Gomorra 2: sindaci contro. Anche quello di Acerra dice no alle riprese.

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Intanto Lettieri minaccia di querelare un quotidiano nazionale. Motivo: una descrizione del rione Gescal.

Il tema è di quelli davvero complessi, di quelli che scorrono sulla sottile linea rossa del confine tra libertà e censura, tra il diritto di esprimersi e la tutela dell’immagine del cittadino. Ieri infatti il sindaco di Acerra, il centrista Raffaele Lettieri (Udc-Ncd), ha detto no all’arrivo nel rione Gescal della troupe della serie televisiva “Gomorra”. E’ il secondo rifiuto di un sindaco a rendere disponibile alla produzione Sky una location adatta a fare da sfondo alle immagini della storia di clan e violenza. Il primo no a Sky c’era stato a maggio, quando il sindaco della vicina Afragola, Domenico Tuccillo (Pd), si era opposto alla riprese nel rione Salicelle, gigantesco alveare del dopo terremoto, degradato sotto ogni profilo. E ora anche il collega di Acerra, Lettieri, prende la stessa posizione. ” Nessuna richiesta di permesso o autorizzazione è mai pervenuta al comune – fa sapere Lettieri –   e qualora tali richieste dovessero essere mai avanzate, quest’amministrazione non autorizzerà alcuna ripresa: bisogna evitare  la spettacolarizzazione di questi stereotipi negativi già diffusi e malamente veicolati da qualcuno “. Il capo della giunta acerrana ha anche annunciato ” l’intenzione di agire in ogni sede opportuna per tutelare l’immagine della città e dei cittadini di Acerra descritta da alcuni, che non conoscono la realtà della città, in maniera totalmente difforme da come è ma solo come frutto di stereotipi “. Era stata la sezione locale di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale a sollevare subito la polemica. L’arrivo della troupe di Gomorra 2 era stato annunciato da un quotidiano nazionale in un articolo attraverso cui, nel descrivere il rione Gescal di Acerra, sono state usate espressioni del tipo ” qui il tritolo è di casa ” e ” qui si spaccia alla luce del sole “.  Forse il riferimento è al blitz del febbraio del 2008 che portò all’arresto di alcuni esponenti del clan Di Fiore-De Falco, qualcuno dei quali risiedeva nella Gescal. Nelle intercettazioni dell’epoca emerse il progetto di far saltare in aria gli esponenti di un clan rivale, capeggiato dai Mariniello. ” Ma da questo a dire che il tritolo da noi è di casa ce ne passa “, spiegano sostanzialmente nel loro dialetto gli abitanti del rione di via Buozzi. Abitanti in gran parte disoccupati oppure impegnati in lavori saltuari e malpagati. Quadro sociale più o meno simile nel rione Salicelle di Afragola.  “ Dico no alle riprese di Gomorra nel quartiere Salicelle – aveva spiegato il sindaco Tuccillo – perché si tratta di un quartiere difficile, attraversato già da una profonda sofferenza sociale e vittima di uno stereotipo già diffuso e veicolato dai mass media ”. In quell’occasione  la serie tv, alla sua seconda stagione, dopo aver ottenuto dalla parrocchia di San Michele Arcangelo il permesso di girare alcune scene nella chiesa dovette  abbandonare il rione. ” La spettacolarizzazione della fiction – aveva aggiunto Tuccillo – accentuerebbe inevitabilmente questo stereotipo e vanificherebbe il lavoro di riscatto in cui sono impegnati tanti cittadini, associazioni e quest’amministrazione “. C’è però anche un po’ di difesa dell’ indifendibile da parte dei sindaci del no. Perché ragionando secondo parametri puramente artistici se si fosse sempre seguito il loro ragionamento allora il neorealismo italiano non sarebbe mai esistito. Maestri del calibro di Rossellini, De Sica e Germi si sarebbero dovuti accontentare degli edulcorati set di Cinecittà per le loro opere. Che grandissime si sono poi rivelate grazie proprio alla capacità di girare nei luoghi e tra le persone della vita vera, della reale sofferenza umana. E probabilmente con sindaci come Tuccillo e Lettieri anche il filone che ha ripreso negli anni Duemila l’esempio dei nostri grandi cineasti non sarebbe mai nato. Un super film come il vero e proprio “Gomorra”, quello di Matteo Garrone, e non il suo discutibile “surrogato” Sky, non sarebbe mai stato girato e con esso non sarebbe nemmeno stata veicolata al meglio la drammatica testimonianza di vita dello scrittore Roberto Saviano, dalla cui penna è tratta l’opera del regista romano.