal Consiglio di Stato, prima Sezione, in data del 7 marzo 2018. Con il citato parere, il Consiglio di Stato ha ritenuto fondato un ricorso avverso una modifica regolamentare che non avrebbe consentito la partecipazione alle commissioni di almeno un rappresentante per ciascuno dei gruppi presenti in consiglio, violando, in questo modo, il criterio proporzionale che invece sarebbe stato garantito prevedendo l’istituto del voto plurimo in luogo del voto capitario (cosa richiesta da Esposito all’inizio del consiglio comunale).
Alle fine, con appena 10 presenti, il presidente Manna ha dichiarato sciolta la seduta e ciò ha comportato l’impossibilità di affrontare gli altri due punti all’ordine del giorno, tra cui quello che sollecitato dalla mozione della minoranza, denominata “Marigliano si ribelle alle infamanti accuse espresse dal neo eletto Sindaco di Pomigliano d’Arco – Discussioni e determinazioni”. Una mozione che senza dubbio agitava la maggioranza di PD (partito dell’ex sindaco Carpino) e le liste forziste (che avevano appoggiato la candidatura a sindaco di Filomena Iovine, ex consigliere di minoranza), e la cui discussione, però, è solo rimandata.