Somma Vesuviana, l’iconografia della Madre dei Dolori tra arte e fede

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foto Antonio Angri

L’iconografia mariana, ben attestata in ogni aspetto cultuale e devozionale, ha sempre assegnato alla Vergine, sin dal Medioevo, più di ogni altro ruolo, quello particolare di materna mediazione tra l’umano e il divino, tra l’immanente e il trascendente.

 

A riguardo, suggestivi e drammatici rappresentano i santini e le edicole della Passione, dove sopravvive una sorta di processo di umanizzazione del piano divino, con l’effettivo dolore della Vergine e la sofferta passione umana. [V. M. Talò, La Vergine Desolata nell’iconografia sacra popolare in Santini et similia, Anno 1, n.4]. La visione della Madre ai piedi della Croce si è sempre affermata nella pietà popolare seppure la teologia cattolica in passato negava il valore ortodosso della Madonna Addolorata, quasi che questa donna divina non fosse consapevole o sminuisse, col dolore di una comune madre terrena, il miracolo prossimo della risurrezione del Figlio, più prodigioso dello stesso dogma dell’ incarnazione. Soprattutto, i Vangeli, specie quello di San Giovanni, narrano che Ella (La Vergine) stabat iuxta crucem, ma non dolorosa e lacrimosa, come poi canta Jacopone da Todi e qualche altro mistico autore. Naturalmente, però, la fede incontrollata popolare, attraverso i santini e le edicole votive, ha sempre magnificato la figura della Desolata in relazione al dolore di tutte le madri per la perdita di un proprio figlio.

Addolorata 1855 Porta Terra (foto R. D’Avino)

E questa considerazione viene celebrata soprattutto durante i riti del Venerdì Santo, quando è facile cogliere questa sorta di immedesimazione collettiva nella sofferenza della Madre Desolata, che poi è la Madre di tutti. Oltre alle numerose Addolorate merlettate che spesso ritroviamo nei libri di preghiera delle nostre nonne, assumono un rilievo enorme le numerose edicole maiolicate della Vergine Desolata sparse nel tessuto urbano di Somma Vesuviana e dei paesi circostanti. Si tratta – come riferisce il prof. Antonio Bove – di un insieme cospicuo di edicole, trattanti il tema della Mater Dolorosa, poste sull’esterno delle case che fanno anche da sfondo al tradizionale itinerario dell’ antica processione della Addolorata con il Cristo Morto del Venerdì Santo per quanto riguarda Somma Vesuviana. Il prof. Antonio Bove, esimio studioso, ha sempre sostenuto di trovarci di fronte ad un tipico esempio di come la scena urbana possa connotarsi fortemente in segno sacro, proprio per la presenza di queste edicole sacre [A. Bove, Summana n°12, 26].

Mater Dolorosa via Piccioli

L’ iconografia del Dolore, espressa in queste riggiole, trae origine, quindi, dalla figura stante della Vergine ai piedi della Croce e si esalta nella tipologia più comune iconograficamente: la Madonna dei Sette Dolori. Certamente numerose erano queste edicole sacre diffuse in città, anche se qualcuna purtroppo trafugata da ignote mani sacrileghe: via Piccioli, via Canonico Feola (due), vico Capasso, Porta Terra, villa Napolitano. La maggior caratteristica consiste certamente nell’ attributo iconografico della spada che trapassa il petto della Vergine, in riferimento non solo al grande dolore patito per la morte del Figlio, ma anche in relazione alla profezia del vecchio Simeone, annunciata alla Vergine il giorno della Presentazione al Tempio: Tuam animam pertransibit doloris gladius [Luc. 2, 35]. Col tempo – continua Bove – la pietà cristiana ha portato a sette il numero delle spade che avrebbero trafitto l’anima di Maria. Le sette spade, per chi non lo sapesse, connotano i sette specifici Dolori patiti dalla Vergine: 1) la profezia di Simeone; 2) la fuga in Egitto; 3) la scomparsa di Gersù Bambino nel tempio; 4) il trasporto della Croce; 5) la Crocifissione; 6) la discesa della Croce; 7) la deposizione nella tomba. Un discorso a parte merita, invece, la sontuosa edicola nella località detta al Purgatorio, posta di fronte alla cappella omonima della nobile arciconfraternita del Pio Laical Monte della Morte e Pietà, dove attualmente vi è la farmacia municipale. E’ una icona maiolicata cm 80 x 100, databile, secondo il prof. Bove, nella seconda metà del XVIII secolo, che presenta stavolta un altro tema interessante dal punto di vista iconografico: la Pietà o la Madonna della Pietà. Un’ opera sacra dove si ravvisano vari simboli che rimandano ad un organico sistema significante, tanto da abbracciare tutti i Mysteria varia della Passione e Morte di Cristo [A. Bove, Summana n°5, 24].

Mater Dolorosa via Pomintella

Una vera opera d’arte che abbraccia insomma la vicenda del tradimento di Giuda, della condanna, della passione e morte di Cristo. La parte centrale della rappresentazione è dominata sia dalla figura del Cristo Morto adagiato sul sudario e sia dalla figura della Mater Dolorosa, segnata dal vistoso simbolo del cuore trafitto. Intorno alle due figure centrali si rivelano numerosi simboli scenici o i cosiddetti misteri: un gallo sopra una colonna in atto di cantare; un tamburo con tre dadi; il calvario con tre croci; mentre nella parte conclusiva dell’icona, troviamo due stupendi angeli. Il primo angelo regge il Calice del Sangue di Cristo sparso sulla Croce, mentre il secondo angelo regge una altra croce, che stavolta diventa non più segno di morte e di martirio, ma segno del più esaltante dei trionfi: quello della vittoria della vita sulla morte. Un’effigie, insomma, ben protetta da una lastra infrangibile, che non solo oggi identifica un particolare luogo del territorio di Somma, ma  suscita in ogni osservatore un momento di riflessione, un incontro inatteso e, soprattutto, un’ intima preghiera.

Mater Dolorosa al Purgatorio           (foto Antonio Angri)