Per l’acqua sindaci contro Ente Idrico regionale e Gori Spa.
Chissà se il gruppo di sindaci dell’area sarnese-vesuviana che da fine dicembre contesta l’Ente Idrico Campano e la Gori per disfunzioni e obiettivi mancati, è a conoscenza che la Campania è ben solida in cima alla classifica nazionale per dispersione di acqua. I primi cittadini di Roccarainola, Casalnuovo, Nocera Inferiore, Pagani, Angri ,Sarno, Cercola , Fisciano , Scisciano hanno ingaggiato una battaglia dagli esiti assai incerti e che temiamo andrà avanti per molto tempo. Secondo questi primi cittadini (e gli altri ?) l’Ente Idrico Campano istituito con una legge regionale in base a provvedimenti nazionali, in quattro anni non ha combinato nulla di buono. Di conseguenza la Gori , la grande società per azioni che gestisce le reti cittadine, deve andare a casa per incapacità gestionali e tariffe pesanti applicate agli utenti. I sindaci sperano in una “ripubblicizzazione dell’acqua” , come hanno scritto nella discutibile interpretazione del famoso esito referendario del 2011. E’ una battaglia giusta ? Vinceranno ? A parte i 5 stelle che hanno sempre il puntuto sospetto di una truffa a danno di tutto e di tutti, c’è da chiedersi se il vero problema non siano i soldi da spendere per mettere a posto le tubazioni, piuttosto che l’Ente Idrico da sciogliere. A presiederlo , peraltro, è un loro collega sindaco.
Ogni anno 3,5 miliardi di metri cubi di acqua non arrivano a destinazione in case, uffici, industrie, strutture pubbliche. Tanti proclami ma poco efficienza sino ad oggi . E chi non si sente responsabile di così copiosa demagogia si faccia avanti, dopo aver sbandierato progetti in ogni dove: a Roma, a Bruxelles, nelle Regioni. Rispetto a tre anni fa – ha certificato l’Istat- le perdite di acqua buona sono aumentate in maniera vertiginosa . Facendo i conti di quanto si spreca per infrastrutture fatiscenti e di quanto occorre per iniziare a mettere a posto le reti, si arriva a 4 – 5 miliardi di euro da investire ogni anno. In pratica 100 euro per abitante e sollevare il servizio pubblico più malandato del Paese. I numeri così noiosi da consultare in campagna elettorale sono implacabili e reali. Non ci stupiamo nemmeno che taluni li ignorino perché dovrebbero poi sistemarli in caso di vittoria elettorale. E’ così. Le perdite di acqua – dice l’Istat – sono del 38 % , quando il consumo medio stimato per abitante è di 80 metri cubi l’anno. In termini più netti, l’acqua persa potrebbe soddisfare il bisogno di un anno di 40 milioni di italiani. Non dubitiamo della serietà dell’Istat, a maggior sostegno quando scopriamo che in cima alla classifica degli sprechi ci sono le isole e le Regioni del Centro Sud. La Campania, quindi, non scappa.
Le tariffe di erogazione potrebbero essere riviste a vantaggio di una effettiva efficienza del sistema. Se ne discute, ma oggi sono le più basse in Europa a fronte del peggiore livello di investimenti , cosa che rappresenta l’Italia come un cane che si morde la coda : si investe poco , ma si paga altrettanto. Una rivendicazione territoriale più giusta in una Regione angosciata dal bisogno di acqua potabile, sarebbe la richiesta di un piano di investimenti pubblici e privati di medio periodo per migliorare tutto il sistema. Le statistiche confermano che l’84% dell’acqua potabile italiana arriva da riserve sotterranee da utilizzare in maniera ancora più funzionale. Stentiamo a credere che l’Ente Idrico Campano possa davvero esere mandato a casa, messo in mora, commissariato e la Gori congedata dai Sindaci con un benservito . Al contrario per non perdere e non illudersi, costringere i due simboli del disservizio campano a diventare interpreti di una ripresa e di un rilancio del servizio. A beneficio di quegli utenti in nome dei quali è in corso la battaglia. ****