Somma Vesuviana, riunione di maggioranza senza il sindaco, la proposta: «Giunta a sei e un’altra nomina prima del bilancio».

0
1370
Somma Vesuviana, il Municipio

La riunione di maggioranza, l’ennesima, si è tenuta ieri sera senza il sindaco Pasquale Piccolo. Ben 14 consiglieri hanno sottoscritto un documento (vergato a penna) invitando il sindaco a procedere alla nomina della giunta. Ma Piccolo, almeno fino a ieri sera, non ha accettato la proposta. Si va verso le dimissioni o Piccolo finirà per cedere?

 

Il risultato della riunione di maggioranza che ha avuto luogo ieri sera è semplice ed è tutto in un documento firmato da quattordici consiglieri comunali. L’idea è la seguente: Pasquale Piccolo – che ieri ha detto di essere pronto alle dimissioni pur di non cedere alle pressioni – dovrebbe integrare la giunta limitandosi a sei nomi. Vale a dire un assessore di Forza Italia, uno di Progetto Somma, uno dell’Udc, uno di Noi Sud e uno della compagine in origine nota come Lista Cuore. La nomina del settimo assessore (in quota Somma Protagonista) andrebbe rimandata almeno di un mese, dopo una sacrosanta programmazione, ma comunque avvenire prima del voto sul bilancio. L’alternativa potrebbe essere, tanto è emerso dalla riunione, una giunta di tecnici (a trovarli, i tecnici non riferibili ad una o più compagini politiche).

La proposta, o meglio il documento prodotto nel corso della riunione, è stata consegnata ieri sera nelle mani del sindaco da tre consiglieri comunali. E Piccolo ha detto…«no». Il sindaco ha opposto il gran rifiuto (passateci la citazione “papale”) alla «sua» (?) maggioranza. Tale era la situazione nella tarda serata di ieri. Ma le ipotesi a questo punto restano ovviamente soltanto due: il sindaco si dimetterà a breve – circostanza che già ieri stava valutando, come ha anticipato al mediano.it – o cederà rinunciando perciò ad un «suo» assessore. La terza, improbabile, ipotesi è che siano i consiglieri a cedere.

Se oggi, o al più tardi domani, Piccolo rassegnerà le dimissioni, ci saranno comunque venti giorni affinché possa ripensarci.  In caso contrario, si andrà al voto.