Via Zabatta: 7,5 chilometri di squallore

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A volte si scoprono dei luoghi che diventano emblematici per la loro unicità. Ci siamo recati a Terzigno dove i problemi non stanno tutti tra la SARI e via Campitelli ma persiste una realtà ben più grave e, si fa per dire, alquanto nascosta.

Prima di scoprire la Zabatta, il lungo asse viario che congiunge Ottaviano a Boscoreale, pensavamo che la Benedetto Cozzolino fosse la strada peggiore che avessimo mai percorso ma è evidente che al peggio non c’è mai limite.

Così, come per la via ercolanese ci si è affidati a un uomo di fede, così per nominare la strada in questione si è scelto addirittura un santo, San Leonardo Zabatta! Evidentemente già si prefiguravano le sorti inumane della stessa e che solo l’intercessione della santità avrebbe potuto salvare gli automobilisti e i passanti di quegli infausti luoghi. Ed effettivamente definire strada, Via Zabatta, è uno sforzo non solo della logica ma anche della fantasia, una strada la si percorre, la Zabatta, spesso, la si guada e quando non piove vi si naviga tra i rifiuti. Sapevate che esiste ancora chi sostiene che la crisi dei rifiuti sia finita? C’è chi sostiene che è acqua passata, bene, allora, se conoscete pure voi una di queste anime belle, vi consigliamo di portarla sulla Zabatta e sicuramente si ricrederà.

La strada, o sedicente tale, è una via provinciale e attraversa i comuni di Ottaviano, San Giuseppe, Terzigno e Boscoreale. L’asse purtroppo, nonostante la sua importanza (ruota infatti lungo il versante est del Vulcano e termina nella famigerata rotonda di Boscoreale, sede dei moti antidiscarica), risulta essere un vero colabrodo, da percorrere possibilmente in fuoristrada. Dalle viuzze a monte poi, quelle che si perdono gradualmente nella Montagna, con la pioggia, scende a valle la cosiddetta lava d’acqua, ovvero quintali di materiale piroclastico, misto ovviamente a monnezza, che rimane lì per strada e guai a toccarla! Sarà il fatto che la strada è provinciale ma né piazza Matteotti, né i comuni interessati prendono la via di ripulire via Zabatta, né dalla spazzatura, né dai detriti.

Ma fosse solo questo il problema saremmo a cavallo! Come abbiamo infatti accennato, sulla strada e soprattutto nelle vie trasversali regna il rifiuto, tutto ciò che buttiamo, sia esso normale scarto domestico, sia esso il pericoloso rifiuto industriale, finisce là ma non nella giustamente avversata e poco distante cava SARI ma lungo la Zabatta, la vera pattumiera del versante est del Cratere. Abbiamo dunque provato a capire fino a che punto si fosse sversato in quel luogo e abbiamo visitato, grazie all’aiuto di un amico di Terzigno, molto sensibile all’argomento, l’entroterra di questo paradosso stradale e ci siamo recati nelle campagne di Terzigno prospicienti la via.

Ci inoltriamo in vere e proprie discariche a cielo aperto e sin dal loro inizio, nel loro sbocco sulla strada principale, mostrano il loro promemoria di squallore. Abbiamo seguito strade secondarie come via Parisi Superiore ma anche e soprattutto ci siamo mossi in zona Cafuorchie e Mauro Vecchio, a valle della Zabatta, un luogo in potenza meraviglioso, una campagna stupenda, ricca di alberi da frutta, da quadro della scuola di Posillipo, ma nella sua tragica e sconcertante realtà, tra le amene essenze arboree e i vigneti zeppi d’uva si alternavano tante piccole discariche; in certi casi vere e proprie collinette di rifiuto, ormai talmente compattato per il fuoco e per l’annosità degli sversamenti da non far capire di che tipologia di immondizia si trattasse, una summa dello schifo nostrano.

Usciamo fuori da quei luoghi come Dante e Virgilio dal loro classico inferno, impolverati e maleodoranti di fuliggine, quella dei numerosi roghi che abbiamo trovato a monte di via Verdi. Riprendiamo la strada principale e sulla via del ritorno ci imbattiamo in un’immagine ferma nel tempo, sulla via Nuova Zabatta, un insieme di sette edifici, per un totale abitativo almeno del doppio, ci riportano indietro di un secolo, dove le persone anziane sedute sugli alti scalini che fungono da lucernario per cellai, cercano refrigerio e guardano i passanti, ti guardano come si vede passare il tempo, quello che va più velocemente del loro, quello che va scandendo i passi della vita e non quello della sporca economia.

CARRELLATA FOTOGRAFICA E CARTINE