Napoli. Un’impresa impossibile: gli affreschi della cappella del tesoro

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Nel Seicento la decorazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro, si presentava come la più redditizia impresa del secolo. Molti artisti furono coinvolti, ma alla fine uno solo riuscì a portare a termine la stragrande maggioranza dei lavori.

Quando la Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro decise di arricchire il santuario del santo patrono con un ampio ciclo di affreschi e una serie di quadri, ogni artista avrebbe voluto essere scelto per la realizzazione di una tale impresa pittorica. Si parlava infatti di cifre esorbitanti. La Deputazione avrebbe pagato ben 100 scudi d’oro per ogni figura, 50 per ogni mezza figura e 25 per le “teste”. Considerata l’ampiezza della cappella, si trattava di un vero e proprio patrimonio. Anche solo i dipinti, lungo le pareti, avrebbero fruttato una fortuna, senza contare il fatto che la decorazione della Cappella era un importante trampolino di lancio per aspirare a nuove e altrettanto redditizie commissioni.

Era scontato, dunque, che la concorrenza sarebbe stata spietata e che nessun artista si sarebbe fatto sfuggire un’occasione del genere. Fu proprio l’importanza di questo lavoro a trasformare la decorazione della cappella napoletana in un’impresa impossibile. Il primo fortunato pittore ad essere scelto dalla Deputazione, nel 1616, fu il Cavalier d’Arpino (Giuseppe Cesari), a quel tempo il più famoso pittore di Roma, ma la mole di lavori che l’artista doveva assolvere sul suolo romano, su tutti la decorazione a mosaico della cupola della Basilica di San Pietro e gli affreschi nel Palazzo dei Conservatori in Campidoglio, gli impedirono di recarsi per tempo nella città partenopea. L’occasione era persa.

Tre anni dopo, nel 1619, l’impaziente Deputazione optò infatti per concedere gli affreschi ad un altro pittore, Guido Reni, bolognese di nascita, cresciuto nella scuola dei Carracci, che proprio agli inizi del Seicento si affermava a Roma come uno dei più importanti artisti del secolo. Tuttavia, quando il pittore giunse a Napoli, si trovò contro tutta la comunità artistica partenopea. Era impensabile, giustamente, che un pittore “straniero” sottraesse, così facilmente, ai pittori locali la ghiotta opportunità di dipingere nella Cappella del Tesoro, nel Duomo della loro città. Si racconta che una coalizione di artisti napoletani arrivò persino a minacciare di morte l’artista e a intimargli di lasciare la città. È probabile che fu proprio per questi avvertimenti che il Reni abbandonò, solo pochi mesi più tardi, Napoli, facendo ritorno, di corsa, a Roma.

Sorte simile toccò pure, a quanto sembra, al pisano Orazio Riminaldi, anche lui costretto alla fuga dagli artisti partenopei, e, successivamente, al bolognese Francesco Gessi, chiamato ad affrescare la Cappella nel 1624. Messi fuori gioco gli artisti “stranieri”, i pittori napoletani poterono ambire finalmente ai lavori di decorazione e nel 1625, Fabrizio Santafede, Battistello Caracciolo, Belisario Corenzio e Simone Papa, furono chiamati ad eseguire le pitture. La Deputazione, però, non gradì gli affreschi dei maestri locali e nel 1629 ordinò che quelle pitture fossero rimosse. Le speranze di vedere decorata la Cappella del Tesoro sembrarono allora svanire per sempre.

Quando nel 1630 un altro bolognese, Domenico Zampieri, detto il Domenichino, anch’esso reduce da molti successi romani, fu convocato dalla Deputazione per gli affreschi e i quadri della cappella napoletana, nessuno pensava che la situazione stesse per sbloccarsi. Aiutato da un’infinita pazienza e da un carattere mite, che gli permisero di sopportare a lungo le critiche e le minacce dei maestri napoletani, il pittore bolognese iniziò a dipingere la Cappella nel 1631 e per dieci anni, incurante dei biasimi della corte partenopea, lavorò a più riprese al ciclo di affreschi e a ben cinque dei sei quadri lungo le pareti. Solo la morte gli impedì, nel 1641, di completare definitivamente l’opera. Mancavano da dipingere, infatti, a quel tempo, la cupola della Cappella e uno dei dipinti.

Il ciclo del Domenichino, con “Storie della vita di San Gennaro”, e i suoi quadri, con altrettanti episodi della vita del Santo, furono comunque un successo. Eppure, come era accaduto a Guido Reni poco tempo prima, anche Domenichino dovette fare i conti con l’ambiente napoletano. Tartassato dalle critiche dei pittori locali e costantemente disturbato dalla Deputazione della Cappella, che voleva vedere conclusi i lavori al più presto, l’artista bolognese visse gli anni del suo soggiorno napoletano in un’ansia costante.

Nel 1634, per un lungo periodo, lasciò persino la città, convinto di non farvi più ritorno. Trattenutosi a Frascati, presso la Villa della famiglia Aldobrandini, che lo proteggeva, il pittore restò per molto tempo indifferente ai richiami della Deputazione della Cappella, finché la Deputazione stessa non prese la drastica decisione di rapire la moglie e la figlia, che erano rimaste in città, e di ricattare l’artista. Agli inizi del 1635, quindi, Domenichino tornava tristemente in città e riprendeva i lavori nella cappella napoletana.

Passò i suoi ultimi anni temendo continuamente di essere avvelenato o ucciso. Quando la morte lo colse, nel 1641, gran parte della Cappella era stata comunque decorata. Sacrificando se stesso per amore dell’arte, Domenico Zampieri era riuscito a rendere possibile l’impossibile. Con i magnifici affreschi della cupola, terminati nel 1643 da Giovanni Lanfranco (il quale, ancora una volta, “derubava” il Domenichino dell’incarico di dipingere una cupola) e il quadro con “San Gennaro che esce illeso dalla fornace” di Jusepe de Ribera, la decorazione della Cappella del Tesoro nel Duomo di Napoli poteva dirsi per sempre conclusa. Erano passati decenni dal primo progetto e molti artisti erano stati coinvolti nell’impresa. Ad uno solo, tuttavia, spettano le lodi maggiori. Fu lui, principalmente, a dar vita, sul suolo napoletano, ad uno dei massimi capolavori della storia dell’arte italiana ed internazionale.
(Fonte foto: Rete Internet)

STORIE D’ARTE

Casalnuovo. Istituito l’Ambito Territoriale N21

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L’assessore alle politiche sociali Antonio Corcione: “Con il nuovo Ambito il territorio di Casalnuovo diventa maggiormente protagonista degli assetti e dei servizi sociosanitari”.

Il 28 gennaio si sono riuniti presso l’Ufficio del Sindaco di Casalnuovo dott. Antonio Peluso, il Presidente f.f. della Provincia di Napoli avv. Antonio Pentangelo,Il Vice Sindaco del Comune di Casalnuovo di Napoli Avv.Andrea Orefice, l’Assessore Corcione, il Direttore UOC integrazione sociosanitaria ASL NA 2 nord dott.ssa Maria Femiano, per formalizzare la costituzione del nuovo Ambito territoriale, denominato N21. Il Dr.Pasquale Guercia Capo Settore delle Politiche sociali del Comune di Casalnuovo è stato nominato responsabile dell’ufficio di Piano.

La Costituzione del nuovo Ambito è reso possibile dalla Delibera Regionale n. 320 del 2012 che, alla luce dei nuovi indirizzi che prevedono un potenziamento delle politiche sociosanitario ed un rafforzamento dell’integrazione operativa tra i Distretti sociali e sanitari, ha modificato parte degli Ambiti territoriali tra i quali l’Ambito Territoriale N8 (Casalnuovo di Napoli – Acerra) che risulta diviso in due Ambiti distinti. “Con la formalizzazione del nuovo Ambito” dichiara il Sindaco Peluso “si è avviato il processo con il quale la Regione ha riconosciuto lo status di distretto sociosanitario autonomo. Ciò consentirà di operare con maggiore efficienza ed efficacia garantendo una risposta più immediata ed adeguata ai bisogni del territorio. La proficua collaborazione intrattenuta fino ad oggi con il Comune di Acerra continuerà comunque con altre forme e modalità sempre a tutela dei cittadini/utenti.”

“Recepiamo con l’istituzione del nuovo Ambito Territoriale – continua l’assessore alle politiche sociali Antonio Corcione – le direttive della Giunta Regionale. Inizia così un nuovo ciclo programmatico in materia di integrazione sociosanitaria, che raccoglie i frutti di un faticoso lavoro di concertazione e di condivisione di linguaggi con la messa in campo di specifiche strategie di interventi integrati. Con il nuovo Ambito il territorio di Casalnuovo diventa maggiormente protagonista degli assetti e dei servizi sociosanitari.”
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Brusciano. Il M5S chiede il sorteggio pubblico degli scrutatori

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Il gruppo ha presentato all’ufficio protocollo del Comune una richiesta relativa alle prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio, affinchè gli scrutatori vengano nominati tramite un sorteggio casuale in seduta pubblica.

Il gruppo di attivisti M5S di Brusciano, Giovedì 17 Gennaio ha presentato all’ufficio protocollo del Comune una richiesta relativa alle prossime Elezioni Politiche del 24 e 25 Febbraio, affinchè gli scrutatori vengano nominati tramite un sorteggio casuale in seduta pubblica.

Si chiede di dare pari opportunita’ a tutti i cittadini indipendentemente dalle loro "amicizie", e si auspica che questa volta non prevalga la mentalità arbirtraria del sistema partitico che vuole una chiamata diretta e nominativa anziché un sorteggio pubblico per la nomina dello scrutatore di seggio. In passato la nomina avveniva tramite sorteggio casuale al computer (legge 95/1989), mentre attualmente la chiamata è diretta e nominativa (ovvero non casuale) (legge 270/2005). La riforma segna un ritorno al sistema in vigore dal 1948 al 1992, che prevedeva una ripartizione degli scrutatori proporzionale ai voti dei partiti nella precedente elezione.

Insomma si vuole ripristinare un diritto elementare, la pari dignità e pari opportunità a tutti i cittadini. E’ il sistema 5 Stelle quello basato sul merito e sull’eguaglianza di tutti i cittadini in situazioni oggettivamente uguali. Tra qualche giorno si riunirà la commissione elettorale per discutere le modalità di procedura per la designazione degli scrutatori e dei presidenti di seggio. Il M5S Brusciano si recherà alla riunione suddetta, non avendo avuto ancora risposta alla richiesta precedentemente presentata.
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L’Art-Couture dello stilista Molaro accende le passerelle ad AltaRoma

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Successo per lo stilista sangiuseppese durante la kermesse di moda tenutasi nella Capitale. Una spirale emozionante tra arte, estro e lusso che si espande e che può dare un gusto diverso alla moda.

L’Art-Couture dello stilista Gianni Molaro accende le passerelle ad AltaRoma, la kermesse di moda tenutasi nella Capitale. Una spirale emozionante tra arte, estro e lusso che si espande e che può dare un gusto diverso alla moda.

Le idee vulcaniche di Gianni Molaro, originario di San Giuseppe Vesuviano, hanno portato una creatività assoluta: venti minuti di intense emozioni e un susseguirsi di abiti a farfalla e scarpe a zanna di elefante sotto sensuali crinoline settecentesche: sono le donne sognate (e disegnate) da Molaro. Immagini oniriche di creature misteriose che nascondono il volto dietro profili scolpiti nel tulle, il corpo dentro bozzoli di farfalla, il capo dentro sofisticati cappucci . Indossano tute bianche, goffrate e disegnante da volant di chiffon e organza oppure tubini rossi o gialli dalle profonde scollature sulla schiena, con maniche a violino, impreziositi da ricami e raffinati intarsi di pizzo chantilly nero, per un effetto di elegante contrasto.

Per l’abito da sposa Molaro sceglie il colore del sole e sprigiona luce. Un giallo abbagliante che illumina il corsetto di mikado di seta tempestato di enormi pietre su una fiabesca gonna di tulle a strati. Particolarissimi i trucchi disegnati dallo stesso Molaro e realizzati dal bravo visagista Antonio D’Ascoli ,altrettanto belle le acconciature del coiffeur Enzo Nocerino. E durante la sfilata, anche una novità assoluta: la sfilata con un abito di Molaro della designer della Nusco Spa Matilde Durante. La collaborazione tra questi due eclettici partenopei, che rappresentano settori tanto diversi, è nata da una sintonia di pensiero e visione e nell’aver fatto dell’italianità il loro punto di forza, valorizzando la creatività e la qualità del Made in Italy sia in Italia che all’estero.

Marigliano. I Gd e il Pd chiedono il sorteggio degli scrutatori

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In vista delle lezioni politiche del 24 e 25 Febbraio, il Partito Democratico chiede ai membri della Commissione elettorale trasparenza sulla nomina degli scrutatori tramite un sorteggio pubblico.

Il Partito Democratico e i Giovani Democratici di Marigliano hanno protocollato presso l’ufficio comunale una nota indirizzata al Sindaco e ai membri della Commissione Elettorale per richiedere, in occasione della nomina degli scrutatori per le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio, un sorteggio pubblico tra tutti gli aventi diritto, ovvero coloro i quali siano in possesso dei requisiti richiesti e che ne abbiano fatto domanda.

La legge elettorale, nota come "porcellum", all’art.9 regolamenta infatti suddetta nomina, senza specificare alcun criterio rispetto alla selezione degli individui, quindi nulla vieta alla commissione di procedere con un sorteggio tra gli iscritti all’albo e poi nominare i sorteggiati senza nessuna ‘intermediazione’ politica. “In un momento di scollamento della società dalla sua classe politica – dichiarano – è importante che tutti i cittadini abbiano la stessa possibilità di partecipare al processo elettorale in qualità di scrutatori. Non è giusto, né trasparente, che un cittadino abbia più possibilità di un altro solo perché in cambio di riconoscenza, fa richiesta personale a un membro della commissione elettorale di essere nominato”.

Inoltre, considerato che la platea degli iscritti all’albo degli scrutatori da cui attingere è in gran parte formata da giovani studenti o in attesa di occupazione, sarebbe veramente difficile comprendere le motivazione di una scelta per un criterio diverso dal sorteggio. I Democratici intendono impegnarsi con tutti gli strumenti a disposizione e in tutte le sedi ( il gruppo consiliare PD, attraverso il consigliere Sorrentino, ha già comunicato tale richiesta all’intero Consiglio Comunale nell’ultima celebrazione del 24 gennaio) affinché sia garantita la massima trasparenza e sia evitata ogni tipo di disparità o favoritismo che la chiamata diretta e nominativa comporta. “Non possiamo permettere – dichiarano – di far passare per l’ennesima volta un normale diritto per un favore”.

Ipercoop, primo no dei lavoratori alla cessione

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Ieri le assemblee negli ipermercati di Quarto e di Afragola. Firmato nella struttura flegrea un documento sindacale contro la cessione di addetti, mezzi e merci al gruppo Catone. La sintesi del piano industriale non convince i lavoratori.

La grande distribuzione commerciale campana è sempre più nella bufera. Ieri i lavoratori Ipercoop hanno tenuto le assemblee nei vari centri della grande distribuzione dislocati ad Afragola, Quarto, Avellino, Napoli-Arenaccia e Santa Maria Capua Vetere.

Il piano industriale presentato dall’acquirente, il gruppo Catone, non sta suscitando il gradimento dei circa 700 addetti degli impianti di Unicoop Tirreno, che entro giugno intende lasciare la regione conservando però il marchio e il 51 per cento del controllo societario. In vista cassa integrazione, tagli del personale e ridimensionamenti. Da qui la decisione dei lavoratori dell’ipermercato di Quarto di far firmare ai sindacati un documento da cui emerge la netta contrarietà a passare alla gestione dell’azienda di trasporti Catone, preferendo la ricerca di un’alternativa sempre in ambito cooperativistico. Non ancora definita, invece, la posizione dell’assemblea di Afragola, che stamane si riunirà in seconda convocazione.

Nel frattempo l’Usb, l’Unione dei Sindacati di Base, sta tentando tutte le strade possibili della politica che conta in Campania allo scopo di bloccare la cessione, operazione che dovrebbe essere chiusa entro il prossimo giugno. Il sindacato autonomo sta organizzando una manifestazione per giovedi, un presidio simbolico sotto palazzo San Giacomo, sede del comune di Napoli. Obiettivo: un incontro con il sindaco Luigi De Magistris.

A Volla si celebra la Giornata della Memoria

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Domenica 27, nell’auditorium dell’ICS Matilde Serao c’è stata la proiezione del film “Everything is Illuminated” mentre lunedì 28, in quello dell’ICS Vittorio De Sica, si è svolta una manifestazione che ha coinvolto tutte le scuole del territorio.

Il 20 luglio del 2000 il Parlamento Italiano promulgò una legge, la n. 211, nella quale dichiarava il 27 Gennaio "Giornata della Memoria". Che cos’è la "Giornata della Memoria" e perché viene commemorata il 27 Gennaio?

La "Giornata della Memoria" è l’occasione per "ricordare di ricordare" alcuni tra i gesti più efferati, crudeli e sanguinari che l’essere umano abbia potuto compiere: l’Olocausto. Per antonomasia questo è il termine dato al genocidio perpetrato dalla Germania Nazista e dai suoi alleati nei confronti degli ebrei. Ne furono sterminati tra i 5 e i 6 milioni, di ogni sesso ed età. Viene celebrata il 27 Gennaio, perché, quel giorno, nel 1945 le armate russe abbatterono il cancello del campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, liberando i prigionieri. Per la verità questo non è il solo genocidio compiuto dagli uomini contro gli uomini. Ce ne sono stati tanti altri nella breve storia dell’umanità. Ma, il livello di quello compiuto ai danni degli ebrei, forse, ha raggiunto l’apice assoluto.

Tant’è che viene chiamato anche con il nome di "Shoah" che in lingua ebraica significa "catastrofe", "distruzione". Il massacro dei corpi, delle menti e della dignità di un intero popolo venne compiuto a partire dal 1933, in tutta Europa. Iniziò con la segregazione e le leggi razziali, e culminò nella carneficina organizzata scientificamente nei campi di concentramento e di sterminio. Ma è giusto parlarne, raccontarla, quasi farla rivivere alle nuove generazioni? E bisogna farlo in maniera nuda e cruda, oppure come ha saputo fare in modo splendido, con una poesia, Roberto Benigni nel suo capolavoro cinematografico "La Vita è Bella"?

La professoressa Pina Palumbo, rappresentante dell’ICS San Giovanni Bosco, ha affermato che "poiché oggi viviamo nella società delle immagini, quello che non si vede non esiste e quindi bisogna far vedere le immagini dell’Olocausto". Così, per "ricordare di ricordare", il 27 e 28 gennaio si è svolta a Volla la rievocazione della Giornata della Memoria, organizzata dall’Assessore alla Cultura e Pubblica Istruzione, la prof.ssa Simona Mauriello che ha affermato: "Il ricordo e lo studio della Shoah e degli altri crimini contro l’umanità hanno un valore educativo, soprattutto per le giovani generazioni … l’insegnamento e l’approfondimento di queste tragedie sia un veicolo per l’educazione ai valori della pace, del rispetto della diversità, della dignità di ogni individuo, della necessità di lottare contro l’antisemitismo ed il razzismo".

Domenica sera, 27, nell’auditorium della Matilde Serao c’è stata la proiezione di un film tematico: "Everything is Illuminated" del regista Liev Schreiber, e lunedì mattina, 28, in quello dell’ICS Vittorio De Sica, si è svolta una manifestazione che ha coinvolto tutte le scuole del territorio. A turno gli alunni e gli studenti degli ICS Vittorio De Sica, Matilde Serao, Giovanni Falcone, San Giovanni Bosco, e del Liceo Pietro Calamandrei hanno presentato i lavori prodotti con l’ausilio dei loro insegnanti. "Tutti i regimi totalitari che sono contro la libertà dell’uomo vanno condannati", è stata l’affermazione del Sindaco Guadagno, il primo a prendere la parola. Il borgomastro, ringraziando quelli che hanno permesso e sostenuto l’iniziativa, ha confidato, commosso, che anche suo padre fu deportato in Germania per 2 anni.

Molto emozionante è stata l’apertura con i ragazzi della De Sica che hanno acceso delle candele e le hanno poste su una corona d’alloro al centro del palco. Poi, sono stati proiettati video e filmati, fatte ascoltare canzoni, recitate poesie, lettere. Immagini, parole, suoni e colori, molto toccanti ed emozionanti, sono fluiti come una cascata che ti sommerge, ti avvolge e ti impregna lasciandoti segni significativi dentro. Sul palco i dirigenti d’istituto hanno preso la parola, precedendo la presentazione dei lavori dei ragazzi. "Abbiamo avuto l’eredità di mantenere sempre vivo il ricordo", ha detto la prof.ssa Montano Sofia dell’ICS De Sica, che ha fatto gli onori di casa. Il Prof. re Mastrogiacomo dell’ICS Matilde Serao ha posto l’accento sul fatto che "la libertà non si baratta con niente … e che il razzismo è una malattia".

La prof.ssa Maria Incarnato, dirigente dell’ICS Giovanni Falcone ha condiviso l’idea di tutti di testimoniare e ricordare e che "tutto quello che abbiamo visto possa restare nei nostri cuori". Simona Mauriello, al termine, molto soddisfatta della manifestazione, ha commentato: "Una Giornata da non dimenticare quella svoltasi stamane presso l’Auditorium dell’I.C. De Sica, per far sì che la storia del passato non sia il futuro dei nostri figli". La Maurielllo ha poi definito "coinvolgente ed emozionante le testimonianze degli amici Gennaro Di Paola (dell’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), e Tullio Foà (rappresentante della comunità ebraica di Napoli), e preziose le parole del Prof. Guido D’Agostino (presidente dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza)", ospiti d’onore della manifestazione.

Quindi, lo stato Italiano ha fatto diventare Legge la commemorazione di questa giornata proprio perché se ne parli, la si racconti, la si ricordi, le si ponga l’attenzione, almeno una volta all’anno. Soprattutto per evitare che si ripeta, per evitare che riaccada. Tutti sono concordi nell’affermare che non debba succedere più, che non debba accadere un’altra volta. Ma, invece, chissà in quante parti del mondo, sia prima, sia dopo il 2000, altri genocidi sono stati perpetuati.

Torre del Greco. Trovato uomo morto in casa

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La vittima è Roberto Mariniello, imprenditore edile di 57 anni. Abitava nell’attico di un edificio di via Tironcelli. Gli inquirenti non escludono nessuna pista sulla causa della sua morte.

Si chiama Roberto Mariniello, l’uomo trovato cadavere nel suo appartamento di via Tironcelli. Imprenditore edile di 57 anni, appartenente a una famiglia benestante, figlio di un noto costruttore che ha realizzato alcuni parchi residenziali in città.

Nell’appartamento dell’uomo, sito al terzo piano, sono state rinvenute diverse macchie di sangue. A un primo esame l’appartamento risulta in ordine ma ci sono elementi che fanno pensare a una morte violenta. Al vaglio degli investigatori resta anche l’ipotesi dell’incidente domestico. Al momento è sotto interrogatorio la domestica di trent’anni che questa mattina ha ritrovato il cadavere di Roberto Mariniello, nudo, riverso in un lago di sangue nel bagno di casa. Sulla tragica morte dell’uomo indagano i Carabinieri.
(Fonte foto: Rete Internet)

Brusciano. Il candidato sindaco Romano discute sul PUC

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Alla conferenza stampa indetta il 31 gennaio ore 11.30 presso l’associazione Fare Nuovo verranno illustrate le “problematiche relative al nuovo piano urbanistico comunale appena approvato dal consiglio comunale”.

Le problematiche relative al nuovo piano urbanistico comunale appena approvato dal consiglio comunale di Brusciano saranno al centro della conferenza stampa indetta dall’avvocato Giosy Romano, candidato a sindaco di Brusciano alle prossime elezioni amministrative del 25 e 26 maggio. La conferenza avrà luogo giovedì 31 gennaio 2013 alle ore 11.30 presso l’associazione FARE NUOVO in via Camillo Cucca n° 240 a Brusciano.

Durante la conferenza l’avvocato Giosy Romano illustrerà le gravi deficienze del piano. Uno strumento ritenuto, dallo stesso Romano e dal suo gruppo consiliare, contrario agli interessi dei cittadini di Brusciano ed allo sviluppo del paese, in grado di generare solo una grande confusione urbanistica. Alla conferenza stampa saranno presenti: Avv. Giosy Romano, candidato Sindaco al Comune di Brusciano; Luigi D’Amato, consigliere comunale; Felice Castaldo, consigliere comunale; Fabio Terracciano, consigliere comunale. Al termine della conferenza stampa sarà offerto ai presenti un buffet.
(Fonte foto: Rete Internet)

Acerra. De Laurentiis: “Il sindaco di Acerra sta con monti, il PdL dia l’avviso di sfratto”

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È quanto afferma in un comunicato stampa il dirigente nazionale della Giovane Italia e candidato alla Camera dei Deputati con il Popolo della Libertà, per la circoscrizione Campania 1.

“Parta da Acerra, città che purtroppo vede alla guida un sindaco montiano, il no al patto delle tasse del duo Monti – Bersani”. E’ quanto dichiara Ulderico de Laurentiis, dirigente nazionale della Giovane Italia e candidato alla Camera dei Deputati con il Popolo della Libertà, per la circoscrizione Campania 1, che comprende anche Acerra.

“Nelle prossime ore – prosegue l’esponente del PDL – insieme all’amico Antonio Crimaldi, che con me rappresenta Acerra nella corsa per il Parlamento, comunicheremo la nomina delle squadre di dieci persone ciascuno che saranno impegnate in prima linea in questa difficile campagna elettorale, unitamente al calendario di eventi e presenze sul territorio. Questi amici ci affiancheranno lungo tutto il percorso che ci porta verso le date del 24 e 25 febbraio 2013, aiutandoci a raccontare agli acerrani che gli è stato scippato un governo, quello del PDL e del Presidente Berlusconi, legittimamente eletto nel 2008 e che dal cosiddetto bonus bebè alla social card, passando per l’abolizione dell’ICI sulla prima casa e tanti altri interventi nel concreto, ha dimostrato di essere governo del fare, vicino al suo popolo.

Con Monti, invece ci è stato imposto un governo tecnocratico, freddo, distante dalle esigenze della popolazione, che non volendo sentire ragioni e in nome di quanto chiedeva l’Europa, o meglio la Germania della Merkel, ha tassato e tartassato gli italiani, facendoci vivere un anno da incubo, per poi salvare le banche amiche di Bersani e del PD. Sarà innanzitutto con queste donne e uomini – conclude de Laurentiis – giovani e meno giovani, lavoratori , studenti e professionisti, protagonisti della battaglia alle porte, che il giorno dopo le elezioni e la vittoria, nascerà un nuovo centrodestra di popolo. E’ il Popolo della Libertà di Acerra che è chiamato fin da ora con i suoi simpatizzanti, militanti e soprattutto autorevoli esponenti e consiglieri comunali a dare una spallata alla giunta Lettieri e di conseguenza al duo Monti-Bersani.
(Fonte foto: Ufficio Stampa Ulderico De Laurentiis)