Quattro lavoratori rimasti senza soldi e senza posto. Ma un accordo sindacale ne garantiva il trasferimento alla Adler. Concerto con “picchetto” per farli rientrare al lavoro.
Con il trasferimento dei suoi cento dipendenti nella Adler la vertenza della Ilmas di Acerra sembrava finita, già quattro anni fa. Ma non è così. Qualcuno si è “dimenticato” di inserire quattro operai nella lista degli organici da trasferire dall’azienda aeronautica fallita a quella ben più florida retta dall’industriale Pasquale Scudieri. Quattro lavoratori che dopo l’esclusione dal riassorbimento sono finiti nelle liste di mobilità. Intanto ieri pomeriggio gli operai messi alla porta sono passati all’azione: si sono incatenati davanti ai cancelli della Adler, ad Airola, in provincia di Benevento, l’impianto che l’accordo sindacale stipulato nel 2010 avrebbe dovuto salvarli. Si chiamano Giovanni Albarano, Antonio Azzola, Enrico Vitale e Raffaele Mascelli. Tutti, chi più chi meno, cinquantenni, tutti padri di famiglia. Per loro ieri si sono spesi parecchio, tra gli altri, don Peppino Gambardella, il parroco della chiesa madre di Pomigliano, e il noto cantante folk Marcello Colasurdo. Colasurdo all’ingresso dello stabilimento ha improvvisato un concerto insieme ad altri suoi colleghi musicisti. Tammorre, clarini e chitarre per chiedere a Scudieri e, soprattutto, ai sindacati il rispetto degli accordi e il conseguente ritorno al lavoro degli operai emarginati. Durante la protesta “musicata” è accaduto ciò che nessuno sperava. A un certo punto alcune tute blu dell’Adler, in segno di solidarietà ai lavoratori finiti senza soldi e senza posto, hanno messo a segno un breve picchetto che per alcuni minuti ha fatto bloccare l’accesso all’impianto. Don Peppino poco prima aveva consegnato una lettera all’azienda. E’ indirizzata a Scudieri. “Pur non conoscendola personalmente – scrive il sacerdote – ella mi è nota per le sue qualità imprenditoriali e per la sua squisita sensibilità umana verso tutti ed in specie verso i lavoratori. Ora dunque la imploro – l’appello di don Peppino – di fare quest’opera meritoria, altamente umanitaria e rispettosa della giustizia avendo tali operai il diritto di essere assunti prima degli altri. So che Lei è credente e pertanto sa bene che il Signore la premierà proprio per il suo impegno a favore degli operai dicendole: “ero licenziato e mi hai reintegrato”.