I quadri di Ciro Giaquinto in mostra da “Sciusciante”

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“Sciusciante” ospiterà la mostra del pittore ottavianese dal 6 al 30 maggio. Gran parte delle opere ha per tema luoghi e scorci di Ottaviano. Le riflessioni di Carmine Cimmino sulla “visione” della realtà di cui il pittore dà testimonianza nelle sue opere e sulla coerenza della sua tecnica. “Sciusciante”, artista della gastronomia e studioso attento delle arti figurative. Correda il comunicato l’immagine del quadro “San Michele Arcangelo”.

 

 

Non poteva mancare un dipinto che raffigura la statua di “San Michele” “’o piccirillo” che è custodita nella Chiesa patronale di Ottaviano e che viene portata in processione l’ 8 maggio. E’ convinzione diffusa che la straordinaria statua di scuola viennese venne donata alla Chiesa Madre di Ottajano, che all’ Arcangelo era stata consacrata nel ‘600, da Luigi de’ Medici, fratello minore di Giuseppe III principe di Ottajano. Don Luigi l’avrebbe comprata a Vienna quando si recò nella capitale degli Asburgo per difendere al Congresso gli interessi dei Borbone e per convincere in ogni modo (veramente li convinse in un solo modo) gli esitanti Metternich e Talleyrand che i Borbone avevano il diritto di tornare sul trono di Napoli, dopo la parentesi “napoleonica” di Gioacchino Murat. Carmine Cimmino ritiene che il “San Michele” di Ciro Giaquinto sia un “lavoro” degno di grande attenzione, poiché la tecnica particolare che l’artista adotta nel coordinare i colori riesce a “rendere” con immediatezza l’idea del movimento: pare che l’Arcangelo sia sul punto di levarsi in volo e di accorrere a difesa degli Ottajanesi e di tutti coloro che si affidano alla Sua protezione. Il “realismo” di Ciro Giaquinto – dice Carmine Cimmino – riflette le tendenze della pittura che si sono sviluppate nel secondo Novecento: il così detto “geometrismo”, variante del post- cubismo, l’eliminazione del fondamento del realismo classico, e cioè il calcolato rapporto tra luci e ombre, tra toni cromatici assoluti e spazi riservati al mezzo tono, la complessa “convivenza” tra colori primari, il rosso, il verde, il blu. Non è un caso che l’artista prediliga l’uso dell’acrilico su tela a trama grossa: i colori acrilici portano “dentro” una luce particolare e la trama grossa immette impulsi dinamici all’interno della pennellata. Negli scorci di paesaggio il gioco dei colori fa sì che anche gli edifici disegnati nel fondo siano percepiti dall’osservatore come se fossero in primo piano: i muri e i tetti “vivono” e questa visione vitalistica dell’artista è anche un augurio per la città di Ottaviano. Ci fa notare Carmine Cimmino che “Sciusciante”, Maestro dell’Arte gastronomica, è un profondo intenditore delle arti figurative, a conferma dello stretto connubio che già Ateneo “vedeva” tra la gastronomia da una parte e pittura e scultura dall’altra.