“Il Sentiero delle favole” conduce i bambini verso la conoscenza di sé stessi e degli altri

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“Il Sentiero delle favole” è una scuola primaria paritaria e un asilo nido che Anna Aprile, Rosa Buglione e Maria Aprile hanno aperto in San Gennaro Vesuviano. La sua attività si sviluppa secondo gli indirizzi più avanzati “disegnati” dalla pedagogia: per esempio fanno parte del programma un corso di inglese con insegnante madrelingua, laboratori teatrali, esercizi di disegno e la propedeutica musicale. Fondamentali sono il rapporto costante con le famiglie e la raffinata cultura dell’“accoglienza”, che le maestre realizzano con una sincera motivazione.

 

Stamattina ho accompagnato mia nipote, che ha tre anni e mezzo, in San Gennaro Vesuviano, all’asilo nido “Il Sentiero delle favole”. Ho visto che le soste imposte dal traffico la innervosivano: quando siamo arrivati davanti all’istituto, ho capito il perché: oggi i bambini, partono, con le loro maestre, per una nuova “avventura”, alla scoperta del mondo della vendemmia. Il nome della scuola e il linguaggio usato sul sito facebook indicano chiaramente quale senso le maestre diano al loro lavoro: far “viaggiare” i bambini, abituarli a mettere ordine tra le immagini della realtà: all’inizio dell’anno scolastico li hanno salutati con un “benvenuti a bordo” che è una chiara e luminosa metafora del compito che esse intendono svolgere. Nel loro programma ci sono un corso di inglese con insegnante madrelingua, laboratori teatrali e propedeutica musicale. Quando entra nel mondo dei suoni, il bambino “sente” che all’interno della sua persona si muovono gli affetti e la fantasia e incominciano a costruirsi le fondamenta del sentimento dell’amicizia. Come scrisse Marco Aime, il teatro incomincia ad insegnare ai bambini che il gioco ha una dimensione vitale e genera emozioni profonde che non si provano nella vita quotidiana. 

Capii quanto fossero efficaci le scelte fatte dalla scuola il giorno della festa dei nonni: nelle danze e nei cori dei bambini non c’era nulla di artificioso, i loro gesti e le loro voci portavano il segno della originalità, dell’affetto, della soddisfazione che essi provavano nel sentirsi osservati e ammirati, nel percepire le note di compiacimento negli sguardi e nei gesti dei genitori, dei nonni, degli estranei. E qualcosa si è mosso anche in noi nonni: mi accorsi che, cantando e danzando con i suoi amici, mia nipote agiva e reagiva con una intensità e con un’attenzione sorprendenti.

Questa sorpresa si aggiunse a quella che mi rallegrò in modo particolare quando, qualche tempo fa, vidi che mia nipote aveva preso le mie matite colorate e i miei pastelli ed era tutta concentrata a tracciare archi, cerchi e triangoli e a stendere fasce di azzurro e di rosso sui miei fogli da disegno. Ha detto la dott.ssa Adelia Lucattini che il processo del disegnare offre ai bambini l’opportunità di confrontare l’immagine mentale con il risultato finale sul foglio, facilitando così l’espressione e l’elaborazione dei loro vissuti, delle emozioni e dei sentimenti” e che “ è fondamentale la presenza di un adulto, i genitori, i nonni o un insegnante che sia attento, paziente e che interagisca amorevolmente col bambino, giocando e divertendosi insieme. La gioia e la soddisfazione del “fare insieme” restano come sicurezza personale e fonte di piacere per tutta la vita.”.

E mi costrinsi, con qualche fatica, a non pensare a un’indagine psicologica sui colori preferiti da mia nipote, perché la sua età è quella che si orienta soprattutto verso i colori forti e non consente ancora riflessioni significative. Ma da subito ha giudicato molto importante l’attenzione “scientifica” che le docenti della scuola dedicano al rapporto tra i bambini, il disegno e i colori. E infine i modi con cui vengono accolti la mattina i bambini: con il sorriso: perché “il mondo sembra più luminoso dietro un sorriso”, così è scritto sul “sito” della scuola. Il sorriso è nella luce degli ambienti, nell’eleganza del giardino, nella forma degli spazi. Quello che si accende nello sguardo e sul volto delle docenti non è un sorriso di circostanza, non è l’espressione dell’abitudine: è un sorriso sincero, è un’espressione mimica illuminata, avrebbe detto Plessner, dalla verità della ragione e dei sentimenti. Se non fosse sincero, i bambini lo “sentirebbero” e non risponderebbero invocando l’abbraccio della maestra.