I cretini in giro sono in dose massiccia perchè merce preferita dagli uomini di potere. Attenzione alla differenza tra cretini e ignoranti.
Di Luigi Jovino
Si corrono prevedibili rischi a manifestare troppa intelligenza. La vita scorre più facile per i mediocri. La strada, invece, è quasi spianata per i cretini. Murphy lancia il monito di “non dialogare con i cretini”, ma questa categoria di persone è sicuramente tra le più loquaci. Si passano mesi, a volte anni o addirittura una vita a dialogare con i cretini senza che si costruisca un vantaggio obiettivo. I cretini si moltiplicano perchè rappresentano merce preferita dagli uomini di potere. In qualche modo sono incentivati. Un libro, scritto qualche anno fa addirittura ipotizzava che i cretini sono favoriti dalla selezione genetica.
Nella guerra quotidiana ed in quelle vere sono gli uomini di muscoli, cervelli e nervi ad essere i più impegnati. Non deve meravigliare, inoltre, che un cretino sappia usare correttamente i congiuntivi o sia in grado di gestire situazioni difficili come compilare un bilancio, stendere una delibera e scrivere articoli di un giornale. In patologia esiste il caso degli “idioti sapienti”, individui socialmente inutili che focalizzano l’interesse cerebrale in un unico settore del sapere. I cretini sono privilegiati perchè più portati all’obbedienza. Per svolgere questa missione, spesso, si specializzano. Nel mondo esistono cretini specializzati che per niente rinuncerebbero alla propria funzione. Chi sa di non avere tante possibilità nel bagaglio personale è più portato alla fedeltà assoluta e al rispetto di chi occupa una posizione superiore.
Gli uomini intelligenti, invece, sanno di essere liberi e ne fanno opportuna professione. A volte vengono utilizzati nei team di potere se sono ricattabili. In questo caso diventano essenziali. Ci sono intelligenti ricattabili che hanno fatto la fortuna di uomini politici, di presidenti di potenti associazioni, di scuole e di industrie pubbliche e private.
La peggiore categoria, però, è rappresentata dai cretini presuntuosi che spesso perdono il senso della reale condizione e si lanciano in assurde prospezioni intellettive. Per essere dei bravi presuntuosi occorrono: un livello superiore di intelligenza e una discreta dose di autoironia. Non basta la faccia tosta e qualsiasi altro attributo fisico. Si corre il rischio di cadere nel patetico. In questo caso cala a pennello la definizione di “scemo”.
Tra cretini ed ignoranti, invece, c’è una bella differenza. Gli ignoranti, negli anni Settanta, nelle assemblee di partito suscitavano profondi applausi appena manifestavano la propria condizione. Oggi non esistono più gli ignoranti di una volta. In un mondo frastornato di specializzazioni si trovano ignoranti in informatica, in politica, in sport e in letteratura. Sono pochi gli ignoranti totali. La società odierna non lo permette. C’è sempre qualcuno che sa compilare un sms, il numero del cellulare o che ricorda a memoria il Pin del bancomat. In una società così composita chi ha un livello superiore di intelligenza, a meno che non sia un genio, parte svantaggiato.
Troppe volte si deve arrangiare. Capita anche che un uomo molto intelligente per raggiungere uno scopo si finga un cretino. Il buonsenso popolare rappresenta questo atteggiamento nella parabola di Ulisse che “fa lo scemo per non andare in guerra”. In questo caso il comportamento umano dimostra una irrisolvibile dicotomia. Chiunque si ritenga un cretino, e ogni riferimento a persone e cose è oggettivamente voluto, leggendo questo editoriale non si dimostri offeso. In fondo c’è sempre la magra consolazione di sentirsi attuali. Il mondo va nella direzione degli imbecilli.