La Panda va forte, ma Stellantis ferma Pomigliano

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Dal 29 settembre lo stabilimento Giambattista Vico di Pomigliano d’Arco rallenterà ancora. Come riporta il Corriere del Mezzogiorno, Stellantis ricorrerà al contratto di solidarietà: una settimana di stop per la linea della Panda e due per Tonale e Hornet. L’azienda parla di una misura “necessaria” per adeguare la produzione alla domanda, ma dietro questa scelta si intravede il segnale di una crisi più profonda.

La Panda resta l’auto più venduta in Italia e continua a crescere in Europa, ma lo stabilimento campano non riesce più a saturare gli organici come in passato, quando si lavorava anche su tre turni. Sul fronte Alfa Romeo pesa invece il calo delle immatricolazioni in Europa e soprattutto il crollo del diesel, che ha indebolito il progetto Tonale, pensato per rilanciare il marchio.

La situazione ricade direttamente sui lavoratori. Crescenzo Auriemma (Uilm) denuncia che la cassa integrazione ha raggiunto livelli che non si vedevano dal 2010, erodendo stipendi e premi di risultato. Dalla Fiom, Mauro Cristiani e Mario Di Costanzo avvertono: “Non si possono definire investimenti le sole risorse destinate agli esodi incentivati. Servono nuove produzioni prima del 2029 per salvare Pomigliano”.

Allarme analogo dalla Fim: “I dipendenti ormai lavorano due giorni a settimana – ricordano Biagio Trapani e Aniello Guarino – la transizione ecologica non può trasformarsi in desertificazione industriale”.

Il nodo riguarda anche l’indotto: officine, logistica e aziende di componentistica rischiano di scomparire, come nel caso Trasnova, destinata a chiudere a fine anno con la perdita della commessa Stellantis.

La contraddizione resta evidente: Stellantis registra utili miliardari e sposta produzioni all’estero, mentre in Campania si moltiplicano solo ammortizzatori sociali. Il sito di Pomigliano, che produce l’auto simbolo delle vendite italiane, resta sospeso in un limbo: troppo importante per essere dismesso, ma sempre più fragile senza certezze sul futuro.