Lettera al Sig. Sindaco di Ottaviano: il problema delle aule al Liceo “A. Diaz”

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Signor Sindaco,

qualche anno fa un tale, incontrato per caso al bar, mi spiegò perché oggi un Liceo non è solo classico, ma “offre” anche altri indirizzi, scientifico, biochimico, linguistico, ecc.ecc: oggi, disse quel tale, la società non chiede soltanto docenti, avvocati, notai, ma ha bisogno di ingegneri, di medici, di tecnici esperti nell’uso delle “macchine” della comunicazione di massa. Ricordai a quel tale che negli anni in cui era solo “Classico” il Liceo di Ottaviano, per esempio, preparò alunni destinati a diventare “eccellenze” in tutti i rami dell’ingegneria, della medicina, delle scienze collegate alla fisica e alla matematica – “eccellenze” non solo locali, ma nazionali, e in alcuni casi, anche internazionali. Ricordai a quel tale che negli anni ’60 e ’70 gli alunni del nostro Liceo Classico, negli esami per il conseguimento della licenza liceale, sostenevano la prova di Fisica non con le chiacchiere alla cattedra, ma in laboratorio.

Non faccio nomi, perché l’elenco sarebbe troppo lungo: non faccio nemmeno il nome del mio compagno di classe – ci “licenziammo” nel 1966 – che fu un pioniere nell’uso delle arti connesse al “virtuale”, un pioniere così geniale da progettare e costruire il Museo Archeologico Virtuale – il MAV – di Ercolano e da collaborare con Piero Angela: se non mi credete, “cliccate” su Google “I Fori Imperiali: i “Viaggi” di Piero Angela”, e leggete. Lei, signor Sindaco, sa di chi sto parlando: e certamente condivide la proposta di intitolare a questa “eccellenza” un “luogo” di Ottaviano. E sarebbe anche giusto fare in modo che il suo nome venga dato a una sala dell’Istituto “Piero Angela” di San Gennarello.

Diceva un grande Preside, il prof. Felice Borrelli, che la storia è una disciplina fondamentale nel curriculum, e che gli alunni devono conoscere non solo la storia “alta”, quella del libro di testo, ma anche la storia “bassa”, quella del territorio: i luoghi, gli eventi, i personaggi: così si costruisce il “sentimento” della comunità. Ma riprenderemo questo discorso. Torniamo ad oggi. E oggi il Liceo “A. Diaz” mette a disposizione degli alunni vari indirizzi, e riesce a tenere in vita tre sezioni del “classico”, caso unico, forse, nel territorio vesuviano, in un momento in cui “risuona” sui “social” l’invocazione “teniamo in vita il liceo classico” e c’è chi si diverte a pubblicare pagine del “Rocci”, il mitico vocabolario di greco. Ma il “Diaz” non ha tutte le aule necessarie, e le classi sono costrette a “ruotare”: è un grave problema, che danneggia l’immagine del Liceo ottavianese, in un tempo in cui c’è concorrenza aperta tra gli Istituti: e il nostro augurio che sia sempre una concorrenza leale e corretta.

Questo problema richiede una soluzione rapida e razionale. Inoltre, non mi pare giusto che il Liceo “A. Diaz” non disponga di una sala adatta ad ospitare rappresentazioni teatrali: il “teatro” ha un ruolo fondamentale nel consentire agli alunni, ora da spettatori, ora da attori, di confrontarsi con la propria interiorità e con la propria visione del mondo. Diceva Pirandello che il teatro è confronto con sé stessi e con gli altri. E ho scelto come immagine introduttiva quella di un manifesto dell’Istituto in cui campeggia il signore con bombetta del “ Figlio dell’uomo”, il quadro di Magritte che ci esorta a cercare la realtà oggettiva nascosta sotto le forme della realtà apparente: un messaggio di intensa attualità. Signor Sindaco, aspettiamo buone nuove.